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La rovinosa duplicazione dell’ io

11 Gennaio 2011
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24/04/2024

Dal punto di vista antropologico il tema del doppio è presente fin dall’antichità: l’ombra, il riflesso, lo specchio, sono solo alcune delle espressioni di questo “ALTRO DA SE'” che mantiene con il soggetto un legame forte spesso rappresentandone il contrario o il lato oscuro inespresso.

Oggetto di romanzieri, artisti, autori di teatro, i gemelli hanno sempre suscitato un grande fascino forse proprio per quell’alone di realtà che si cela dietro ad ogni improbabile storia.

L’immensa varietà di sfaccettature che presenta questo tema ci porta a focalizzare la parte più interessante dell’argomento: Identità nei gemelli.

Durante la loro vita i gemelli si accorgono presto di interpretare dei ruoli che si modificano secondo le situazioni e dei momenti perciò essi si domandano spesso: “Qual è il mio vero io?“ammesso che esista. Inoltre cercano di sperimentare ruoli diversi nella speranza di trovare uno che vada bene. Affermazioni del tipo: “Come si somigliano!” “E’ difficile riconoscerli!” porta al conflitto gemellare e soprattutto in età adolescenziale alla ricerca disperata di un’identità e al desiderio sfrenato di diversificarsi.

La conflittualità gemellare, talvolta ma non così raramente, si presenta come indifferenza reciproca: due gemelli s’ignorano, evitando anche il contatto oculare tra loro. Questo può avvenire per qualche mese nell’infanzia oppure durare per alcuni anni dando a ciascuno l’illusione di vivere come un “nato singolo”. Negli adolescenti nati singoli sorge l’esigenza di acquisire un’identità attraverso la separazione o l’opposizione nei confronti dei genitori. Per un gemello questo processo esplode nel co- gemello.

A questo punto emerge il vero problema: Essere vicino a una persona che a tratti appare come “feroce nemico” e pur tuttavia non potersene separare. L’effetto coppia appare qui in tutta la sua negatività, minando la separazione, indispensabile per consentire a ciascuno di proseguire un processo d’individuazione.

Dai diari presi in esame per questa breve ricerca, emergono ipotesi di alcune gemelle veramente estreme: “Ho bisogno di essere una, di essere un individuo, ho bisogno di sapere che al mondo ci sono solo io, non so quello che farei per diventare quella che dovevo essere quando sono nata”.

E’ una dichiarazione molto forte ma la competitività gemellare può risultare proficua in un aspetto: Nella formazione artistica e letteraria in cui, cercando l’uno di superare l’altro, hanno raggiunto espressioni poetiche toccanti. Per quanto riguarda la mia esperienza quella di Carmen Cospite, esprimo con estrema sincerità e sicurezza di non essere stata mai in conflitto con ciò che mi appartiene fin dalla nascita ma di aver trovato nell’altro individuo una competitività per la grande maratona che è la vita raggiungendo “tagli di nastro” non programmati. Ciò che mi preme affermare in questa ricerca è che “C’E UN GEMELLO IN OGNUNO DI NOI”. Nell’uomo comune “SINGOLO” l’io si frantuma in mille aspetti. L’uomo si ritrova privo di una precisa identità ogni giorno, cerca di conoscersi ma scopre di essere spesso una maschera nuda. Non è cruda fantasia, su questa affermazione si è costituita l’intera poetica di Luigi Pirandello in particolare con il suo scritto “Uno nessuno centomila”.

Nella realtà di ogni giorno gli individui non si mostrano mai per quello che sono realmente ma in ogni momento, in ogni circostanza, una maschera diversa che li fa personaggi.

Ad avvalorare questa tesi c’è anche il pensiero filosofico di Nitzsche il quale sosteneva che la realtà in cui viviamo non è altro che un gioco di forme illusorie; l’ io si consola perennemente la sua duplicità di essere felice/insoddisfatto con la religione e la metafisica entrambe prospettive “consolatorie” decorazioni della realtà e bugie di sopravvivenza. Dunque il doppio fa parte della nostra vita e ci segue sempre, sono presenti in noi contemporaneamente pulsioni vitali “EROS” e pulsioni distruttive “THANATOS”. Un doppio in ognuno di noi.

Carmen Cospite

© Riproduzione Riservata
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