Con l’inizio ritardato del nuovo anno accademico si sono delineate non poche difficoltà nelle principali università venete e bolognesi.
Il 72,4% dei ricercatori di Verona, il 60,4% di Venezia e il 43,7% di Padova infatti hanno aderito al suddetto sciopero rifiutando, quindi, di sostenere lezioni agli studenti universitari. Lo stesso accade in Emilia Romagna dove sono già 372 i ricercatori nel solo ateneo bolognese che hanno già dichiarato la loro partecipazione al blocco dell’attività didattica.
Forti le preoccupazioni per studenti e famiglie in quanto le previsioni per l’anno accademico in arrivo risultano alquanto disastrose.
I rettori delle suddette università dichiarano che non lasceranno che una simile situazione danneggi gli studenti.
A Padova, Venezia e Verona infatti si cercherà di limitare i danni non lasciando le cattedre vuote. Infatti ogni ricercatore assente verrà sostituito da un professionista esterno con contratto a termine.
Stessa soluzione con scadenza lo scorso 17 Settembre, percepita dai ricercatori come un “ultimatum – minaccia” e poi ulteriormente posticipata, è stata attuata dal rettore dell’università di Bologna.
Mario Bove