Lasciando stare il fatto che mentre in Europa esistono centrali di quinta generazione e da noi si costruirebbero modelli più vecchi per risparmiare tempo e denaro dei privati; lasciamo stare il fatto che tempo fa ci fu un referendum in cui la volontà popolare all’unanimità decise “NO al nucleare!“; lasciamo stare il fatto che per costruirne una ci vorranno cinque anni e il governo è in carica da due e non si sa quale sarà il futuro. Cosa rimane?
Allora, cari amministratori italiani, a parte gli interessi dei privati che ci investiranno per poi mangiarsi i finanziamenti statali, cosa c’è di nuovo nel nucleare? … Niente, a parte, forse, la possibilità di qualche ricercatore di studiare nuovi tipi di reattore.
Reattori che esistono già e che in Italia non si è voluto studiare semplicemente perché non convenivano dal punto di vista economico. Ma ci sono altre forme di nucleare a basso costo e meno pericolose: fusione fredda, arco-plasma e similari, che comunque non inquinerebbero come queste centrali, né tantomeno produrrebbero rifiuti tanto radioattivi da doverli smaltire come sostanze altamente tossiche per l’uomo.
Misteri della politica italiana.
Alessandro Carrozzino