>
  • Tassone
  • Catizone
  • Ferrante
  • Quaglia
  • Falco
  • Casciello
  • Gnudi
  • Scorza
  • De Leo
  • Leone
  • Rossetto
  • Andreotti
  • Santaniello
  • Dalia
  • Alemanno
  • Valorzi
  • Crepet
  • Cocchi
  • Bruzzone
  • Coniglio
  • Pasquino
  • Carfagna
  • Bonetti
  • di Geso
  • Romano
  • Chelini
  • Ward
  • De Luca
  • Buzzatti
  • Cacciatore
  • de Durante
  • Barnaba
  • Grassotti
  • Liguori
  • Boschetti
  • Miraglia
  • Antonucci
  • Napolitani
  • Meoli
  • Califano
  • Baietti
  • Gelisio
  • Rinaldi
  • Quarta
  • Paleari
  • Mazzone
  • Algeri
  • Romano
  • Bonanni

Stage in Italia: normativa più stringente e controlli anti-sfruttamento

8 Novembre 2010
.
20/04/2024

Lo stage nasce con l’ottica di colmare il gap che da sempre esiste nel nostro sistema di istruzione e formazione con il mondo del lavoro.

Questo strumento è stato snaturato rispetto al disegno originale quando le maglie a livello legislativo si sono troppo allargate. Esordisce così il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni nell’intervista rilasciata a RStv a proposito dell’argomento stage e tirocini e del loro configurarsi al contempo come soluzione ma anche problema nei processi di inserimento nel mondo del lavoro.

Il Problema Stage – Lo stage oggi troppo spesso risulta” disancorato ad un effettivo percorso di formazione“, senza che il requisito anagrafico dell’età agisca da discriminante e senza rispettare sempre la pertinenza tra lo strumento formativo e il settore d’impiego. E in effetti se si osservano svariati casi in cui lo stage viene sottoposto a ragazzi e ragazze over 30 per i quali, rispetto soprattutto all’età, sarebbe più opportuno configurare l’esperienza di learning on the job all’interno di un contratto di apprendistato (forma senz’altro più confacente dello stage o tirocinio per i maggiori diritti a cui la persona accede), è possibile avanzare dei sospetti sul reale utilizzo di questo strumento come escamotage di comodo per reclutatori e datori di lavoro.

Altre questioni come il rapporto con il tutor aziendale (e l’effettività della sua funzione di “responsabile formativo”), la durata, i sussidi, il grado di attinenza del mansionario alle capacità e competenze che sulla carta si dichiara saranno sviluppate, il numero degli stage “normalmente” necessari prima di essere posti di fronte ad un contratto di lavoro, sono direttamente coinvolte nel dibattito sul divario tra il valore formativo dichiarato e quello effettivo dello strumento stage.

La ricetta e l’appello – Questioni non toccate dagli interventi dell’intervista in cui però il ministro tratteggia il problema generale della concezione e del’utilizzo degli stage come un problema di norme e controlli: Bisogna cercare di fissare dei paletti minimi e cioè darsi garanzie rispetto all’utilizzo degli stage, sul tipo di lavoro e di ambito occupazionale cioè ancorare lo stage al periodo di istruzione e formazione e quindi al dato anagrafico dello/a stagista. Ai problemi susseguenti ad una normativa generica e disomogenea si aggiungono quelli inerenti alle funzioni di controllo e ispezione circa il corretto (cioè legale) utilizzo dello stage o del tirocinio e della relativa mancanza di strumenti efficaci per reprimere l’illegalità legata agli stage.

Ma a proposito di quest’ultimo punto il ministro traccia il quadro del sistema dei controlli, che oltre alle azioni dell’ Ispettorato del Lavoro si completa con la collaborazione degli stessi stagisti e stagiste: “è fondamentale anche il lavoro di denuncia dei ragazzi…tanti ragazzi e ragazze non denunciano il fatto che svolgono un lavoro subordinato inquadrato come stage”;
dal punto di vista del singolo stagista è comprensibile che il fatto di vivere l’esperienza (magari la prima o magari quella agognata dopo altre esperienze “minori”) con delle forti aspettative circa il futuro impiego (le aziende stesse non declinano quasi mai a rendere nota nei loro annunci di recuitment la quota di placement nel post-stage) possa distogliere dall’intento di auto-tutelarsi, denunciando l’uso illegale dello stage ma, ricorda il ministro, “ si può denunciare anche dopo..si può andare dal giudice del lavoro e si può dire: per favore potete verificare se il lavoro che io ho fatto da stagista era effettivamente un lavoro di formazione per me o era piuttosto un lavoro subordinato che non mi p stato pagato?”.

Non vi sono stime precise di quanto questo atteggiamento (che si direbbe da cittadino oltre che da lavoratore consapevole) sia poco diffuso ma è pur vero che anche se è più facile smuovere gli animi raccontando l’ingiustizia subita sul proprio blog o sul forum di una community, contribuendo alla bad reputation dell’azienda o ente “incriminato” e a fomentare l’attenzione e l’opinione attorno a problemi del genere, ciò risulta comunque una preferenza accordata ad un’agire che non colpisce direttamente il nucleo del problema, mentre l’azione di esporsi, segnalare, denunciare a chi di dovere sarebbe la prima cosa da fare nell’ottica della risoluzione di un problema che diventa sempre più comune.

Stage nel pubblico – Anche la proposta di far si che a stage e tirocini svolti presso un ente pubblico venga attribuito un punteggio utile a fini concorsuali, il ministro ribadisce la necessità di redigere e approvare una norma omnibus che, tra i tanti altri aspetti, tratti chiaramente anche il rapporto tra stage e concorsi, oggi assolutamente misconosciuto, ed in cui sicuramente si dovrà applicare un criterio di pertinenza tra mansione svolta nel pubblico e figura professionale selezionata con quel determinato concorso.

Il No al rimborso spese – Il ministro si dichiara non favorevole ad accordare un rimborso spese minimo ai tirocinanti perché, spiega, “se noi facciamo questo rischiamo di trasformare lo stage in un contratto di lavoro” compiendo l’errore di trasformare lo stage “nell’ennesimo contratto atipico che consente lo sfruttamento” e finendo per legalizzare ciò che accade e non dovrebbe accadere perché illegale. Le norme di garanzia devono misurarsi con la ragion d’essere dello stage inteso come esperienza-ponte professionalizzante tra università e mondo del lavoro, o, come si dice grossolanamente ma efficacemente, tra teoria e pratica.

In realtà la questione dell’erogazione di una retribuzione minima (che se chiamato “rimborso spese” figura direttamente e inequivocabilmente come mero supporto all’espletamento dell’esperienza stessa e dunque si tratterebbe sempre di somme a quest’ultima commisurate) si lega ad un altro problema, che sta “a monte” di ogni esperienza formativa e professionalizzante: il problema di mettere in condizione i meritevoli di accedere alle esperienze che sviluppino al meglio capacità e competenze, senza che i condizionamenti dovuti alla classe sociale di origine falcino in misura determinante e in modo penalizzante le possibilità di accesso, non potendo fare a meno di richiamarsi all’articolo 3 della nostra Costituzione.

Il miglior stage per i migliori diventa propriamente un’utopia se non si sopperisce a tutto ciò che rende possibile un’esperienza del genere: la mobilità non è solo questione di diritto allo studio ma più ampiamente di diritto alla formazione, processo che comprende giustamente sedi ed esperienze extrauniversitarie. Collateralmente, il mancato accesso e sostegno alla mobilità pro-formazione colpisce anche la crescita dell’autonomia della persona.

Stage e Istituzioni – Tutto ciò chiama in causa l’importanza dell’opera di partenariato tra istituzioni e imprese, all’interno del quadro UE (in attesa anche dei risvolti dopo la risoluzione del Parlamento Europeo): laddove tale rapporto è più sviluppato si offrono sistematicamente le occasioni migliori. Ma spesso la regionalizzazione dei percorsi di formazione sbarra le porte a ragazzi e ragazze che non hanno il requisito di risiedere nella regione in cui si situa l’ente che eroga la prossibilità di svolgere tirocinio. Oggi assistiamo ad episodi di riduzione delle possibilità per giovani redidenti in Campania, allo sviluppo di nuove possibilità per i giovani inoccupati della Basilicata (consultare il B.U.R dello scorso 1 settembre), al fiorire costante di possibilità per i residenti in Emilia Romagna. Ma
se fondi e competenze sono regionalizzati, il patrimonio rappresentato dai cervelli di tutti i talenti italiani non conosce altra latitudine che la Nazione.

Raffaele La Gala

© Riproduzione Riservata
© Riproduzione Riservata