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Scuola Digitale. Pro e contro della scuola digitale 2.0 “Tablet School” Intervista a Bardi

Redazione Controcampus 29 Aprile 2013
R. C.
28/03/2024

Che la scuola digitale e la digitalizzazione di scuola ed università fosse nell’aria già da un po’ lo si sapeva, quello cui magari non tutti avevano pensato  è che sarebbe stata proprio la tanto detestata spending review a cancellare con un solo colpo di spugna anni di remore ed interminabili rimandi.

Scuola digitale, digitalizzare per risparmiare, that’s the way!

Ce ne siamo accorti una volta per tutti a partire dal 21 gennaio di quest’anno, quando le novità previste dal fu Governo Monti, nella persona del Ministro Francesco Profumo, in merito a scuola digitale e alle misure orientate al digitale sono divenute d’un tratto una piacevole, stuzzicante realtà: digitalizzazione delle procedure di iscrizione e dematerializzazione definitiva di pagelle e registri.

Quello della scuola digitale è un cambiamento che parte dal basso, chiesto a gran voce in questi anni dagli studenti dell’era 2.0, la generazione “social”, i cosiddetti “nativi digitali”. Bambini, adolescenti, ragazzi che on line sentono di esprimere se stessi meglio che offline o che addirittura percepiscono il web come l’unica dimensione possibile. Ragazzi cresciuti a pane e tecnologia, autodidatti dell’High Technologies, moderni, aggiornatissimi, come e spesso più dei loro genitori, che sembrano nati con una patente Ecdl incorporata, spesso persuasi che il mondo sia tutto digitale proprio perché immersi fino alla punta dei capelli in questa nuova temperie culturale. Ma i nativi, in realtà,“non nascono mai imparati”. Se poi si considerano lo stato di precarietà delle nostre scuole, l’edilizia scolastica da terzo mondo o quasi, i laboratori ridotti all’osso, i bilanci in rosso e i finanziamenti pretesi dalle famiglie sotto forma di “contributi volontari”, e ancora la difficoltà di aggiornare docenti e genitori e sperimentare approcci inediti, viene da sé che la strada da percorrere è ancora lunga e tortuosa.

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Come cambia allora il rapporto studente docente nell’era dellla scuola digitale 2.0? Le app per lo studio “fanno bene o fanno male” ai nostri studenti? E’ la Dott.ssa Bardi di Impara Digitale  a darci risposte coerenti alla scuola digitale. la Dott.ssa Bardi, massima personalità italiana in fatto di e-learnig, scuola digitale e digitalizzazione della didattica. Un’autorità in materia, nonché un’eccellenza Italiana nel mondo. Insegnante di italiano e latino al liceo Lussana di Bergamo, artefice prima dell’adozione degli iPad in classe, fondatrice e Vice Presidente del Centro Studi ImparaDigitale ma soprattutto pioniera di un metodo didattico assolutamente inedito, destinato a fare scuola in tutto lo Stivale: la Tablet-School.

Dott.ssa Bardi. Cosa si intende in breve per sistema scolastico 2.0 e per scuola digitale?

“La scuola digitale e il sistema scolastico 2.0. è un sistema scolastico rivisto nel metodo d’insegnamento, che utilizza le tecnologie in maniera equilibrata, che si basa su competenze mixate a metà tra il tradizionale e il moderno, e che vede nelle nuove tecnologie semplicemente uno strumento didattico imprescindibile, calibrando le modalità di fare didattica su esigenze nuove: laboratori età, partecipazione, condivisione, interattività, co-creazione in rete.

Di cosa si occupa e cos’è una Tablet School? Quali sono i pro e i contro di una scuola digitale?

Tablet School

Tablet School

“Io personalmente mi occupo di Tab-learning. La mia è cioè una Tablet School, la prima in Italia. Io e i miei ragazzi, cioè, lavoriamo con i tablet nella didattica giornaliera, ad es. collaboriamo alla creazione di ebook, i ragazzi si dividono in gruppi, lavorano con gli strumenti digitali in team, come si faceva nelle botteghe artigianali medioevali, ma in generale faccio formazione e siamo attenti ad ogni novità tecnologica che ci propone l’attualità.

Tecnologie mobili, cioè dinamiche, agili che possono aiutare gli insegnanti e i ragazzi, attraverso una didattica più flessibile e sensibile, a sintonizzarsi meglio, a comunicare secondo modalità che sono diventate quelle della vita di tutti i gironi (ipad, tablet ecc). Ricordo che sono stata la prima a portare l’Ipad in una scuola Italiana, nel 2010, ancora prima che arrivasse sui mercati in Italia. In America era uscito in maggio-giugno, io invece l’ho avuto a luglio. I miei colleghi solo più tardi.  In Italia c’è un grave problema di aggiornamento del corpo docente.

I nostri ragazzi sono assai più intuitivi, creativi, curiosi di noi adulti. Usano le tecnologie con una competenza disarmante, sono bravissimi. 

Mi dica, come fa un professore ad accompagnare il ragazzo verso un uso consapevole dello strumento se prima non scende dalla cattedra e prova a confrontarsi orizzontalmente con loro, servendosi dei linguaggi e strumenti che ci impongono di rinnovarci come docenti? Se non capiamo che per educare bisogna saper leggere le novità, noi questi ragazzi li perdiamo, mi creda. Non importa che un professore sappia usare 1, 2, 3 applicazioni e il ragazzo 100. L’importante è riuscire a cogliere l’opportunità offertaci dalle tecnologie di modificare, adattare la didattica, ritagliare uno spazio di interazione nuovo, rinnovato, senza ovviamente perdere di vista gli obiettivi fondamentali ma senza nemmeno perdere l’attenzione per la tecnologia e farci sopraffare da questa ansia di essere tecnologici a tutti i costi. Dobbiamo ecco aiutare il ragazzo a diventare protagonista di questa era, a sviluppare e creare un proprio metodo di apprendimento, un metodo personalizzato, congeniale, alternativo a quello che si impara sul banco tradizionale che va scoparendo. Un metodo che li aiuta a selezionare con coscienza i materiali, a distinguere l’utile dal meno utile o dall’inutile, a differenziare e a riconoscere i pericoli della rete che sono tanti. Migliore o peggiore, lo lasciamo decidere ai ragazzi.I miei ragazzi fanno come vogliono, chi vuole porta il tablet, ma non siamo certo contro la carta e la penna. I libri sono digitali, i cartecei non li ho adottati perché non consentono una giusta trasversalità. Sono molto limitanti, però non li metto da parte perché ci mancherebbe altro.

Nella scuola digitale passato e presente possono e devono convivere.

Il digitale non deve cancellare il tradizionale, ma integrarlo, assimilarlo per migliorarlo. I contenuti devono rimanere quelli tradizionali, cambiano solo le modalità di acquisizione di queste conoscenze. saper leggere, saper scrivere e saper far di conto…queste rimangono la priorità assoluta. A noi interessa solo che il metodo sia in linea con quello che è nelle sue corde, nelle sue capacità anche perché essere in rete significa responsabilità, lavorare in sinergia con gli altri, su molte fonti diverse, anche contemporaneamente, condividere metodi e saperi e strutturare la propria mente in maniera critica e versatile.

Poi chiaramente è compito del ragazzo rielaborare ciò che impara attraverso la rete e gli strumenti informatici, su questo non ci piove.

Noi insegnanti dobbiamo solo mostrare loro la necessità che diventino cittadini di un mondo, quello digitale, che non è anarchia totale, come si tende a pensare, ma un mondo che ha le sue regole. Ed è appunto il rispetto di queste regole il messaggio che la scuola, l’università, l’istruzione tutta deve far passare: la tecnologia a servizio della scuola, non il contrario.  I nativi digitali sono bravi, svelti, competenti…ma non nascono imparati. Bisogna accompagnare questa predisposizione armonicamente, senza traumi, orientandola nella direzione più utile per gli studenti.

Per la scuola digitale occorre la banda larga

Per la scuola digitale occorre la banda larga

Poi abbiamo un grave problema di ordine infrastrutturale se vogliamo: il grande ostacolo alla scuola digitale italiana è l’insufficienza della banda larga.

Certo ci sono dei costi altissimi di cui io per prima sono consapevole. Ma bisogna essere lungimiranti e pensare by steps,sicuri che gli investimenti menti e i sacrifici che facciamo oggi ci ripagheranno un domani non una ma dieci, cento mille volte. Conosco bene i problemi della scuola italiana. Servizi prima carenti, mancano aule, banchi, sedie, carta per le fotocopie e persino la carta igienica,Però come dico sempre a chi me lo chiede: la carta igienica e i fogli bianchi uno può portarseli dietro anche da casa estrema ratio, ma la banda larga no. Cominciamo ad implementare  quella e non ci pentiremo! Noi con la nostra rete, Impara Digitale, abbiamo un po’ fatto scuola. Oggi raccogliamo 25 scuole, però dopo Generazione Web, un bando che ha portato alle scuole della Lombardia 12 milioni di euro e che ha convinto l’Ufficio Scolastico Regionale a chiamarci per fare formazione alle 350 scuole della Regione…per dire. Le risorse ci sono. Io ho convegni in tutta Italia, perché c’è un bisogno enorme da parte dei professori di capire cosa devono fare per dotarsi di metodi di insegnamenti sempre più all’avanguardia e poter condividere ed orientare attivamente l’interesse tecnologico dei loro ragazzi.

Spesso si dice che la scuola non ha i soldi per andare avanti, mancano i laboratori, i soldi per la carta igienica ecc ed è innegabile questo, ma non si può risparmiare sul futuro dei ragazzi. La scuola digitale non è un capriccio, una moda ma una necessità che i tempi ci impongono. Poche scuse, bisogna lavorare in questa direzione. Altrimenti perdiamo i nostri ragazzi, perché questa è la strada che ci indica l’attualità. Non si può fare una didattica tradizionale quando il mondo gira nel verso opposto. Non è solo una questione di risorse.”

Ritiene che le app per lo studio possano rappresentare una supporto didattico valido o, al contrario, un fattore disincentivante per il ragazzo, sempre più tecnologizzato ma spesso inconsapevole circa il giusto utilizzo degli strumenti informatici? E i social network?

“Le applicazioni sono ormai il pane quotidiano dei nostri ragazzi, non si può chiudere gli occhi e bollare tutto come superficiale, inutile….Dipende tutto dall’uso che facciamo delle tecnologie. Che ben vengano le app per lo studio se sono pensate per fini didattici e non per altre cose. Il ragazzo ha bisogno di strumenti che siano tarati sulle proprie esigenze e che egli stesso possa “personalizzare” per sviluppare al meglio metodi ed abitudini cognitive sempre più vantaggiose. Io parlo sempre di tecnologie per la didattica e non di tecnologie nella didattica.  L’introduzione non deve essere forzata, ma coscienziosa, ragionata. Noi di Impara Digitale abbiamo stilato una classifica di app per lo studio consigliabili e di provata utilità, Mi vengono in mente Dropbox, Wikipanion, Notability,  iStudente,Itunes U ed iUni per gli universitari…tutte applicazioni utilissime.

Sono invece contraria all’impiego dei social network nella didattica, opinione personale.

Non li preferisco, non riesco a trovare una collocazione all’interno della didattica. Bisogna imparare a distinguere che ci sono prodotti e strumenti pensati per lo studio e altri che vanno ben per altro, tempo libero, attività ludiche ecc sono anche essi una realtà importante nella vita dei ragazzi, ma non necessariamente bisogna sforzarsi di trovare ai social un’utilità didattica. Io non sono d’accordo, poi ognuno fa come gli pare.

Le applicazioni, se possono aiutare la didattica, integrandola e non scavalcandola, sono ben accette. Rispondono a bisogni che possono agevolare di molto sia l’insegnamento che l’apprendimento. Devo aggiungere altro? (ride)”

C’è qualche differenza nel rapporto/consumo di tecnologie e applicazioni per lo studio tra studenti? Ad esempio tra ragazzi delle medie, delle superiori, universitari?

“Sicuramente più si va avanti, più i nostri nativi sviluppano una capacità tecnologica quasi istintiva. Forse i ragazzi più grandi, più vecchi di qualche generazione, penso agli universitari di oggi, forse sentono la nostalgia della carta e della penna più degli altri…sono legati per dire ad una visione romantica della scuola, che vedono scomparire, Ma dire che si stava meglio prima è un po’ la prerogativa di tutte le generazioni più anziane. Mi fa male, ad esempio, trovare l’Italia fanalino di coda in molte classifiche…ma i nostri ragazzi sono tra i più bravi d’Europa. Nei convegni che organizzo per spiegare a scuole, università ecc il metodo Tablet School di solito faccio intervenire via streaming o direttamente dal palco ragazzi giovanissimi, 14-15 anni abilissimi, informatissimi spesso più degli adulti. Non le dico le domande che fanno..la puntualità, la competenza, la complessità. Dobbiamo convincerci ad investire, ma non investire tanto per. Dotare la scuola di strumenti tecnologici adeguati non significa dire “ecco le tecnologie e fai quello che vuoi”, è come guidare la macchina senza patente. Prima o poi sbatti. Più prima che poi. La vocazione tecnologica nei nostri ragazzi c’è ed è un punto di partenza fondamentale. Per questo la scuola non deve rimanere indietro. Bisogna essere obiettivi: la tecnologia è un impegno, una realtà con la quale facciamo i conti ogni giorno. Mi dica lei oggi se c’è ancora in Italia un ragazzino, anche piccolissimo, che non ha dietro un ipad, iphone, tablet ecc. Quello che serve è aiutare i ragazzi a capire che in quel tablet, in quell’ipad ci sono delle opportunità, delle possibilità. Una miniera di cose belle che impari a comprendere solo quando la scuola ti educa a guardare oltre la banalità di certi usi”.

© Riproduzione Riservata
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Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. Nasce Controcampus.it, primo portale di informazione universitaria e il trend degli accessi è in costante crescita, sia in assoluto che rispetto alla concorrenza (fonti Google Analytics). I numeri sono importanti e Controcampus si conquista spazi importanti su importanti organi d’informazione: dal Corriere ad altri mass media nazionale e locali, dalla Crui alla quasi totalità degli uffici stampa universitari, con i quali si crea un ottimo rapporto di partnership. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto