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«L’originalità è fondamentale e io non ho mai voluto essere all’ombra di nessuno»: intervista a Ghemon

R. C.
30/04/2024

Il telefono squilla a lungo prima che Ghemon mi risponda e non posso che immaginarmelo sommerso da mille impegni, tra il successo del suo nuovo disco “Qualcosa è Cambiato/Qualcosa Cambierà vol.

2”, uscito lo scorso 25 gennaio e un altro album, “440/Scritto nelle Stelle”, previsto per la prossima primavera, che si preannuncia come ultimo lavoro rap.

Nato ad Avellino il 1° aprile 1982 come Gianluca Picariello (all’anagrafe Giovanni Luca Picariello), Ghemon ha raggiunto il successo nel 2007 con il mixtape “Qualcosa Cambierà”, un album di 20 tracce, di cui 11 inediti, nato dalla collaborazione di nomi noti dello scenario rap italiano, che anticipa il primo disco ufficiale “La rivincita dei buoni”, uscito nel dicembre dello stesso anno.

A 5 anni di distanza, il successo si moltiplica con l’uscita di “Qualcosa è Cambiato”, un disco che segna una nuova consapevolezza artistica e che racconta un’evoluzione personale attraverso pezzi profondi di quotidianità e rapporti interpersonali e l’uso attento di rime curate.

Più di una volta hai ripetuto che “Ghemon non è e non sarà mai Gianluca”. Ecco puoi dirci tu chi è Ghemon e chi è Gianluca?

Per me è molto importante tenere le due realtà il più possibile separate. La gente riconosce Ghemon, ma io sono prima di tutto Gianluca. È inevitabile che intorno a un artista venga a crearsi una sorta di aurea magica che attrae le persone e le spinge a provare un insieme di ammirazione e riverenza, ma non vorrei essere considerato speciale solo per il mio nome. Preferirei che la gente mi apprezzasse per la persona che sono tutti i giorni, non in base al numero di fan che ci sono ai miei concerti. Io sono Gianluca e Ghemon ne è solo una parte: un personaggio che dà voce ai miei pensieri. Essere un artista, a volte, può essere un vantaggio, uno scudo con cui proteggersi, ma è importante non dimenticare mai chi si è davvero. È solo a te che la vita risponde e che, alla fine, presenta il conto.

Quando hai iniziato a fare musica rap ti sei ispirato a qualche artista famoso o sentivi già di avere una tua strada da seguire?

Ho iniziato a fare rap all’età di 15 anni, la musica è sempre stata una costante nella mia vita e la ascoltavo ancora prima di comporla. Avevo qualche artista preferito, ma ho sempre avuto difficoltà ad avere un vero e proprio mito e, a differenza degli altri bambini, in camera non ho mai avuto il poster di nessuno. Credo che il rap sia in grado di darti fin sa subito gli strumenti per diventare tu stesso un mito (ride ndr.). Già dall’inizio ho sempre ritenuto importante essere solo me stesso, con gli errori che si possono fare a 15 anni, quando si hanno molte domande e la vita ti riserva poche risposte. L’originalità è fondamentale e io non ho mai voluto essere all’ombra di nessuno. In questo mi hanno aiutato le mie origini: vengo da una realtà piccola, sono nato ad Avellino, e questo mi ha spinto a ritagliarmi una mia identità, resistendo alle influenze di città più grandi e artisticamente più ricche.

Nel tuo ultimo disco “Qualcosa È Cambiato” c’è una canzone che più delle altre pensi che ti rappresenti, in cui c’è rinchiuso tutto il tuo stile?

Un artista cerca sempre di mettere tutto se stesso in ogni pezzo, ma in questo disco credo ci siano alcune canzoni che mi rappresentino più delle altre. La Luce, taccia bonus del cd, La verità (non abita più qua) e Mai voltarsi/idee chiare lasciano spazio a una serie di considerazioni molto personali. Sono testi miei, senza influenze e credo che in qualche modo siano un po’ una quadratura del cerchio di quello che mi ero riproposto di fare, degli obiettivi che volevo raggiungere. Sono legato ai testi per la musicalità originale e per i cori particolari e credo di sentirli miei più di altri.

Da “Qualcosa Cambierà” a “Qualcosa È Cambiato”.  Ma cos’è davvero cambiato e cosa pensi che dovrà ancora cambiare?

La vita è sempre in divenire e le cose non sono mai uguali. È così anche per me, sono cambiato come persona e credo di essere diventato un uomo. Mi sono avvicinato alla musica quando avevo 15 anni, ora ne ho 30, ho fatto molte esperienze che mi hanno formato e cambiato. Ho acquisito più consapevolezza, tanto che oggi ho nuove esigenze, nuovi desideri e nuovi obiettivi. Da “Qualcosa Cambierà” sono passati cinque anni e in questo nuovo disco ho voluto fermare e dare voce proprio a questa evoluzione interiore. Molte altre cose dovranno ancora cambiare, è inevitabile, quindi in un certo senso i titoli dei dischi, oltre ad essere speranze profetiche, possono essere intercambiabili.

Con l’avvento dei social network e del file sharing è cambiato il modo di percepire la musica, che sembra avere vita breve. Le canzoni passano di moda e si dimenticano. Come ti proponi di comporre musica che duri, che resti?

Fare musica che resti, che resista al cambiamento, è fondamentale ed è alla base di tutto quello che faccio. Il tempo dei testi non lo decido io, ma i tempi stessi. Da parte mia non posso che impegnarmi al massimo, con costanza e dedizione totale, puntando su uno stile di scrittura in grado di scavalcare i tempi e di imprimersi nella mente. Non mi affido allo slang di un momento, cerco di essere universale e di non fare troppi riferimenti  a personaggi o eventi destinati ad essere dimenticati: le mode passano. Il mio punto di forza è proprio nella scelta di esprimere emozioni e sensazioni sempre attuali che anche tra dieci anni potranno essere ascoltate con lo stesso coinvolgimento. Resistere ai tempi non è mai una certezza, ma una speranza e non sempre chi si impegna al massimo ottiene i risultati sperati. Non cambierei niente di quello che ho fatto fino ad oggi, perché mi ha permesso di diventare l’artista che sono. Il rap mi ha fatto riconoscere di avere un dono naturale e mi ha dato gli strumenti per comunicare con le persone. Solo il tempo mi dirà se sarò riuscito a vincere il presente.

“Siccome Pioveva” è un inedito proprio per celebrare i 14.000 fan su Facebook. Pensi che i social network abbiano contribuito ad accrescere il tuo successo e a farti conoscere?

Devo molto ai social network, a Facebook in particolare, e non smetterò mai di ringraziare chi mi segue e chi mi sostiene. Purtroppo, come per tutte le cose della vita, c’è sempre anche il rovescio della medaglia e 14 mila fan su internet contano poco se poi nessuno viene ai tuoi concerti e nessuno compra la tua musica. In realtà ciò che serve molto ad un artista, e in questo i social network aiutano, è riuscire a creare un rapporto di fiducia con le persone, una sorta di affezionamento che le spinga a restare e a non lasciarti solo. Io devo il mio successo proprio ai miei fan, alla loro devozione e per questo cerco di avvicinarmi a loro, di coinvolgerli, tenendoli sempre aggiornati sulle date dei concerti, pubblicando pezzi inediti, video e foto nuove. La forza di un artista è proporzionale alla sua capacità di comunicare qualcosa alle persone, di trasmettere emozioni vere e sincere. I social network possono essere una vetrina, ma è ciò che fai e il riscontro che ottieni con il pubblico che determina il tuo successo.

Sei diventato un modello per molti ragazzi. Quali sono i messaggi che ti piacerebbe che i giovani cogliessero dalla tua musica e dai tuoi testi?

Mio malgrado credo che qualcuno possa considerarmi un modello (ride imbarazzato ndr.). Dico mio malgrado perché questa è un’enorme responsabilità, anche perché non credo di saperne più degli altri. Forse io ho la capacità di esprimere sensazioni e raccontare storie in cui i giovani si riconoscono o da cui traggono ispirazione, ma non vorrei mai che qualcuno si sentisse spinto a fare quello che dico nei miei testi. È una responsabilità che mi spaventa. Io scrivo principalmente per me stesso, per mettere nero su bianco quello che sento. Ogni considerazione è come se fosse un appello a voce alta per me stesso. Non mi sono mai posto come obiettivo quello di insegnare agli altri come vivere la loro vita. L’unico messaggio che mi sento di comunicare con la mia musica è il coraggio. Il coraggio di seguire una strada diversa dagli altri, il coraggio di andare controcorrente. È quello che cerco di fare io, spingermi in direzioni diverse da quelle dei miei colleghi, sempre mantenendo una struttura fortemente legata al rap.

“440/Scritto nelle stelle” uscirà entro la fine dell’anno e sarà il tuo ultimo album rap. Come mai a così poca distanza da “Qualcosa È Cambiato” ? Sentivi l’urgenza di dire qualcosa, o di concludere prima il tuo percorso con il rap?

La musica in realtà ha poche scadenze. Io non smetto mai di scrivere e spesso metto da parte fino a trenta o quaranta nuovi pezzi. La scelta di dividerli in due dischi indipendenti nasce solo da questo. Avrei potuto lanciare un album doppio, ma ho preferito separare le tracce riconoscendo la possibilità di avere due lavori molto diversi fra loro. Chiudere con il rap non è sicuramente un’urgenza, ma ci sono molti stimoli e molti spunti artisticamente interessanti che mi piacerebbe seguire. Sento di avere ancora molto da dire e mi piacerebbe farlo sperimentando novi stili di musica. Credo che da qui a breve si avranno notizie anche di questo nuovo disco.

Puoi darci qualche anticipazione o svelarci qualche segreto?

Tutti me lo chiedono e a tutti rispondo che dovranno aspettare (ride ndr.). Sarà sicuramente un lavoro diverso, ma come lo sono stati anche tutti i dischi passati. Non credo che le persone dovranno aspettarsi l’impensabile: sarà un disco di Ghemon e la sostanza resterà la stessa. Una canzone è sempre una canzone, con un vestito diverso ma, tolto quello, resta sempre una canzone. Questo nuovo disco avrà quindi solo un vestito diverso, ma più di questo non mi sento di anticipare.

Cito la tua canzone “Faccia dopo Faccia”: A noi musicisti, non è garantito, cosa saremo dopo/ e lo sappiamo che vivremo con poco/ ma sarà un poco così pieno che avremo sconfitto il vuoto. Come ti vedi tra 10 anni? La musica sarà ancora parte della tua vita?

Nel mio futuro ci sarà sempre spazio per la musica, non la lascerò mai. Sono sicuro che anche tra 20, quando sarò un bel 50enne (ride ndr.) il rap mi piacerà ancora come mi piace oggi. Mi sono sempre impegnato a fare della musica che se in futuro avessi dovuto ricantare non mi avrebbe fatto vergognare e non avrei pensato che fosse una cosa da ragazzino. La musica però non sarà la sola costante del mio futuro. Ho tante idee e tanta voglia di fare. Non voglio essere una persona vuota e anche se con poco, vorrei sconfiggere un’esistenze senza ideali, senza desideri o senza sogni. Anche se, siamo realisti, a volte il poco può non bastarci più.

 

 

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Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto
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