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Eroi del nuovo millennio: il pubblicista, uno che non si tira indietro mai

Antonietta Amato 25 Giugno 2006
A. A.
23/04/2024

Pubblicisti, eroi del nuovo millennio: per chi non conoscesse la categoria, questa è la volta buona per fare un’amicizia che duri tutta la vita.

Di un pubblicista potrete innamorarvi: è pieno di qualità. Da dove arriva questa sicurezza? Prima di tutto facciamo un passo indietro, e torniamo nel 1993. Precisamente all’articolo 1 della legge 69/1993. E’ qui che si è definito il pubblicista “colui che svolge attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercita altre professioni o impieghi”. In altre parole: il pubblicista scrive, e tanto, non occasionalmente.

Ma di questo solo non campa. Mentre il giornalista vero e proprio gode della professionalità esclusiva, il pubblicista può, ma soprattutto deve trovarsi qualcos’altro mentre scrive. Non per niente i pubblicisti sono ragazzi con la passione del giornalismo che, mentre si fanno le ossa per quello che è in effetti un sogno, si cimentano nei lavori più svariati. Infatti, non meno importante è il fattore retribuzione, o fattore $.

Tale attività non occasionale deve essere debitamente documentata anche in caso di firma anonima o pseudonima, dai famigerati “cedolini”. Queste ricevute per la prestazione effettuata incutono terrore nel giovane pubblicista, e sono per lui un ulteriore calvario. Non solo è difficile ottenerle – e quindi evitare di lavorare senza vedersi riconosciuta l’attività, ma pretenderne una gestione temporalmente precisa è del tutto impossibile.

Da non dimenticare per chi vuole essere tra gli eroi del nuovo millennio: per alcuni cavilli burocratico/economici che vedono l’Inps e l’Inpgi fare scaramucce sulla traduzione economica del termine “lavoro occasionale”, la retribuzione ritenuta valida oscilla tra i 13 ed i 41 euro ad articolo. Il che, moltiplicato per il minimo storico di articoli utili a diventare pubblicista (40, ma il totale varia da regione a regione), significa tra 520 e 1640 euro in due anni. Ulteriore conferma all’ipotesi che il pubblicista debba arrotondare. Parecchio.

Non da ultimo, ammesso e non concesso che il sogno del pubblicista sopravviva alla giungla di sciacalli della carta stampata, l’albo dei giornalisti gli perdona l’ingenuità: riconoscendo che siano valide “pubblicazioni di qualsivoglia contenuto e frequenza”. Il che significa, in parole povere, che il nostro pubblicista è autorizzato a cimentarsi nelle più assurde trovate editoriali, e debba sottoporsi alle peggiori argomentazioni, se non trova di meglio.

Ovvio che sia un reporter. Certo che va a caccia della notizia. Però deve scrivere praticamente gratis. Per mantenersi deve trovare un altro lavoro. Può darsi che gli mettano i bastoni fra le ruote. Ma per lui è la passione a prevalere. Il pubblicista è un eroe.

© Riproduzione Riservata
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Antonietta Amato Studentessa alla facoltà di Economia, è entrata nel mondo del giornalismo giovanissima. Ha partecipato in qualità di direttrice ad un progetto che prevedeva la diffusione locale di un giornale prodotto completamente da ragazzi, i cui proventi sono stati devoluti interamente all’Unicef . Animata anche dalla passione per la scrittura, si è diplomata con una buona media al liceo classico, si è iscritta alla facoltà di economia e gestisce un’attività commerciale, ma continua a coltivare il sogno di poter lavorare un giorno in un’azienda che faccia dell’informazione apartitica la sua capacità distintiva. Il suo compito a Controcampus prevede la risoluzione di tutte le questioni relative alla organizzazione amministrativa, gestione utenze presso la testata: sarà ben disponibile a dare ai nostri collaboratori tutte le relative informazioni. Leggi tutto