Un anno fa Antonio di Vita lanciava un allarme alla Sovrintendenza del ragusano per la situazione catastrofica in cui versava l’area archeologica di Kamarina.
Oggi è Kamarina a piangere la scomparsa dell’anziano e illustre archeologo, morto a Roma il 23 ottobre scorso.
Di Vita era originario di Chiaramonte Gulfi (Ragusa) dove nacque 85 anni fa.
È stato ricercatore sapiente, membro dell’Accademia dei Lincei, Sovrintendente delle Antichità e Belle Arti e docente presso le Università di Palermo, Perugia e Macerata.
Ha ricoperto l’incarico di Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e di Rettore (dal 1974 al 1977) presso l’Università degli Studi di Palermo.
Dal 1977 al 2000 ha diretto la Scuola Archeologica Italiana di Atene.
A lui si devono molte importanti campagne di scavi, prima fra tutte quella relativa all’area archeologica di Kamarina che Di Vita intraprese a partire dal 1958.
A lui sono riconducibili, inoltre, l’individuazione dell’area di Acrille e gli scavi archeologici di C.da Scornavacche (VII sec. a. C.), i cui reperti sono oggi conservati presso il Museo Archeologico di Ragusa – concepito principalmente per la custodia di questi ritrovamenti.
L’amministrazione comunale ha espresso il suo più profondo cordoglio, sintetizzabile nelle parole del sindaco Giuseppe Nicastro: «la morte del prof. Antonino Di Vita è una grave perdita. Di lui ci resterà, per sempre, il suo rigore scientifico e la sua intensa attività di archeologo».