L’iniziativa e’ organizzata dai Prof. Pier Giovanni Baraldi, Andrea Bovero e
Anna Bianchi del Centro di Cosmetologia dell’Università di Ferrara, in
collaborazione con il Comitato Internazionale di Estetica e di Cosmetologia
(CIDESCO) Sezione Italia e l’associazione “Ferrara Capitale della Bellezza”.
Nell’occasione, il Centro di Cosmetologia dell’Università di Ferrara
presenterà le iniziative di formazione internazionale recentemente attivate,
in particolare il Master in Chimica degli Aromi attivato con l’Egitto, il
Master in Estetica e Cosmetologia in fase di attivazione con la Cina, oltre
a nuove proposte formative in fase di valutazione con la Svizzera e con
l’Arabia Saudita.
Verrà inoltre presentato un altro importante progetto che il Dipartimento
delle Risorse naturali e culturali dell’Università di Ferrara sta
sviluppando in ECUADOR: si tratta di un progetto di promozione
dell’autosviluppo di alcune comunità andine attraverso azioni di formazione
e assistenza tecnica per un uso conservativo e produttivo della
biodiversità. Si tratta di individuare soluzioni alternative che permettano
di coniugare la conservazione della biodiversità e le conoscenze
tradizionali delle popolazioni autoctone con un loro sviluppo
ecocompatibile, offrendo strumenti formativi ed assistenza tecnica. In
particolare il progetto si sviluppa su due direttive principali, e si
concentra sullo studio, la trasformazione e la commercializzazione di piante
aromatiche di potenziale interesse nell’ambito cosmetico e nell’ambito
alimentare.
Infine, come per tradizione, verrà consegnato il premio “I. Bonadeo” alla
miglior tesi del Master in Scienza e Tecnologia Cosmetiche dell’Università
di Ferrara.
Uno dei frutti della globalizzazione, e forse anche il più interessante, è
probabilmente il MELTIN POT, ossia il modo in cui le società tendono a
svilupparsi in modo omogeneo, secondo un processo di assimilazione culturale
in cui le diverse culture e religioni si associano in modo tale da perdere
le loro identità separate, fornendo un prodotto finale di consistenza e
sapore uniformi, diverso da quello originale. Questa contaminazione
culturale, detta anche “fusion”, ha toccato un po’ tutti i campi: da anni
ormai si parla di cucina etnica, moda etnica, musica etnica, architettura
etnica, e il mondo cosmetico non è rimasto indifferente a questa tendenza,
tanto che una delle nuove frontiere della cosmesi sembra proprio essere
l’ETNO-COSMESI, intesa da un lato come utilizzo di sostanze funzionali
(derivati vegetali…) o di prodotti caratteristici di paesi diversi,
dall’altro come ricerca scientifica finalizzata allo sviluppo di nuovi
prodotti dedicati a tipi di pelli diverse dalla nostra, che tengano conto
della cosiddetta “biodiversità cutanea” e siano in grado di soddisfare le
richieste di un mercato sempre più pressante.
La distribuzione del colore della pelle nel mondo è visualizzabile con una
mappa che mette in relazione il colore stesso con le varie latitudini,
indice di adattamento della pelle umana alla penetrazione dei raggi
ultravioletti nell’epidermide. In realtà la diffusione nel mondo delle
differenti razze umane, conseguenza di eventi storici e politici, ha
travalicato questi confini e ha generato nuovi fenomeni di mercato. Basta
pensare alla fortissima presenza di Ispanici e Afro-Americani nel
continente americano, potenziali consumatori da bilioni di dollari, o ancora
alla crescita dei mercati asiatici, molto maturi ed esigenti nella ricerca
di prodotti adatti alle loro carnagioni.
Tutto questo ha aperto nuove porte all’industria del make-up che deve
rispondere con prodotti molto specifici a queste nuove necessità di colore.
Le formulazioni cosmetiche per il consumatore “intorno al mondo” devono
fondamentalmente tenere conto delle proprietà ottiche della pelle, agendo
sulla luce di interferenza, dando uniformità e naturalità al riflesso
luminoso, correggendo il colore in tutti i casi di disomogeneità e
discromia. Sarà inoltre necessario tenere conto delle tipologie di pelle, da
quella mista oleosa a quella secca, che sono ben connotate alle varie
colorazioni. Infine la scelta dei colori è necessariamente calibrata sulle
tradizioni estetiche e culturali dei consumatori di riferimento.
All’evento parteciperanno alcuni tra i più illustri rappresentanti del
panorama cosmetico nazionale ed internazionale, oltre ad alcune importanti
aziende (tra cui l’azienda brasiliana Beraca) impegnate nella produzione di
principi funzionali derivati da specie botaniche caratteristiche della
foresta amazzonica e destinati all’impiego nell’industria cosmetica,
farmaceutica e dei profumi.
Tali aziende producono e commercializzano i propri prodotti svolgendo
un’attività unica e speciale, grazie alla collaborazione con le numerose
comunità locali della foresta brasiliana che vengono costantemente istruite
e finanziate per assicurare la raccolta continua delle materie prime di
base ( semi, fiori, resine, ecc…) necessarie per la produzione delle proprie
specialità finali. Grazie ad approfondite ricerche e all’addestramento
delle persone locali addette alla raccolta, il lavoro sostenibile di queste
aziende concorre ad evitare la distruzione di una svariata serie di risorse
naturali disponibili in una parte fondamentale del nostro pianeta. Il
risultato di una corretta attività di raccolta rappresenta un fatto sociale
molto importante, in quanto mira a determinare un incremento del livello di
reddito delle famiglie coinvolte in tale progetto e a diminuire il livello
di povertà di oltre duemila famiglie che per sopravvivere si dedicavano
precedentemente a lavori di abbattimento delle piante nella foresta
amazzonica.
Questi argomenti rientrano nel tema del “commercio equo e solidale” (Fair
Trade): un approccio alternativo al commercio convenzionale, nel quale
l’obiettivo primario non è la massimizzazione del profitto, bensì la
promozione della giustizia sociale ed economica, dello sviluppo sostenibile,
del rispetto per l’ambiente e le persone. Si tratta di una forma di
commercio internazionale nella quale si cerca di garantire ai produttori ed
ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico e
sociale equo e rispettoso, e si contrappone alle pratiche di commercio
basate sullo sfruttamento che spesso si osserva nelle aziende
multinazionali. Il commercio equo-solidale interviene creando dei canali
commerciali alternativi a quelli dominanti, al fine di offrire degli sbocchi
commerciali a prezzi minimi a coloro che producono in condizioni ritenute
più sostenibili.
I prodotti tipici del commercio equo sono caffè, tè, zucchero, cacao, miele,
orzo, frutta secca, infusi, spezie, banane, legumi, tra gli alimenti;
gioielli e bigiotteria, tessuti, abbigliamento, borse, oggettistica in
vetro, in ceramica e in legno, cesti, giocattoli nel campo dell’artigianato.
A queste categorie di prodotti si stanno affiancando anche molti cosmetici:
la domanda per il colore etnico nasce dall’esigenza delle signore che
desiderano una tintarella che abbini più esattamente la loro tonalità della
pelle; i prodotti depigmentanti ed idratanti sono altrettanto stimati dalla
popolazione di colore in quanto le condizioni climatiche influenzano sia il
colorito che l’idratazione della cute. Recentemente sono entrati in
commercio numerosi prodotti per il trattamento e la cura dei capelli e della
pelle di popolazioni diverse, ad esempio “gel lisciante per capelli crespi”,
dermo schiarenti, decoloranti e meshanti …