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Tra la natura e la cultura: l’omosessualità per Alessandro Bertirotti

Redazione Controcampus 17 Maggio 2012
R. C.
29/03/2024

Per terminare il nostro brevissimo percorso all’interno delle espressioni sessuali umane, un tragitto decisamente troppo breve rispetto alla discussione teorica e sociale che il tema meriterebbe, ci concentriamo ora sulla omosessualità maschile e femminile, tra la natura e la cultura.

Ci possiamo solo permettere un breve accenno alla storia dei termini omosessualità e lesbismo, ma quanto basta per ricordare che nella sostanza si tratta della storia della loro condanna. Roberta Padovano dimostra però, nel suo Dove sorge l’arcobaleno, la presenza di “frammenti archeologici omosessuali” dall’Avesta persiano sino agli scritti di Saffo, passando per alcuni papiri dell’antico Egitto e il Simposio di Platone. In questi scritti, l’omosessualità è una variante del modo di sentire umano (Padovano R., 2002, Dove sorge l’arcobaleno, Il dito e la luna Editore, Milano).

Il termine lesbismo deriva dal nome dell’isola di Lesbo nella quale vive la poetessa Saffo, che scrive versi in cui celebra la bellezza femminile, anche se va precisato che l’educazione totale di un giovane uomo e di una giovane donna greci e liberi prevede lo studio dell’arte, della musica e della società secondo una condotta finalizzata al matrimonio, pur contemplando anche l’iniziazione all’amore omosessuale, intesa come preparatoria a quello eterosessuale.

Tra la natura e la cultura: il concetto di ruolo all’interno di una relazione omosessuale

È la cultura greca che introduce il concetto di ruolo all’interno di una relazione omosessuale, perché sino a quando l’uomo desidera assumere la parte attiva si manifesta la sua superiorità, ed è del tutto legittimo che lui abbia rapporti con maschi di rango inferiore, ragazzi oppure schiavi. Le cose si complicano se invece lui desidera assumere un ruolo passivo, associato all’inferiorità sociale della donna.

È interessante notare, per noi persone del terzo millennio, che molti atteggiamenti che continuano ad essere presenti nelle nostre culture occidentali trovano in effetti proprio in questi anni il periodo della loro fondazione sociale e mentale. Ecco perché non è facile sradicare dalla forma mentis di alcuni individui l’idea recondita che all’interno di un rapporto d’amore vi debbano essere i superiori e gli inferiori, i dominatori ed i sottomessi, i vincitori ed vinti.

A questo proposito, è bene chiarire l’idea dell’omosessualità educativa greca di cui abbiamo parlato fornendo ulteriori precisazioni. Ammesso che l’omosessualità maschile e femminile avesse la funzione di una iniziazione, tale iniziazione era vissuta dal discepolo o discepola come un personale atto di gratitudine per la scolarizzazione ricevuta. In secondo luogo, “durante questo periodo di formazione, se il ragazzo lo desiderava, la coppia maestro-allievo praticava attività sessuali (Pietrantoni L., Prati G., 2011, Gay e lesbiche. Quando si è attratti da persone dello stesso sesso, Il Mulino Editore, Bologna, pg. 21).

Nella Roma del II e III secolo d.C. la Lex Scatinia punisce i rapporti omosessuali fra persone libere, ed in tutto il Cristianesimo, a partire dal 391, quando tale religione diventa di Stato, la pratica omosessuale resta interdetta. Dal 533 l’omosessualità, intesa come peccato, viene concepita anche come una pratica contro il sistema della natura. Fino a giungere al Rinascimento, dove nella Firenze del 1400 coloro che si macchiano del vizio nefando possono essere puniti con pene che vanno dal taglio dei testicoli sino alla morte.

Il termine che utilizziamo oggi per definire l’omosessualità maschile è quello di gay, che deriva dal francese provenzale gai, con il significato di allegro, gaio, che dà gioia. Nel Settecento, il termine assume la connotazione di anticonformista, dissoluto, per divenire nell’Ottocento ulteriormente considerato spregiativo con i significati di depravato e lussurioso.

La ricerca scientifica contemporanea

La ricerca scientifica contemporanea cerca oggi di comprendere, dal punto di vista evoluzionistico, l’eventuale ruolo che l’omosessualità maschile e femminile possono svolgere all’interno della nostra specie. Ma questo tipo di indagine trae la sua origine teorico-filosofica dal profondo, a volte persino acceso, dibattito che scaturisce nella seconda metà dell’Ottocento attorno all’espressione natura-cultura. Si contrappongo gli innatisti, che attribuiscono alla dotazione genetica la determinazione di condotte specie-specifiche condivise, e gli ambientalisti, i quali credono invece che l’ambiente sia ciò che realmente ed effettivamente plasmi la persona e i propri comportamenti.

Il vivo di questa discussione, per alcuni versi ancora in atto fra gli scienziati e ricercatori, risiede nella necessità, proprio per riuscire ad avere una base comune, di verificare, come nel caso dell’omosessualità umana, se tale comportamento è presente in specie non umane, in quelle antropomorfe e dunque in natura, prima di analizzare cosa accade nella nostra. Non possiamo in questa sede affrontare la questione che si presenta decisamente interessante, se non rimandando il lettore ad un testo che sommariamente la espone, ossia Pietrantoni L., Prati G., 2011, Gay e lesbiche. Quando si è attratti da persone dello stesso sesso, Il Mulino Editore, Bologna. Ci sembra comunque importante, a proposito di questo tipo di ricerche, ricordare che il dato finale più importante è la constatazione che nel mondo animale sono molto più diffusi comportamenti bisessuali che solo omosessuali oppure eterosessuali (Pietrantoni L., Prati G., 2011:28).

Tra la natura e la cultura: la posizione assunta da Darwin

Possiamo invece, dedicarci a verificare se l’omosessualità gioca qualche ruolo significativo all’interno dell’evoluzione umana, secondo la posizione assunta da Darwin sullo sviluppo della specie. Il primo dato dal quale partire, secondo noi, è quello in base al quale la dimensione culturale della nostra specie assume un tale importante e determinante significato che non consente di comparare la nostra esistenza a quella degli altri animali.

L’attribuzione di significato culturale alla sessualità umana è talmente significativa ed inclusiva, ossia satura di senso, che non esiste nella nostra specie un comportamento che possa essere catalogato come solo naturale o solo culturale. Nel caso dell’Uomo, tutti i comportamenti sono tanto naturali quanto culturali, con quote di prevalenza che agiscono in modo diverso in base alle necessità di adattamento, proprio perché nell’adattamento risiede la dimensione vincente della nostra specie.

Partendo da questo presupposto, le visioni catastrofiche secondo cui l’omosessualità porterebbe all’estinzione della specie sono semplicemente puerili, mentre continua ad essere utile cercare di comprendere il motivo per cui anche fra gli esseri umani tale comportamento esiste e quale ruolo adattativo potrebbe giocare per l’evoluzione.

Tra la natura e la cultura: omosessualità femminile

L’omosessualità femminile non impedisce alla femmina umana di diventare genitore e dunque di avere figli, mentre nel caso di quella maschile, la scelta culturale-naturale, di condurre una vita inseguendo la possibilità di condividerla con il proprio partner sessuale veicola, il più delle volte, l’ulteriore scelta di non diventare genitore. E con questo non si vuole dire, ovviamente, che l’omosessuale non sia naturalmente in grado di diventare padre, ma si vuole solo porre in evidenza perché le ricerche scientifiche si sono concentrate sui gay e non sulle lesbiche.

Secondo Edward Miller, l’orientamento sessuale umano è influenzato da più geni, quindi non solo da una coppia di alleli, e il possesso di molti di questi alleli determina l’omosessualità, mentre il possesso di solo alcuni di questi sviluppa nel maschio atteggiamenti di maggiore tenerezza, empatia e gentilezza. Questi ultimi elementi sono particolarmente apprezzati in alcune femmine umane e permetterebbero l’assunzione di un ruolo educativo importante per lo sviluppo della prole, e dunque della specie stessa.

In sostanza, secondo i dati di Miller e pubblicati nel 1999, l’omosessualità potrebbe avere un ruolo importante come strategia evolutiva che sviluppa nel maschio atteggiamenti di cura empatica verso la prole, tipico comportamento materno.

Ma vi è una scoperta italiana decisamente importante a questo proposito, ossia quella condotta da Andrea Camperio Ciani (Ciani Camperio A. et al., Male Homosexuality: Nature or Culture, in Journal of Sexual Medicine, Vol. VII, 10, 3245-3253) secondo la teoria della selezione sessuale antagonista. Questa teoria assume che “la componente genetica che codifica per l’omosessualità maschile comporti svantaggi quando viene trasmessa agli uomini e vantaggi quando viene trasmessa ad un donna, poiché risulta maggiormente feconda” (Pietrantoni L., Prati G., 2011:41).

In sostanza, il ricercatore italiano ha dimostrato che i gay possiedono più parenti in linea materna piuttosto che il linea paterna (questo possesso è a livello di geni, ovviamente…), cosa che non accade nel caso degli eterosessuali.

Nello specifico, i gay hanno madri con un livello di fecondità un terzo maggiore rispetto alle madri di eterosessuali, per cui nella famiglie in cui è presente un gay abbiamo nonne, zie e cugine che fanno più figli rispetto a famiglie in cui non è presente un gay.

Risulterebbe dunque la presenza in natura di un “errore” per i benpensanti, e cioè che “la presenza di gay nella popolazione comporterebbe un vantaggio evoluzionistico poiché punta ad aumentare, piuttosto che a ridurre, la natalità” (Pietrantoni L., Prati G., 2011:42).

Ecco perché, al termine di questo breve ciclo di articoli sulla dimensione sessuale umana, mi giunge spontaneo invitare tutti noi ad una discussione pacata e serena sul ruolo dell’affettività, dell’amore, come elemento tanto naturale quanto culturale nella nostra specie, altrimenti tutto viene ricondotto ad un “gioco competitivo tra poteri politici” che troppo spesso non hanno a che fare con la ricerca e la sospensione dei giudizi di valore.

Giudichiamo pure, se vogliamo, e la scienza lo fa da quando è nata… ma non condanniamo, perché il “futuro è aperto”, come direbbe Karl Raimund Popper, almeno per coloro che amano.

Alessandro Bertirotti

© Riproduzione Riservata
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Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto