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NEBULA “Apollo”

23 Giugno 2006
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14/05/2024

La cifra che distingue maggiormente “Apollo” da “Atomic Ritual” è la qualità della produzione.

Per quest’album degli americani Nebula, nLa cifra che distingue maggiormente “Apollo” da “Atomic Ritual” è la qualità della produzione. Per quest’album degli americani Nebula, nati da una costola dei Fu Manchu, virano su un sound quasi vicino alla NWOBHM, in stile Samson o Iron Maiden del periodo Di Anno. Basso nitido, chitarre mediose e poco spesse, infiltrate di flanger, chorus ed inserti psichedelici, rappresentano una leggera sterzata rispetto al passato. Ne sono esempio la opener “Loose Cannon”, “Future Days” introdotta da una melodia di sitar, o la punk oriented “Fever Frey”. Con “Lightbringer”, “Ghost Ride”, “The Alchemist”, “The Eagle has Landed” o “Fruit of My Soul” torniamo più sul terreno classico dello stoner fuzzoso, tirato, vicino ai cugini Fu Manchu, ai Mudhoney o ad “antenati” come gli Atomic Rooster (“Decadent Garden” sembra quasi una cover). Un versante questo, su cui sembra si trovino più a loro agio. Un album nella norma, un rock ragionato negli arrangiamenti, un po’ retrò (in senso buono) e di facile ascolto ma, forse, non pienamente riuscito.

© Riproduzione Riservata
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