I gemelli vivono un rapporto di complicità che permette loro di essere in sintonia, come fossero una persona sola: “un corpo, un’anima”, insomma. Il loro è un rapporto diverso dagli altri. E’ speciale, unico, esclusivo.
Ma c’è anche (e soprattutto) affetto tra i gemelli. Un particolare tipo di affetto che è praticamente impossibile da capire. Un affetto che, forse, non ha niente a che vedere col “tipico” affetto tra “normali” fratelli. I gemelli sono uniti da un legame affettuoso molto forte e stabile, un legame difficile da spiegare ma impossibile da negare.
Ed è proprio sui gemelli che la ricerca basa gran parte degli studi. Una delle ultime scoperte riguarda, appunto, le dimostrazioni d’affetto da parte dei gemelli.
Lo studio è stato effettuato dal professor Umberto Castiello dell’Università di Padova, con la collaborazione delle Università di Parma e Torino e dell’istituto Burlo Garofolo di Trieste, ed è stata pubblicata in questi giorni sulla rivista internazionale Plos One.
Tramite l’utilizzo dell’ecografia quadridimensionale, il gruppo di lavoro ha monitorato i movimenti di cinque coppie di feti gemelli nel periodo compreso fra la quattordicesima e la diciottesima settimana di gravidanza.
E i risultati parlano chiaro: i gemelli comincerebbero ad interagire tra loro già “dalla quattordicesima settimana. I gesti sembrano tutt’altro che casuali, ma intenzionali e simili a quelli degli adulti”, spiegano gli studiosi.
E’ stato inoltre verificato che i gemelli non ancora nati, due mesi più tardi, “si cercano, si toccano, si studiano, in modo estremamente delicato e via via che crescono e si sviluppano i movimenti diventano sempre più diretti al fratellino (o sorellina), piuttosto che a sé stessi”.
Ma la cosa che più colpisce gli studiosi è che “i movimenti tra i piccoli gemelli non sembrano dei semplici riflessi o movimenti stereotipati, bensì veri e propri gesti volontari analoghi a quelli dell’adulto”.
Infatti “uno dei parametri che permette di valutare la finezza del movimento – sottolineano Vittorio Gallese, professore di Fisiologia umana all’Università di Parma e Cristina Becchio, dell’Università di Torino – è la decelerazione quando si sta per raggiungere l’obiettivo“.
“Utilizzando come parametro proprio l’accuratezza dei movimenti – conclude il professor Umberto Castiello – la ricerca ha dimostrato che il contatto è frutto di una precisa pianificazione motoria“.
I gemelli, dunque, imparano a volersi bene già prima della nascita e sanno come dimostrarsi affetto reciproco scambiandosi vere e proprie coccole, accarezzandosi la schiena e toccandosi la testa.
Ed è forse proprio questo il vero motivo che giustificherebbe lo stretto legame che unisce i gemelli fin dalla loro nascita.
Sebastiano Liguori