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Perché non fa male la sigaretta elettronica secondo Polosa

Redazione Controcampus 8 Gennaio 2013
R. C.
14/10/2024

Ecco perché non fa male la sigaretta elettronica: dall'opinione del ministro della sanità, ai consumatori e giovani, alla ricerca scientifica.

320mila italiani utilizzano le sigarette elettroniche. Secondo uno studio del Corriere della Sera, la bionda elettronica ha conquistato sia la fascia d’età degli over 45, sia quella tra i trenta e i quaranta, per un totale del 36,9% di nuovi consumatori. Si tratta, infatti, di un mercato in grande ascesa: nel 2012, i rivenditori e produttori hanno ottenuto ricavi per 120 milioni di euro. E, intanto, si assiste al boom delle aperture dei punti vendita.

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, le sigarette elettroniche con nicotina potrebbero rappresentare un rischio di iniziazione al fumo convenzionale a base di tabacco e, pertanto, sono in grado di sollevare preoccupazioni per la salute pubblica.

La critica delle bionde elettroniche è stata espressa in un fascicolo di ben ventidue pagine, edulcorato da afflati scientifici d’impronta prudenziale e preventiva, nel quale i ricercatori dell’ISS hanno bocciato, senza mezzi termini, la tendenza del momento: le sigarette che sprigionano vapore.

Secondo gli scienziati dell’Istituto Superiore, le sigarette elettroniche, seppur incapaci di sprigionare monossido di carbonio, potrebbero paventare diversi problemi. Da un lato, sarebbero in grado di riattivare l’abitudine al fumo negli ex-fumatori, e, dall’altro, potrebbero indurre i giovani ad iniziare con le bionde tradizionali.

Da non sottovalutare, poi, è anche un altro fattore: non esiste evidenza scientifica che sia in grado di constatare l’efficacia e la sicurezza del fumo a vapore.

I Rischi derivano dalla mancanza di dati relativi all’efficacia delle sigarette elettroniche all’interno dei protocolli antifumo proposti dagli Istituti specializzati. L’assenza di dati scientifici atti a dimostrare ed evidenziare un’efficacia tutt’altro che deleteria, quindi, induce gli esperti ed i consumatori alla prudenza.

Checche se ne dica, le sigarette elettroniche hanno anche dei pregi. Riducono i danni concitati dal fumo passivo, perché sprigionano vapore aromatizzato e, pertanto, non funzionano con il meccanismo della combustione.

D’altronde, secondo gli esperti del Centro Antifumo dell’Istituto Europeo di Oncologia, la sigaretta elettronica potrebbe rivelarsi uno strumento di grande utilità nella fase iniziale della disassuefazione, “quella in cui la dipendenza psicologico-gestuale è ancora molto forte, pari a quella dalla nicotina”.

Perché non fa male la sigaretta elettronica: ma il ministro della salute smentisce

Perché non fa male la sigaretta elettronica

Perché non fa male l’e-cigarette

Secondo il Ministero della Salute, le sigarette elettroniche, se impiegate come strumento per smettere di fumare, potrebbero rivelarsi pericolose per la salute e, pertanto, dovrebbero essere prescritte come normali farmaci.

Di norma, le sigarette elettroniche sono dei vaporizzatori simili, nell’aspetto, a delle comuni bionde al tabacco, ma in grado di emettere solo vapore aromatizzato, senza la presenza delle tipiche sostanze cancerogene, quali catrame e monossido.

Resta in piedi, però, il problema della nicotina: sostanza non cancerogena, ma in grado di paventare assuefazione.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha bocciato l’e-sigaretta alla nicotina.

Di recente, Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, invitando l’opinione pubblica e i consumatori alla prudenza, ha adottato una linea precauzionale e preventiva.

Secondo Garattini, infatti, le opinioni scientifiche espresse dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministro della Salute Balduzzi sono giuste, perché le sigarette elettroniche, ad oggi, non sono ancora state approvate da alcuna agenzia sanitaria.

Del resto, la potenziale assuefazione agli aromi contenuti nell’e-sigarette potrebbe provocare danni non del tutto irrisori. Per il direttore del Mario Negri, le sigarette elettroniche non solo potrebbero essere nocive, ma esporrebbero gli ex fumatori al rischio di ricominciare a fumare. Per Garattini, dunque, il cambiamento d’immagine consisterebbe nell’elisione delle gestualità e dei contegni sociali, tanto cari agli amanti delle bionde. Ad ogni modo, i soggetti a rischio sono due: i giovani e i grandi fumatori.

Sebbene le e-sigarette siano state vietate ai minori di 16 anni, il web offre miriadi di sotterfugi idonei ad aggirare la norma. Secondo il farmacologo milanese, infatti, i giovani potrebbero acquistare su internet le bionde a vapore, entrare nel circolo vizioso dei fumatori e, infine, maturare il desiderio di provare l’ebbrezza delle sigarette tradizionali.

I grandi fumatori, invece, potrebbero avvicinarsi alle bionde tecnologiche al fin d’epurarsi dagli effetti deleteri prodotti dalle tradizionali. Ma per Garattini, le sigarette elettroniche alla nicotina non appaiono in grado di contribuire all’eradicazione del vizio.

Al di là dei timori e dei dubbi relativi ai misteriosi effetti delle bionde tecnologiche, l’opinione scientifica di Garattini ha avuto il pregio di evidenziare la necessità di due fattori nevralgici: l’importanza dei controlli preventivi su tali prodotti e l’approvazione di un’autorità scientifica.

Cosa contiene la sigaretta elettronica? La bionda elettronica, le cui sembianze possono variare a seconda dei gusti del consumatore, contiene le seguenti sostanze: Acqua, aromi alimentari, glicole propilenico e glicerolo vegetale.

Glicole Propilenico, solvente impiegato per far sciogliere le sostanze nei liquidi, è utilizzato, di norma, sia in campo farmaceutico, sia in campo alimentare, e non è assolutamente cancerogeno.

Perché non fa male la sigaretta elettronica: il punto del Prof. Polosa

Al fin di comprendere perché non fa male la sigaretta elettronica secondo Polosa, abbiamo contattato il Prof. Riccardo Polosa, docente dell’Università di Catania, ed esperto internazionale per la terapia del tabagismo. Il Prof. Polosa è autore di uno studio internazionale sugli effetti positivi e sulla sicurezza delle sigarette elettroniche.

Prof. Polosa, che cos’è una sigaretta elettronica e cosa ha in comune con una normale “bionda” e perché non fa male?

“La sigaretta elettronica è un dispositivo elettronico composto da una batteria che alimenta un atomizzatore, il quale venendo a contatto con un liquido contenente aromi o nicotina, presente in una cartuccia o in un serbatoio, genera ad ogni aspirazione un denso vapore. Al contrario delle sigarette tradizionali, quelle elettroniche non liberano sostanze cancerogene e non sprigionano particelle nocive da combustione. Si tratta pertanto di uno strumento straordinario che permette al fumatore di soddisfare il bisogno di nicotina mantenendo la gestualità e la ritualità tipica della sigaretta tradizionale senza per questo introdurre nel corpo sostanze cancerogene e tossiche”.

Perché non fa male la sigaretta elettronica e quali sono i rischi relativi all’uso dell’e-sigaretta?

“Gli studi condotti in collaborazione con l’Università di Catania e LIAF – Lega Italiana Anti Fumo sulle sigarette elettroniche, hanno dimostrato che i partecipanti riducevano in modo sostanziale il numero di sigarette tradizionali fumate, e in alcuni casi riuscivano anche a smettere, senza mostrare effetti collaterali. I risultati di questo studio aprono prospettive ad oggi impensabili, cioè la possibilità per il fumatore di passare dal fumare al vaporizzare riducendo notevolmente i rischi. Oltre a verificare l’efficacia e la sicurezza delle e-sigarette, i nostri studi clinici mirano a generare informazioni utili per gli enti regolatori che devono intervenire per dare le giuste raccomandazioni su una classe di prodotti la cui popolarità sembra crescere esponenzialmente”.

La sigaretta elettronica aiuta a smettere di fumare, ecco perché non fa male

“La sigaretta elettronica, che permette di riprodurre le abitudini tipiche del fumatore, quali gestualità, ritualità, aspirazione…. diventa un succedaneo così soddisfacente che insieme alla volontà, risultano utili a sostenere il fumatore in un percorso di disassuefazione da fumo. Il consiglio è quello di recarsi in centri antifumo ospedalieri per essere seguiti da medici esperti”.

In un certo senso, le e-sigarette presentano delle caratteristiche sostanziali non del tutto diverse dall’aerosol. L’elemento che li accomuna è, senza ombra di dubbio, la presenza del vapore acqueo. D’altro canto, esiste anche un’altra similitudine che va evidenziata: quella tra bionde elettroniche e narghilè. Tuttavia, un recente studio della Mashad University of Medical Sciences ha avuto il merito di constatare l’equipollenza tra gli effetti negativi della sigaretta tradizionale e quelli concitati dal narghilè.

Per i fumatori occasionali, consumatori di 5 sigarette al giorno, si consiglia il prodotto 510-T caratterizzato da una capienza pari a 0,6 ml e da una batteria da 180 mAh. I fumatori abituali, consumatori di un pacchetto di bionde al giorno, c’è il modello eGo-T munito di una batteria da 650 mAh e con una capienza pari a 1,2 ml. Il modello eGo-T Mega, infine, consigliato per chi fuma più di 30 sigarette al giorno, ha una capienza di 2,o ml ed è dotato di una batteria da 1100 mAh.

Alcune ricerche scientifiche hanno avuto il pregio di evidenziare gli effetti proficui immediati concitati dall’apostasia del fumo.

Dopo 20 minuti dalla fatidica prova di coraggio, la pressione arteriosa torna normale.

Dopo nove ore, i livelli di nicotina e monossido di carbonio presenti nel sangue si riducono della metà ed il livello di ossigeno si normalizza. Nel giorno successivo, invece, i polmoni iniziano ad auto depurarsi dai muchi ed il monossido di carbonio viene rimosso dal corpo. Per i ricercatori, infine, i benefici dell’abiura a brevissimo termine, cioè a distanza di 72 ore, comporterebbero l’eliminazione definitiva della nicotina e la riconquista della facoltà di assaporare il cibo.

Nell’intervallo temporale compreso tra le 2 e le 12 settimane, il paziente riacquista la normalizzazione della temperatura cutanea delle mani e dei piedi. Si assiste anche all’edulcorazione dell’alito e del colore della pelle.

Dopo un anno, si assiste ad un miglioramento dei problemi respiratori e ad una riduzione del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari. Dopo 15 anni, infine, il rischio di tumore polmonare si riduce fino a diventare equipollente a quello di un soggetto che non ha mai sfiorato una bionda.

Secondo gli esperti, la prima cosa da fare è imporre la propria forza di volontà. Il fumatore deve iniziare a desiderare un’esistenza priva di tabacco, argomentandone, con l’ausilio della propria intelligenza, i proficui e sublimi benefici. L’interruzione estemporanea del consumo di tabacco, dunque, necessita di un’osmosi catartica tra due elementi fondamentali: l’intelligenza e la forza di volontà.

La seconda fase, invece, è caratterizzata dal supporto del medico di famiglia, i cui consigli possono alleviare le sofferenze iniziali. Ad ogni modo, il medico di famiglia può indirizzare il paziente verso appositi centri antifumo.

La terza fase, infine, prevede il ricorso ai centri antifumo, cioè a quelle strutture ospedaliere specializzate nella lotta al tabagismo.

Al di là di queste tre fasi nevralgiche, esistono anche altri metodi.

I Cerotti antifumo, ad esempio, rilasciano piccole quantità di nicotina nell’organismo al fin di attuare una riduzione progressiva dei sintomi dell’astinenza da nicotina. Ad ogni modo, questo metodo è sconsigliato per le donne in gravidanza e per le persone con problemi cardiocircolatori.

Oltre ai cerotti, presentano le medesime proprietà e funzionalità, anche caramelle, gomme, bocchini per sigarette e pillole. Le altre metodologie alternative impiegate per annichilire il demone del fumo sono l’omeopatia, la fitoterapia, l’ipnosi e l’agopuntura.

La terapia farmacologica, tuttavia, sembra essere la più efficace. Di norma, ai pazienti vengono somministrati farmaci a base di sostituti della nicotina oppure nuovi tipi di medicinali caratterizzati dalla presenza di bupropione.

© Riproduzione Riservata
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Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. 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Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto