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Narghilè: fa più male o è meno nocivo della sigaretta? Rischi e consigli

Redazione Controcampus 24 Marzo 2013
R. C.
29/03/2024

Arriva dal vicino oriente l’ultima grande moda in fatto di fumo.

Parliamo del narghilè.

La famosa pipa d’acqua, nota anche come shisha o hookah.

Un oggetto molto comune tra le popolazioni arabe (Egitto, Turchia, India, Pakistan, Bangladesh, talune regioni della Cina ecc), associato ad un rituale fortemente evocativo e così antico che quasi si perde nella notte dei tempi. Una moda, quelle delle water pipes, esplosa in tempi piuttosto recenti, a ritmi brucianti,  e destinata fin da subito a fare tendenza anche in altre parti del mondo, a cominciare dal Vecchio Continente, dove il narghilè è approdato con le stimmate del successo assicurato, guadagnando, dagli anni Novanta ad oggi, per effetto della globalizzazione una popolarità sorprendente, soprattutto tra giovani e giovanissimi, i più sensibili alle rivoluzioni e alle contaminazioni del costume.

Si calcola che attualmente, nel mondo, almeno 100 milioni di persone fumino il narghilè una volta al giorno, in maggioranza ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni.

Lo dimostra una ricerca condotta in Canada dall’Università di Montréal e pubblicata sulla rivista “Pediatrics”, dalla quale è emerso che su 871 ragazzi compresi nella fascia d’età sopracitata ben il 25% ha fumato shisha lì, molti dei quali più volte in un mese.

Ma fumare in questo modo è meno nocivo della sigaretta? Una percezione errata? – Il boom, spiegano gli esperti, va addebitato alla percezione, diffusissima tra i giovani, secondo cui lo shisha lì costituirebbe un’alternativa più salutare e sicura alla classica sigaretta.

Narghilè è moda tra i più giovani, ma fa male? Quanto fa male? più o meno delle sigarette?

Sostanze nocive – L’acqua, in breve, filtrerebbe meglio le sostanze tossiche (monossido di carbonio e nicotina) contenute nel tabacco, riducendo nel fumatore gli effetti dannosi derivanti dalla dipendenza da nicotina (tabagismo) e con essi il rischio di malattie (cardiache e agenti cancerogeni in primis) cui normalmente è esposto chi fuma sigarette.

Insomma il fumo arriverebbe freddo in gola dopo esser stato “raffreddato” dall’acqua.

Per molti esperti si tratta, tuttavia, di un’opinione priva di fondamenti scientifici. I risultati degli studi finora condotti sull’argomento da istituti ed università, infatti, inchioderebbero senza appello questa credenza dilagante.

Un falso mito da smontare al più presto sembrerebbe, dacché le pipe d’acqua– avvertono gli specialisti – contengono nicotina, monossido di carbonio, prodotti cancerogeni e quantità di catrame e metalli pesanti superiori a quelle delle sigarette.

Effetti e rischi del narghilè, OMS spiega quali sono

  • una sessione di shisha lì (la cui durata varia solitamente dai 20 agli 80 minuti) equivale a 100 sigarette fumate in un giorno;
  • anche dopo il filtraggio d’acqua, il fumo conserva altissime quantità di sostanze tossiche, in concentrazione sensibilmente maggiore che nel fumo di sigaretta e, quindi, più che sufficiente ad indurre dipendenza;
  • i combustibili utilizzati per bruciare il tabacco (es. carbone), producono considerevoli quantità di sostanze tossiche come monossido di carbonio, metalli e altri fattori cancerogeni;
  • donne incinte e i nascituri sono i soggetti più esposti alle conseguenze del fumo attivo/passivo.
  • il fumo collettivo implica gravi rischi di trasmissione di agenti patogeni . Nella fattispecie:  epatite, herpes labiale, mononucleosi, e, persino, tubercolosi.

Ma ci sarebbe un ulteriore rischio da calcolare, un rischio di derivazione “commerciale”. Quello, cioè, legato alla composizione reale del tabacco utilizzato, la cui qualità, nella maggior parte dei casi, lascia perplessi molti degli specialisti in materia.

Il narghilè aumenta le probabilità che questi inizino a fumare sigarette

Gli adolescenti in particolare rispetto agli adulti una probabilità  8 volte superiore di provare le sigarette, se prima hanno usato il narghilè.

Non solo rischi “diretti”, ma anche indiretti. I pericoli per la salute arriverebbero anche dagli ambienti di consumo. Molto spessi “fuori regola”.

Nei bar narghilè (i tipici locali dove si raccolgono i fumatori), infatti,  si utilizzano, secondo gli accusatori,  le stesse attrezzature, per lassi di tempo più o meno prolungati, senza che i bocchini vengano sterilizzati ad ogni sessione.

Una condivisione che espone i fumatori di narghilè a virus e malattie trasmissibili per via aerea. Irritazioni polmonari ed infezioni respiratorie le patologie più frequenti.

In Italia la moda del narghilè non è ancora decollata come altrove (per quanto nelle grandi città come Milano, Napoli, Roma, Torino ecc i bar narghilè siano ormai un must del paesaggio urbano e socioculturale metropolitano), ma siccome le cattive abitudini e la disinformazione hanno un passo assai più svelto delle buone abitudini e della consapevolezza, agire di anticipo diventa vitale.

Per saperne di più allora su questo fenomeno e sulle sue implicazioni mediche e sociologiche, abbiamo chiesto il parere del Dott. Kamal Chaouachi, socio-antropologo e tabaccologo dell’Université Paris-Sud, collaboratore della rivista scientifica Tabaccologia, nonché uno dei massimi specialisti mondiali in tabagismo da narghilè.

Quali effetti comporta a livello  fisico e psicofisico il fumo da narghilè?

“È la moda del momento quella di fumare tabamel (tabacco con miele/melassa) aromatizzato in un narghilè. Ci sono altri prodotti più forti (tabacco puro, ecc), che tuttavia non sono utilizzati al di fuori dell’Africa e dell’Asia”.

“L’esperienza che procura è qualcosa a metà strada tra la sigaretta tradizionale e quella elettronica. Il fumo di shisha lì caricato con tabamel contiene sostanze chimiche dozzine di volte inferiori rispetto a quelle prodotte da una comune sigaretta. Il tabamel non viene bruciato come in una sigaretta (un grossolano errore del rapporto dell’OMS, difettoso sulla questione). È solo riscaldato.”

“Tuttavia, non genera vapore puro come nella sigaretta elettronica perché il carbone è usato e una percentuale molto ridotta del tabamel è sottoposta a reazioni pirolitiche (in misura variabile, a seconda della esperienza dell’utente). Considerato questo (e considerato che il 80% del fumo è costituito da acqua e glicerolo – ma anche che il catrame del narghilè è anche completamente diverso dal punto di vista chimico dal catrame della sigarette, in particolare a causa di questa quantità molto elevata di glicerolo), si prevede che gli effetti sulla salute saranno molto diversi da quelli causati dal fumo di sigaretta”.

“I consumatori di tabamel sono i primi a dire che è meno dannoso rispetto alle sigarette, perché (in particolare quelli che hanno già fumato sigarette) hanno sperimentato la differenza sostanziale rispetto al fumo di sigarette. Inoltre, una sigaretta può essere fumata 20 o più volte al giorno, mentre la grande maggioranza delle indagini svolte in tutto il mondo dimostrano che, in media, il fumatore svolge da 1 a 3 sedute a settimana (cioè una sessione ogni 7 giorni) .”

Richi connessi all’aspetto cancerogeno del narghilè

Molti studi condotti da organizzazioni antifumo non sono affidabili perché contengono grossolani errori metodologici, inclusa la relazione del WHO (OMS). Le prime due conclusioni dell’ultimo rapporto contengono due errori: uno di ordine bibliografico giacché ignora importanti studi di carattere biomedico ed sociologico, e il secondo di ordine antropologico e storico poiché trascura i contesti storici e culturali di riferimento. Questo significativa perdita di credibilità scientifica, nonostante il nostro avvertimento ripetuto in Tabaccologia prima del 2006, è una delle ragioni che spiegano l’uso crescente di fumare shisha lì in tutto il mondo.

Occorrono solide prove scientifiche, non esagerazioni gratuite e “cattiva coscienza” scientifica. Il fatto che i consumatori possano inalare grandi quantità di fumo rispetto a quelli delle sigarette non significa che sono maggiormente esposti a rischi. Questa è un’affermazione totalmente antiscientifica. Perché la composizione chimica del fumo per shisha lì (meno di 200 sostanze chimiche) è molto meno complessa di quella del fumo per sigaretta. (circa 5000 sostanze chimiche finora individuati). La relazione dell’OMS relazione non dovrebbe essere citata più da nessun ricercatore indipendente e coscienzioso degno di questo nome.

Come smettere di fumare sigarette e narghilè

“È molto più facile di quanto non lo sia per i fumatori di sigarette. Perché, per molte ragioni complesse (livelli di nicotina molto bassi nel sangue, tra gli altri), non vi è praticamente alcuna dipendenza (almeno per quanto riguarda il tabamel).

Gli studi confermano questo aspetto e si sente sistematicamente da fumatori che possono “smettere” ogni volta che vogliono. Per esempio, spesso si sentono dire cose del tipo: sono stato una settimana, un mese o un periodo ancora maggiore di tempo senza fumare shisha. Lì e non ho sentito alcun desiderio compulsivo di ricominciare. I fumatori di shisha lì sanno che è meno dannoso rispetto alle sigarette.

Così, dopo 15 anni di ricerca su questo tema, si può semplicemente mettere in guardia contro un uso frequente perché ciò comporterebbe seri effetti sulla funzione polmonare. Come mostrano alcuni casi di BPCO (broncopneumopatia ostruttiva)”.

© Riproduzione Riservata
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Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto