il “Desulfovibrio vulgaris”, un batterio in grado di mangiare i depositi neri che ricoprono statue, portali, facciate di chiese e monumenti.
La scoperta è merito dei ricercatori del Dipartimento di scienze e tecnologie alimentari e microbiologiche della facoltà di Agraria di Milano, diretti dalla professoressa Claudia Sorlini. Tecnicamente, il batterio trasforma i solfati in idrogeno solforato, i nitrati in azoto molecolare e la sostanza organica in anidride carbonica, tutti gas che poi si disperdono nel’aria.
I batteri, fatti crescere in coltura, sostituiscono così i prodotti chimici e le azioni meccaniche. Si cancellano così le tracce del tempo cosa che sicuramente il grande storico e critico d’ arte Cesare Brandi non avrebbe approvato.
Secondo lo studioso infatti, il restauro avviene secondo coscienza.
Ogni opera d’ arte ha un’unità potenziale che il restauro deve mirare a ristabilire. Diceva Brandi:”Qualsiasi comportamento verso l’ opera d’ arte ivi compreso l’ intervento del restauro dipende dall’ avvenuto riconoscimento o no dell’ opera d’ arte come opera d’ arte. Molto importante per il teorico è anche la Patina che dal punto di vista estetico dovrà essere sempre conservata. Ora ci chiediamo, con l’ avvento della tecnologia e delle scoperte scientifiche le “nostre” opere d’ arte conserveranno sul serio l’ aspetto originario o lasceremo ad un batterio il loro destino?“.
Ai posteri l’ ardua sentenza…
Carmen Cospite