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“Sapienza”: tra gli atenei più importanti d’Italia

2 Luglio 2010
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25/04/2024

L'università di Roma "Sapienza" si è classificata fra i tre ateni più importanti di Italia, assieme all'Università di Pisa e alla Statale di Milano.

Controcampus Controcampus Controcampus L’università di Roma “Sapienza” si è classificata fra i tre ateni più importanti di Italia, assieme all’Università di Pisa e alla Statale di Milano. Nella classifica europea, il primo ateneo romano si è stabilito al trentaquattresimo posto. Il risultato a livello mondiale è di essersi posta tra i primi cento. Ed è molto apprezzata per i livelli di ricerca nei campi della tecnologia e delle scienze matematiche fisiche e naturali, l’Arwu l’ha posta sempre tra i primi cento.

Nonostante il numero degli iscritti nelle università italiane sia in calo, la “Sapienza” resta uno degli atenei con il maggior numero di iscritti, 145mila studenti. Ma ancora qualche contro resta: il sovraffolamento delle classi di alcuni corsi di laurea fa si che il rapporto docente / studente non sia così diretto; inoltre, alcuni vecchi epiteti come “esamificio” resistono tuttora. Infine, i servizi lasciano un po’ a desiderare e la qualità della didattica, qualche volta di troppo i professori la lasciano in mano ai ricercatori.

L’università “Sapienza” è uno degli atenei di cui brillano le ricerche nel campo della Fisica teorica, della Genetica e Medicina molecolare, dell’Archeologia e della Filologia classica, dell’Econometria e del Diritto Romano. Le cui ricerche vengono apprezzate e riconosciute nel valore anche in atenei di altre nazioni.

L’ateneo ha, infatti, retto il passo con i tempi, realizzando centri di ricerca eccellenti, rinomati anche all’estero: due nazioni, Russia e Cina, con un molto fervido scambio di idee tra le loro università e la “Sapienza“, attraverso la consulenza dei romanisti della facoltà di Legge dell’ateneo romano, stanno aggiornando il loro diritto civile.

I ricercatori hanno ottenuto molte soddisfazioni per il loro lavoro, ciò è dovuto a vari fattori, tra cui soprattutto il lavoro di persone brillanti nei loro campi, ma anche la scelta doverosa di dare degli incarichi esclusivamente per meritoracrazia. Il tutto ha avuto anche una facilitazione burocratica dovuta alla crescente autonomia dei dipartimenti.

Il Rettore Frati, a capo di questo enorme ateneo, ha riferito: «Ci sono settori che per essere competitivi richiedono una massa critica di ricercatori che i piccoli atenei non si possono permettere, salvo che diventino mono-disciplinari, come per esempio i Politecnici. Mentre tra le università generaliste la massa critica e raggiunta solo dagli atenei medio-grandi».

Il Rettore Frati ha continuato affermando che: «Il problema reale è quello di riuscire a organizzarsi in termini di qualità. Negli ultimi anni “La Sapienza” ha corretto e sta ancora correggendo il proprio modello organizzativo, sia elevando il numero minimo di afferenti ai dipartimenti sia dando ai dipartimenti responsabilità piena, oltre che sulla ricerca, anche sulla didattica – è il modello anglosassone che esprime le migliori università nel ranking internazionale – sia introducendo il criterio meritocratico secondo valutazione, introdotto dalla Riforma Gelmini, che a mio avviso rappresenta la più importante innovazione normativa degli ultimi 30 anni».

Di Emilia Basile

© Riproduzione Riservata
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