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Mortificazione dello studente: rimprovero del professore e reato

Martina Sapio 12 Aprile 2021
M. S.
22/09/2024

Cosa spinge un professore alla mortificazione dello studente: dal rimprovero del prof a quando si può denunciare un insegnate che umilia un alunno, per abuso di potere.

Dopo l’ennesimo caso, quale quello del professore che umilia la studentessa, iscritta alla facoltà di Medicina, si iniziano ad accendere i riflettori su un atteggiamento spesso sottovalutato.

Chiariamo immediatamente, rimproverare gli studenti affinché questi facciano il loro lavoro, è del tutto ammesso e consentito. Ma cosa succede quando ad esempio si va oltre il rimprovero e una maestra offende i suoi alunni, o un quando un insegnante prende di mira un alunno?

Alcuni parlano di frustrazione, rabbia, o semplicemente esasperazione per l’ennesima risposta sbagliata. Altri fanno riferimento ad una cattiva selezione dei docenti, o ad incapacità personali. Ma l’abuso di potere di un insegnante che non sa utilizzare i suoi mezzi di correzione è un problema serio e può costituire reato.

A distinguere da un punto di vista psicologico il rimprovero dalla mortificazione dello studente e offesa, il punto dello psicologo Carlo Romano. Invece, sarà l’Avvocato penalista Cecchino Cacciatore, a spiegarci come fare per denunciare un professore ingiusto per abuso di potere.

Mortificazione dello studente: dal caso studentessa di Medicina rimproverata all’insulto e maltrattamento

Dopo il caso del video della studentessa di medicina che scoppia a piangere durante l’esame in dad per essere stata rimproverata dal docente, abbiamo deciso di raccogliere testimonianze di altrettanti casi di mortificazione dello studente a scuola e all’Università.

“Personalmente non mi è mai capitato. Anche quando ho fatto scena muta per il panico, mi hanno sempre risposto con modi e toni calmi. Giustamente.” – Risponde D. alla domanda se avesse mai subito maltrattamenti e violenza psicologica da parte di un professore -. “Mi hanno sempre detto, con toni molto calmi, che non ero sufficiente, che sarei dovuto tornare la volta successiva. Ma tutto con toni da normale rimprovero.”

Ma purtroppo non tutti gli studenti sono così fortunati. Conosciamo il caso di un insegnante che umilia un alunno presso la scuola media nel quartiere Arenella, a Napoli.

“Alle mie medie c’era questa prof. famosa per offendere gli alunni.Racconta la sua testimonianza Alessandra A., 13 anni -. Una cosa che faceva spesso era dire a tutta la classe cose di cui aveva parlato nei colloqui di scuola. È capitato varie volte che una famiglia dicesse di avere problemi economici, di non potersi permettere i libri. Lei rispondeva che non importava, che doveva trovare i soldi, che serviva il libro per partecipare alla lezione.”

“Io ho preso molte insufficienze, ma ho avuto più del doppio delle interrogazioni di alcuni miei compagni. E questo mi ha fatto pensare che la professoressa si accanisse contro di me. Io sono stata male, fisicamente male, per due anni a causa sua. E non penso sia giusto perché l’ambiente scolastico dovrebbe essere stimolante, non nocivo. Io non mangiavo, avevo nausea, vomitavo.”

“A lei piaceva umiliare i suoi studenti, avevamo paura di lei, insultava e chiamava i ragazzi nullafacenti, diceva che non erano buoni(Diceva) che non erano portati, che erano squallidi. Criticava i livelli economici, quando lei viveva in maniera benestante.”

“Una volta mi disse: Tuo padre è proprio un signore, ma tu come hai fatto ad uscire così? Forse hai preso da tua mamma?”

Poi c’è Alessandro, che ci racconta di un caso di mortificazione dello studente all’università a cui ha assistito personalmente.

Ho assistito ad un episodio, durante un esame del mio primo anno. Un docente bocciò un ragazzo dopo una sola domanda, davanti alla madre. L’ha mandato a posto dicendogli che non era quella la sua strada, non era una persona da università. Quel ragazzo subito dopo ha cambiato università.”

Perché un professore a mortifica e offende uno studente

Gli episodi di mortificazione dello studente da parte del docente che umilia e offende sono spiacevoli, e spesso frustranti. Quasi nessuno sa come contestare un insegnante, almeno nel momento in cui l’episodio avviene. E chi lo sa non non lo fa, spesso per paura di ripercussioni e di timore reverenziale. Ma perché i professori umiliano gli studenti, insultano e mortificano?

“Si potrebbe affermare con ragionevole certezza che è il fattore dello stress che fa perdere il controllo”  – Spiega lo psicologo Carlo Romano e continua -. “Stress che ciascuno di noi può vivere all’interno della propria vita, può portare a comportamenti e dinamiche simili.”

“Un secondo fattore fa parte del sistema di credenze e valori di ogni singola persona. La relazione tra docente e alunni è per sua natura asimmetrica. Abbiamo da un lato il professionista che è colui che possiede una conoscenza/competenza. Dall’altro lato il ragazzo o ragazza che si trova nella posizione di colui che dovrebbe apprendere quella conoscenza/competenza.” – Sostiene lo psicologo -.

“A volte questo sbilanciamento si sposta dal campo delle conoscenze al campo del valore personale. Allora il prof. può essere portato a pensare di valere di più come persona e per questo avere il diritto di umiliare il proprio alunno.

“Ritengo che in generale questi due possano essere gli elementi che possano portare al nascere di tali situazioni di mortificazione dello studente. Una componente esterna, come lo stress e gli eventi di vita che ciascuno di noi vive e una componente interna, come il sistema personale di valori.” – Conclude lo psicologo Carlo Romano -.

Abuso di potere, mortificazione dello studente e reato di maltrattamento

Non complicato passare dal rimprovero per non avere fatto i compiti alle offese, umiliazioni e mortificazioni dello studente al reato di maltrattamento e abuso di potere. Ma quando si configura tale fattispecie e quando è possibile denunciare un professore per abuso di potere?

La Cassazione, con una recente pronuncia, ha affermato che il maltrattamento del professore può costituire abuso dei mezzi di correzione, un reato vero e proprio. Sulla questione, abbiamo chiesto l’opinione dell’Avvocato penalista Cecchino Cacciatore, in collaborazione con il Dott. Mattia Cirino.

Il reato di abuso dei mezzi di correzione o di disciplina rappresenta una fattispecie delittuosa prevista e punita dall’art. 571 c.p. L’indicazione dei beni giuridici tutelati dalla norma appaiono piuttosto generici. Tuttavia è evidente che la disposizione codicistica è finalizzata a proteggere l’incolumità psicofisica, nonché la dignità delle persone, soprattutto minori. Si applica nei casi in cui questi vengano esposti ad attività violenta da parte di coloro che dovrebbero essere i propri punti di riferimento.”

Le attività violente come fanno sapere gli avvocati, si sostanziano in questo caso nella mortificazione dello studente che può denunciare il professore.

“La norma sanziona con la reclusione fino a sei mesi coloro che abusano dei mezzi di correzione nei confronti della persona loro sottoposta o a loro affidata. Ma solo se dal fatto deriva un pericolo al corpo o alla mente. La pena è aggravata se dal fatto deriva una lesione personale o la morte della vittima.

“Il reato punito dall’art. 571 c.p. deve sostanziarsi in un vero e proprio abuso dello ius corrigendi. Il quale si realizza qualora il soggetto agente eserciti il proprio potere con modalità non adeguate al contesto educativo. O per raggiungere scopi diversi da quelli stabiliti dall’ordinamento statuale e giustificativi dell’attribuzione di tali strumenti di disciplina.”

“Inoltre si configura come comportamento sussumibile nella fattispecie ex art. 571 c.p. Qualunque tipo di violenza, fisica o morale, ancorché minima ed orientata a scopi educativi, così come peraltro statuito recentemente dalla stessa Corte di Cassazione.”

“Tale pronuncia giurisprudenziale è altresì rilevante in quanto fissa il limite dei rimedi educativi adottabili dall’insegnante nei confronti dei propri alunni. Non possono essere considerati leciti strumenti di disciplina esercitati in modo deviato rispetto a quello ordinariamente previsto e consono alle finalità correttive”. – Conclude l’avvocato Cecchino Cacciatore e il suo collaboratore -.

© Riproduzione Riservata
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Martina Sapio Studentessa di Giurisprudenza alla Federico II di Napoli, scrivo per la sezione Attualità e vedo nel giornalismo il modo migliore di mettere in pratica le mie conoscenze. Ho sempre amato scrivere così come ho sempre amato informarmi sul mondo che mi circonda, sul suo modo di cambiare e di evolversi. Per questo ho deciso di iniziare ad esplorare questo mondo. Capire da quali meccanismi è mossa la nostra società. Mi interesso in particolar modo di politica e di tematiche economiche, sia di carattere nazionale che internazionale, di come queste costanti influenzino tutti noi. Nello scrivere cerco di essere quanto più diretta e chiara possibile: un lavoro di ricerca e di rifinitura che ha come obiettivo la sola, vera informazione. Leggi tutto