Alla vigilia dell’Ostensione Sindone di Torino, pubblicate nove nuove ricerche sulla Santa Sindone
Le ricerche, presentate a Bari lo scorso settembre sulla Santa Sindone, contribuiscono significativamente a dare soluzione alla principale domanda a cui la scienza da 113 anni non riesce a rispondere: come si è formata l’immagine di quell’Uomo che ha turbato e commosso l’umanità intera?
Domenica 19 aprile, le porte della cattedrale di San Giovanni a Torino si apriranno per l’Ostensione Straordinaria della Santa Sindone. Fino al 24 giugno, l’evento consentirà a centinaia di migliaia di pellegrini (le prenotazioni, provenienti da tutto il mondo, hanno raggiunto quota oltre 1 milione!) l’opportunità di vedere e venerare il Telo che, secondo la tradizione, avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla croce. Lo farà anche Papa Francesco che ha assicurato la sua presenza il 21 e 22 giugno.
L’Ostensione della Sindone si offre all’indomani di un importante workshop internazionale, ATSI 2014 “Advances in the Turin Shroud Investigation 2014” dedicato ai più recenti studi scientifici sul sacro Telo. All’evento, tenutosi a Bari lo scorso settembre 2014 e curato, a livello locale, dal sindonologo prof. Francesco Lattarulo con il supporto del Politecnico di Bari, dell’Università “Aldo Moro” e la collaborazione del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino, vennero presentate 19 nuove ricerche sulla Sindone. Di queste, dopo una attenta analisi e valutazione di un’apposita commissione, 9 sono state pubblicate su una rivista internazionale on-line specializzata, Shs Conferences.
Le ricerche sulla Santa Sindone
Le ricerche pubblicate contribuiscono significativamente a dare soluzione alla principale domanda a cui la scienza da 113 anni non riesce a rispondere: come si è formata l’immagine di quell’uomo sul telo. Fra i vari meccanismi ipotizzati in letteratura, nel workshop di Bari si è specialmente dato credito ad una fenomenologia naturale spiegabile con un complesso approccio multidisciplinare. Sono infatti state chiamate in causa simultaneamente nozioni di elettrostatica, geofisica e chimica. I risultati esposti e discussi nel workshop rivengono da esperimenti che sono stati metodicamente condotti sia in determinati siti naturali ad alto tasso di radon (gas radioattivo) ambientale, sia tramite sofisticati artifici messi a punto nel laboratorio Alte Tensioni dell’Università di Padova. Il team impegnato nelle predette indagini, dove si rileva la presenza dello stesso prof. Lattarulo, ha dedotto che un plausibile meccanismo di formazione dell’immagine umana impressa sul telo torinese sia caratterizzato dalla proliferazione di deboli scariche elettriche innescate nell’intercapedine fra il corpo esamine ed il telo sindonico che lo avvolgeva a diretto contatto. Si tratta di scariche, superficiali ai corpi conduttori, riconducibili quindi ad una fenomenologia elettrostatica che può originarsi a seguito di attività tellurica quando questa è accompagnata da una eccezionale ionizzazione dell’aria ambientale per risalita di radon dal sottosuolo. L’indagine, condotta osservandone gli effetti impressivi naturali su tessuti che avvolgevano manichini antropomorfi ed altri oggetti di varia forma, si è completata con l’osservazione microscopica delle fibrille costituenti i fili e la trama dei tessuti impiegati. Di notevole interesse è rilevare che le caratteristiche chimico-fisiche analizzate a livello microscopico dei marchi così ottenuti sono essenzialmente le stesse osservabili sulla Sindone. A livello macroscopico, il trasferimento dell’informazione tridimensionale priva di deformazione, notoriamente apprezzabile sul negativo della figura umana impressa sulla Sindone, è stato pure riprodotto in modo soddisfacente solo negli esperimenti condotti in modo naturale nei predetti siti con significativa attività tettonica ed effusione di radon. In altre parole, è stato notato che questo interessante risultato non riesce ancora perfettamente nelle simulazioni di laboratorio tramite la produzione artificiale di intensi campi elettrici idonei a ionizzare l’ambiente aereo circostante. Ulteriori tentativi sono ancora richiesti per rendere la modalità sperimentale condotta in laboratorio, che per varie ragioni di praticità e di metodo d’approccio si presenta preferibile, più aderente al processo elettrostatico naturale precedentemente richiamato.
Di notevole rilievo nel workshop sono stati inoltre gli studi comparativi fra Sindone di Torino e Sudario di Oviedo (Spagna). Una ricerca sperimentale, condotta da un gruppo di sindonologi spagnoli e sviluppatasi in due pubblicazioni complementari, ha permesso di rilevare sorprendenti concordanze fra i decalchi ematici, a livello cefalico, impressi su quei due tessuti. Per “sudario” deve intendersi un pezzo di stoffa usato un tempo per detergersi dal sudore; si ritiene che quello conservato ad Oviedo sia stato incidentalmente impiegato mentre la testa del corpo esamine era ancora in posizione verticale, quindi all’atto iniziale della deposizione dalla croce e prima della preparazione della salma nei teli funerari. Giova rilevare come la suddetta indagine comparativa sia stata successivamente confermata dai risultati recentemente pubblicati da un’altra equipe spagnola dai quali si rileva la presenza di una stessa specie di polline, tipico dell’area mediorientale, ritenuto essersi ancorato su entrambi i teli già dall’epoca degli eventi narrati nei Vangeli.
Altrettanto interessanti sono i richiami, espressi a seguito di studi condotti in ENEA (Frascati), ad ingannevoli effetti ottici che inducono ad errori di percezione visiva ed il cui effetto concreto è quello di rendere contestabili alcune lievi impronte sindoniche, sussidiarie a quella umana, associabili secondo alcuni alla presenza sul corpo dell’Uomo della Sindone di monete ed iscrizioni d’epoca greco-romana, nonché di mazzetti di fiori tipici della Palestina. Ne é scaturita la necessità indifferibile di perfezionare la riproduzione di copie sindoniche, con specifico riferimento a quelle destinate a scopi di indagine scientifica sempre più sofisticata, secondo rigorosi metodi così come sono stati proposti nello stesso workshop da un gruppo di accademici torinesi.
A queste indagini si affianca un importante studio archeologico israeliano dove si evidenzia la manifattura più raffinata del telo torinese rispetto a quella tipica dei tessuti prodotti nella Terra di Israele al tempo di Gesù. La trama del telo sindonico e la speciale torcitura del filo evocano infatti una provenienza greco-romana ed una collocazione temporale della sua produzione a telaio che può estendersi dalla dominazione romana al Medio Evo. Quest’ultima considerazione da un lato concede una possibile collocazione storica del telo torinese al tempo dei racconti evangelici, dall’altro non consente ancora di contestare in modo definitivo la controversia sulla datazione, ancora attestata all’epoca medievale, secondo il discusso ed eccezionale esame radiocarbonico eseguito nel lontano 1988.
In ambito umanistico appare di speciale interesse anche l’indagine tesa ad indicare l’uso sussidiario di un bendaggio, effettuato esternamente alla Sindone sistemata in diretto contatto con il corpo esamine, che avrebbe completato il trattamento funerario. Con riferimento alla descrizione evangelica di Giovanni, nonché in conformità alla tradizionale iconografia orientale, sarebbero questi i teli esterni che si resero immediatamente visibili a coloro che si recarono al sepolcro. Da sottolineare che l’impressione priva di deformazione della figura umana sulla Sindone risulterebbe compatibile con la sua aderenza tramite fasce esterne stringenti – quindi priva di significativi distacchi dal corpo esamine – solo in riferimento all’agente esogeno di natura elettrostatica prima accennato. Sussiste pertanto una sorprendente ancorché incidentale conciliazione logica fra i contenuti di indagini condotte in ambiti così diversi quali quello scientifico e quello umanistico.
In conclusione, alcuni elementi appaiono sempre più condivisibili sulla base di elementi scientifici aggiornati: i risultati in possesso consentono di affermare con certezza che l’immagine è stata prodotta attraverso un processo chimico-fisico naturale che ha realmente coinvolto il cadavere di un essere umano. Ben documentate, come appartenenti al gruppo sanguigno raro AB, sono le tracce di sangue presenti sul telo. Nonostante la Chiesa non abbia mai sostenuto la sua autenticità, riservandole piuttosto l’attributo di oggetto di culto che di reliquia, nessuno è mai stato in grado di riprodurre o di spiegare una presunta contraffazione della Sindone. Ora, questi studi presentati a Bari e pubblicati alcune settimane fa possono aiutare la scienza a ricostruire la storia di un Uomo che ha turbato e commosso l’umanità intera.