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Advertising e Pubblicità: ecco come lavorare nel settore pubblicità

Redazione Controcampus 3 Gennaio 2014
R. C.
29/03/2024

Continua il "viaggio" nel mondo della pubblicità con Vicky Gitto, Executive Vice President - Group Executive Creative Director Y&R Brands.

Dopo esserci addentrati nel mondo dell’advertising e pubblicità con Vicky Gitto, esplorando il mondo della formazione, della creatività e delle barriere visibili o invisibili per diventare creative e art director, oggi l’art director dell’anno, Vicky Gitto racconta a Controcampus i segreti del settore della pubblicità tutto da réclame!

Oggi il mondo dell’advertising e della pubblicità come tutti gli ambiti produttivi di beni e servizi, sta subendo un graduale processo di impoverimento.

Gli investimenti anche dei grandi brand si sono ridotti e le agenzie iniziano a “perdere colpi”. Si pensi a ciò che sta accadendo a una grande agenzia, la McCann, che oggi è costretta a tagliare il 30% dei dipendenti e questo è segno che la crisi è arrivata chiaramente anche nel mondo creativo…

Vicky Gitto

Vicky Gitto

“Quello è un enorme problema col quale ci confrontiamo tutti i giorni sul mercato. L’offerta a qualsiasi costo di qualsiasi servizio ha decrementato la professionalità di questo lavoro. Da consulenza offerta di un certo livello, finisci per diventare una mera commodity.

Fornisci servizi a chi non riconosce la qualità. Quindi nel tuo portfolio o hai grandi brand che sono in grado di distinguere e percepire la qualità della tua consulenza oppure finiamo per essere tutti uguali. Questo ha fatto si che i budget delle agenzie fossero sempre più bassi.

Per cui il modello di business delle agenzie non ha più retto. O sei forte sul New business e nel riuscire a mantenere nel tempo i clienti con cui ha costruito dei percorsi di successo, o crolli come un castello di carta. Il problema di molte agenzie è che per anni hanno potuto contare su importanti budget internazionali e non hanno sviluppato una cultura aggressiva sul territorio. Se il mercato si comprime e non si è pronti ad aggredire il mercato con delle proposte più veloci, più dinamiche per creare opportunità di New business, purtroppo perdi delle basi solide da cui ricostruirti.”

“Occorre imparare a lavorare di più sui target” hai dichiarato a Cannes quest’anno parlando dei film in gara. Il mondo dell’advertising è il primo per eccellenza a declinarsi necessariamente a ciascun target, ma, forse talvolta dimentica chi target non è. Cosa pensa Vicky Gitto a tal riguardo, non credi che spesso ai non target possano giungere messaggi distorti?

Creative Director e Pubblicità

Creative Director e Pubblicità

“Negli ultimi anni l’infinita impoverizzazione di occasioni media, digitali e non che hanno i grandi marchi fa si che la targettizzazione del pubblico in ascolto sia infinitamente precisa più di una volta. Quindi oggi attraverso canali tematici, social network, si va a mirare direttamente al target di riferimento. Questo ovviamente non lo ha inventato ne la pubblicità ne la comunicazione in generale. É in realtà un’esigenza che si é allineata a quelle che sono le nuove opportunità per le marche. Una volta prendevi semplicemente dei macro target, come per esempio la famiglia e ti collocavi con uno spot delle 20 in tv. Oggi ancora riesci a prendere la famiglia come target ma sei in grado di geolocalizzarla, conosci i suoi gusti, i suoi consumi. È un’esigenza legata alla fruizione del mondo media del pubblico. Oggi viene quasi imposto. Da un lato perché c’è stata la riduzione dei budget delle aziende e che ovviamente viene ottimizzato nella maniera più dettagliata specifica. Gli approcci sono sempre più direct. Si parla ormai al target al millimetro. Oggi uno smartphone é un media su cui puoi veicolare centinaia di informazioni per esempio. Il resto non viene trascurato. Proprio perché hai una serie di parametri per essere molto più preciso rispetto a ciò che comunichi e le persone verso cui veicoli l’informazione. Così come anche la pianificazione può essere molto più attenta.”

Negli ultimi anni c’è anche la tendenza a trasferire tra le righe nel mondo pubblicitario contenuti erotici o comunque una certa sensualità nel messaggio spesso a doppio senso, spesso a mio parere, forzata, non credi?

“Quella è stata una tendenza soprattutto degli anni ’90. Quegli anni hanno avuto una componente di seduzione molto forte. La pubblicità si serve di leve che possano comunque funzionare. In quest’ottica la sensualità è comunque una risposta a ciò. Ovviamente la volgarità e la pornografia sono tutt’altro. Purtroppo il confine è molto labile. Si fa presto partendo da un’idea di sensualità a scadere nella volgarità.”

Si pensi agli spot dei profumi di D&G o per esempio lo spot della Pai con Rocco Siffredi

Pubblictà Pai

Pubblictà Pai

“Si. Ma c’è anche da dire che in Italia manca una grossa componente di ironia. Contenuti del genere, come il caso dello spot di Siffredi, sono caratterizzati da una grossa componente di ironia. Però non siamo chiaramente un paese che sa ridere molto. Perciò alla fine le cose finiscono poi per diventare volgari. Basterebbe un po’ di autoironia per riuscire a veicolare questo genere di messaggi pubblicitari senza grossi problemi e serenamente. Oggi o si scade direttamente nel trash e nella volgarità o la sensualità si relega al mondo del lusso e delle ambizioni di lusso. Sono comunque leve che sussistono, ma oggi credo siano un po’ più blande come presenze. Oggi s’intende molto nel mondo della comunicazione alla concretezza del messaggio, a leve di marketing attraverso cui il prodotto acquisisca rilevanza nella mente e negli acquisti del consumatore. Si è molto più concreti. Gli anni ’90 e il 2000 hanno vissuto un periodo di aspirazionalità per l’utente. Questa bolla negli anni si è sgonfiata e ha condotto alla concretezza. I messaggi funzionano quando diventano rilevanti per il target per cui vengono posti in essere. Ovviamente il discorso può sempre essere valido per le marche del lusso. Oggi si parla di familiarità, di emozioni, di ritorno a casa, gioire delle cose semplici. Prima era tutto aspirazionalità e mondi quasi irraggiungibili a cui tu dovevi tendere”

Vicky Gitto é pluri premiato nel settore pubblicità e al suo nome si abbinano sempre importanti riconoscimenti e onori. Come per esempio, per citarne uno, il premio Best Holistic Agency creative dell’anno 2013. Ogni volta la stessa emozione o ci si abitua nel tempo? Qual è il segreto di tutti questi premi e meriti per Vicky Gitto?

“I premi, quando sei giovane professionalmente e anagraficamente sono energia pura, adrenalina. Sono conferme. L’essere sempre sul filo del premio, nel nostro lavoro significa che tu sei sempre nel posto giusto al momento giusto e con l’approccio giusto. A scadere ci vuole poco. I premi in giovane età sono cibo per il tuo ego. Poi sono solo conferme che stai lavorando nella direzione giusta. I premi che citi sono diversi. Alcuni sono premi di puro valore creativo, altri hanno una rilevanza diversa. Ed è il caso dei riconoscimenti NC Digital Awards che hanno una componente diversa. Sono premi riconosciuti dal mercato e dai clienti alla agenzie e ai loro progetti. In mercato così difficile, essere decretata come agenzia dell’anno per dei progetti specifici e perché hai i migliori clienti… è praticamente il mercato che ti sta rinascendo quella posizione. Valgono sicuramente molto di più. Il problema di questi ultimi tempi è che la creatività si é chiusa un po’ in se stessa e si finisce per premiarsi quasi reciprocamente senza una vera rilevanza sul mercato vero. Questi premi così finiscono per perdere di importanza.”

Punto su di te”: una meravigliosa campagna per pubblicità progresso per sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne partendo dalla negazione del problema stesso. Una pubblicità al femminile che vuole parlare alle donne, ma per certi versi intende arrivare anche ad “avvertire” gli uomini. Quanto c’è necessità di uno specifico target creativo per parlare ad un target obiettivo: in sintesi, per Vicky Gitto, fare pubblicità per donne, come in questo caso, richiede necessariamente che sia anche una donna tra le menti?

Creative Director e Pubblicità

Creative Director e Pubblicità

“Nel team c’erano anche delle donne ma il lavoro è stato svolto in maniera molto professionale. Sicuramente c’è stato bisogno di sentire più pareri e confrontarsi sul tema per cogliere i diversi punti diversi. Si è trattato di un progetto molto trasversale con un team misto. Ma ovvio che su certi temi, come i bambini, la sensibilità di una donna o di una mamma sono necessari. Inquadrato il problema sull’idea ci puoi lavorare indipendentemente dal sesso o dalla formazione. Quello che è stato fatto é scomporre il problema pezzo per pezzo e trovare delle soluzioni molto incisive rispetto ad esso. Il punto di vista di una donna é stato sicuramente importante, ma anche non determinante. L’obiettivo era avvicinare le persone alla consapevolezza che la discriminazione esiste ed é molto più vicina di quanto si possa immaginare.”

A proposito della possibilità di un ritorno degli spot e pubblicità lunghi stile Carosello tu hai sostenuto che il branded content è una tendenza internazionale da seguire per le agenzie. Eppure il mondo del web, dei social ci stanno abituando alla velocità, al dinamismo, alla fruizione di contenuti pick e fast. Perché mai questo passaggio indietro? Gli utenti sono davvero pronti a fare una pseudo regressione e a trasformare i trenta in puro entertainment?

“La pubblicità in questo momento é puro entertainment, in tv e soprattuto sulle piattaforme digitali. Da film a brandend content o ancora programmi come master chef che comunque pubblicizzano dei prodotti e si orientano verso determinati target. Forme di comunicazione diverse, più nuove. Spesso ci sono programmi o serie che vengono costruite totalmente intorno a marchi, anche se talvolta non si percepisce.”

In tempi non sospetti hai parlato dell’Italia come un Paese con massa critica rispetto ai contest internazionali. Questa stessa criticità, per Vicky Gitto, esiste per davvero oggi?

La pubblicità per Vicky Gitto

La pubblicità per Vicky Gitto

“In passato non è stato fatto un grande lavoro di squadra. In Italia siamo tutti “one bad man”. Ma è così storicamente, quasi scritto nel DNA dell’italiano che non è un grande giocatore di squadra. In prevalenza siamo tutti single player. Internazionalmente questo atteggiamento ci ha molto penalizzati in modo molto forte. Perché quando ti trovi in contest internazionali con grossi giochi di interessi tra varie aree geografiche… L’Italia é sempre rimasta fuori. Accadeva che l’italiano facente parte della giuria pensasse ai contest più come un’occasione per farsi una settimana di vacanza. In queste occasioni è mancato un vero ruolo di massa critica.

Dopo decenni di questi atteggiamenti un po’ funky in cui l’Italia non ha mai avuto un reale peso in questi contest, già da qualche anno questo lavoro viene svolto in maniera più armonico. Come per esempio a Cannes quest’anno noi come paese abbiamo avuto un peso notevole rispetto al passato. Perché c’è stato un grande lavoro di squadra e di sharing di informazioni. Tutte le agenzie hanno hanno avuto la loro visibilità e questo è il risultato di un vero lavoro sinergico e non atomistico come accadeva in passato ai contest.”

Viralità o qualità dei contenuti, soprattutto video?

“All’inizio magari la qualità video che il web raccoglieva lasciava un po’ a desiderare, oggi invece c’è molta attenzione a curare questo aspetto. Puoi vedere dei veri film fatti tecnicamente e contenutisticamente in maniera perfetta. Il bisogno di entertainment intorno alla marca ha portato a perfezionare anche gli aspetti esecutivi.

Prima con contenuti semplici e non molto curati potevi raggiungere un risultato, oggi devi necessariamente fare digital PR. Se non hai un forte supporto di digital PR rischi di finire in un marasma di comunicazioni che non consentono al tuo messaggio di venir fuori. Fondamentale la qualità dei materiali che delivery. Se sei una marca la differenza la puoi fare solo con le digital PR. Devi avere un piano strategicamente ferrato per raggiungere milioni di views e presenza digitale. Non serve avere una buona idea.”

E’ idea condivisa dall’opinione media che le pubblicità nel bene o nel male abbiano sempre l’insidia dell’ingannevolezza. E’ solo una vestigia del passato a tuo parere?

Creative Director e pubblicità

Creative Director e pubblicità

“Questo fa parte della diffidenza legata alla nostra cultura. Siamo stati storicamente fregati da tutti nella storia, dai partiti, nella politica… l’italiano è arrivato al punto di non fidarsi di nessuno. Questa diffidenza ovviamente te la porti dietro in tutti i settori. Siamo tutt’altro che un popolo di gioisi!
C’è anche da dire che anche in passato la pubblicità ha veicolato anche dei mondi che si sono rivelati illusori. Anche se la gente oggi è molto più disillusa. Ma credo che questo faccia parte un po’ del nostro modo di essere, il nostro inguaribile modo di porci con diffidenza. Oggi i messaggi sono molto più concreti, razionali, più riscontrabili.

Oggi dire una bufala equivale a rischiare la rovina rispetto a prima quando tutto passava per buono. Oggi c’è più possibilità di avere informazioni migliori e più vicine alla realtà”

Cosa bolle in pentola del super art director di Y&R? Quale la prossima sfida di Vicky Gitto?

“Non lo so. Ma sento che c’è qualcosa. Nella vita quello che mi ha fatto fare le scelte più importanti é stato sempre l’intuito. Quando stava per arrivare un cambiamento, sentivo che stavo per farlo. L’unica cosa che devi sempre fare è avere sempre le antenne tese e una sensazione costante di tutto ciò che ti sta intorno. Oggi come oggi non ti so dire di preciso che cosa mi aspetta domani o cosa farò. Però sono sicuro che quando mi avvicinerò ad un cambiamento, sarò pronto a sentirlo e a farlo. Quella sensibilità ad oggi non mi ha fatto fare grandi errori. Sento dunque che c’è qualcosa ma ancora non ho idea di cosa si tratti. L’importante è conoscersi molto bene e avere la netta sensazione che è arrivata la cosa giusta nel momento giusto. Quello è fondamentale. La cosa più grave in questo ruolo é fare la cosa sbagliata nel momento sbagliato. Ci sono persone che lo hanno fatto e per recuperare i danni ci hanno impegnato un’altra vita. Oggi non te lo so dire. Però qualcosa che bolle in pentola c’è. Ci sono tante cose che mi affascinano e mi piacciono. Eppoi il cambiamento mi rigenera per cui mettermi periodicamente in discussione nella mia vita ha avuto un peso notevole. Perché i cambiamenti sono traumatici e impegnativi da un punto di vista dell’impegno e delle energie che occorrono. Dall’altro sono nuova linfa e mi hanno regalato nuove emozioni, nuovi passi, nuove energie. Oggi come oggi sto facendo un lavoro di costruzione nella realtà in chi lavoro ma in futuro non lo so. Qualche altro cambiamento ci potrebbe essere. Sento di non aver finito. Sento dover dare ancora di più alla vita. Vivere nuove esperienze. C’è un capitolo nella mia vita che ancora va scritto.”

© Riproduzione Riservata
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Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. Nasce Controcampus.it, primo portale di informazione universitaria e il trend degli accessi è in costante crescita, sia in assoluto che rispetto alla concorrenza (fonti Google Analytics). I numeri sono importanti e Controcampus si conquista spazi importanti su importanti organi d’informazione: dal Corriere ad altri mass media nazionale e locali, dalla Crui alla quasi totalità degli uffici stampa universitari, con i quali si crea un ottimo rapporto di partnership. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto