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Referendum: Perché dire no

19 Giugno 2006
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20/04/2024

In questo clima del divertissement all’italiana – perduta tra il malcostume voyeurista della fervida lettura delle intercettazioni di un inquisito mIn questo clima del divertissement all’italiana – perduta tra il malcostume voyeurista della fervida lettura delle intercettazioni di un inquisito monarca scampato (che non ha impedito di sfuggire però a una repubblica delle banane che passa con disinvoltura da mani pulite a presenze ingombranti.

.); in questo clima afoso di un giugno che invita al mare, alla
spiaggia, alle creme abbronzanti e alle diete – forse si perde di vista
l’appuntamento del 25 e 26 giugno prossimo, ove si deciderà la sorte della
vecchia Costituzione. Qualcuno ne parla: mediaset propaganda il si con
sfrontatezza (grazie soprattutto alle doti di giullare dell’opposizione,
tale Paolo Del Debbio), la rai non è da meno, e qualche giornalista azzarda
analisi. Ma cos’è che deciderà di fare il popolo italiano domenica e lunedì
nessuno lo sa. Si dubita soprattutto di quanto esso sia informato –
eterodiretto com’è dai partiti politici, dal senso di appartenenza (sento
molti filosiisti del sud proclamare la moralità di una devolution che in
realtà costituirebbe solo la vittoria dell’anarchia mafiosa-camorristica per
molte regioni meridionali). I proclami dell’opposizione in formato slogan
confondono i cittadini – certamente affascinati dall’ipotesi della riduzione
del numero dei parlamentari (che però, è da ricordare, avverrà solo nel
2012). Ma il punto focale del referendum, la figura sempre più forte di un
premier che può sciogliere le Camere quando desidera, non viene per niente
messo sul banco d’imputazione. E’ su questo che dovrebbe essere costruito un
vero slogan: si tratta della vecchia tentazione di democrazia totalitaria
che ebbe a intendere Robespierre nel giacobinismo post-rivoluzionario? è
forse il tentativo di limitare i poteri del parlamento e del presidente
della Repubblica (che già di per sé è solo un simbolo), in virtù di un
personalismo meno democratico e più monarchico?
Il no non è un modo di reificare la sacralità della Costituzione, poiché
tutto può essere cambiato quando è pensato, ragionato. Ma le modifiche
proposte dall’ex governo-Berlusconi sono state frettolose, demagogiche, non
pensate. Ecco perché – in mancanza di meglio – è meglio dire NO alle riforme
fatte a colpi di maggioranza (sartori docet).

© Riproduzione Riservata
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