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La difesa dalle alluvioni: un caso di coscienza?

5 Novembre 2011
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19/04/2024

Seguiamo in questi giorni le immagini dell’immane tragedia che sta colpendo in questi giorni la Liguria, colpita da una fortissima alluvione che fino ad oggi ha provocato sette morti nelle Cinque Terre e altri sei a Genova.

Controcampus Seguiamo in questi giorni le immagini dell’immane tragedia che sta colpendo in questi giorni la Liguria, colpita da una fortissima alluvione che fino ad oggi ha provocato sette morti nelle Cinque Terre e altri sei a Genova.
Più di dieci morti in poco più di una settimana, a causa di un’incessante pioggia (500 mm di pioggia solo nell’area del fiume Vara la scorsa settimana).
La domanda seppur banale viene da sé: non possiamo fare nulla per evitare queste tragedie?

L’argomento non è stato dimenticato dalle Università italiane, in particolare dall’Università degli studi di Firenze. A questo riguardo nel 1986, dopo vent’anni dall’alluvione di Firenze, fu pubblicato il primo Piano di Protezione Civile della città di Firenze, che era anche il primo predisposto in Italia in riferimento al rischio alluvionale, e fu elaborato dalla Prefettura di Firenze, con la collaborazione dell’Università di Firenze, unità operativa del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI), sotto gli auspici del Dipartimento della Protezione Civile allora guidato da Giuseppe Zamberletti.

Per ricordare l’iniziativa che per prima ha contribuito a migliorare il sistema di protezione civile, è stato organizzato un convegno promosso dall’Ateneo fiorentino e dalla Prefettura di Firenze: “La difesa dalle alluvioni” (venerdì 4 novembre, Aula Magna del rettorato, Piazza San Marco, 4), dove sono state espletate informazioni sull’attività di soccorso, l’informazione ai cittadini e la salvaguardia dei beni culturali.

L’incontro ha come obiettivo quello di mostrare quanto la ricerca scientifica abbia contribuito all’elaborazione dei piani per il rischio alluvione, e al miglioramento del servizio nazionale di protezione civile, grazie alla ricerca scientifica universitaria, in questo caso del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale (DICEA) e del Centro per la Ricerca e l’Alta Formazione per la Prevenzione del Rischio Idrogeologico (CERAFRI).

Giorgio Valentino Federici (DICEA-CERAFRI), ha introdotto l’incontro affermando: ” E’ passato molto tempo quel primo piano alluvionale realizzato in Italia che prevedeva, fra l’altro, l’avviso della popolazione attraverso la pubblicazione di norme di comportamento sulle Pagine Gialle. Purtroppo il convegno è venuto a rivestire una scottante attualità: la manifestazione, oltre agli interventi programmati, vedrà numerosi interventi dei colleghi dell’Università di Firenze e di altri atenei che si sono recati nelle aree recentemente alluvionate in Liguria e in Lunigiana”.

Sono intervenuti Ignazio Becchi (DICEA), Elvezio Galanti (Dipartimento della Protezione Civile Nazionale), Maria Sargentini (Direzione del Sistema regionale toscano di Protezione civile), Giovanni Seminara (Accademia dei Lincei – Università di Genova).

Hanno portato il loro saluto, il rettore Alberto Tesi, il prefetto di Firenze Paolo Padoin, Franco Gabrielli capo dipartimento della Protezione Civile Nazionale, il presidente del Consiglio comunale di Firenze Eugenio Giani, l’assessore della Provincia di Firenze Renzo Crescioli, e Marcello Brugioni dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno.

Il dibattito si è chiuso con le conclusioni di Giuseppe Zamberletti.

Oltre all’informazione scientifica l’Università degli studi di Firenze, con convegni e incontri come sopra illustrato, s’impegna attivamente nella valutazione delle condizioni di rischio residuo nelle zone colpite dai recenti eventi di dissesto idrogeologico e in particolare nelle Cinque Terre, in Val di Vara e in Lunigiana grazie ai ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra, coinvolgendo quindici giovani ricercatori, coordinati da Nicola Casagli, Rappresentante di Area Scientifica dell’Università degli studi di Firenze appartenente al Dipartimento di Scienze della terra.

Augurandoci che l’impegno scientifico, sia coadiuvato, rispettato, e preso in considerazione da chi ha il potere di porre un argine alla “furia” della natura, attraverso la prevenzione, l’impegno, e il rispetto delle leggi, auspichiamo che tali iniziative continuino ad attuarsi cosi da aiutare a ricordare e capire che qualcosa va fatto, e subito.

LUCIA CELENTA

© Riproduzione Riservata
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