Una campagna “per non dimenticare” partita il 9 Giugno dell’anno scorso e tutt’ora in corso. Una ricerca che vuole portare a termine l’identificazione di alcune vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. I caduti sono stati 11, di cui 2 ancora ignoti e 9 noti, ma non identificati.
Significativo è il contributo del Laboratorio di Antropologia Molecolare del Dipartimento di Biologia Evoluzionista dell’Università degli Studi di Firenze che sta partecipando alla ricerca apportando la sua preziosa collaborazione. Guidati da David Caramelli è al lavoro un gruppo di brillanti ricercatori composto, fra gli altri, da Jacopo Moggi Cecchi, Elena Pilli, Silvia Boccone e Martina Lari.
Avvalendosi della collaborazione del Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) dei Carabinieri di Roma – impegnato anch’esso nella campagna – si stanno conducendo analisi antropologiche-molecolari, condotte dalla Dr.ssa Elena Pilli e analisi fisiche condotte dalla Dr.ssa Silvia Boccone. Esse hanno permesso l’identificazione certa di due caduti, e andando avanti si conta di aumentare il numero dei riconoscimenti.
Un altro compito particolare e delicato, per non dire tortuoso, è stata la complessa attività d’indagine condotta dai ricercatori fiorentini riguardo all’identificazione genetica dei congiunti delle vittime: un esame comparativo difficile e articolato considerando che per alcuni nuclei familiari non erano disponibili discendenti diretti (figli), ma parenti di seconda generazione (nipoti).
L’eccidio delle Fosse Ardeatine è il massacro compiuto a Roma dalle truppe di occupazione della Germania nazista il 24 marzo 1944, ai danni di 335 civili e militari italiani, come atto di rappresaglia in seguito a un attacco partigiano contro le truppe germaniche avvenuto il giorno prima in via Rasella. Per la sua efferatezza, l’alto numero di vittime, e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, è diventato l’evento simbolo della rappresaglia nazista durante il periodo dell’occupazione.
Le “Fosse Ardeatine”, antiche cave di pozzolana site nei pressi della via Ardeatina, scelte quali luogo dell’esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi, sono diventate un monumento a ricordo dei fatti e sono oggi visitabili.
Roberta Restretti