La risposta degli studenti a quanto pare non si è fatta attendere: abbiamo distribuito 600 guide del C.a.o.t (Centro Ateneo Orientamento e Tutorato ,ndr) e sulla stima reale della manifestazione penso che abbiamo raggiunto le mille presenze al giorno, ci dice, visibilmente soddisfatto, Antonio Santoro, tra i responsabili di Vivi Unisa, che continua spiegando come non si è trattato di preventivare un atto di semplice presenza ma di andare oltre: non basta solo il fatto che gli studenti erano qui all’università ma bisognava creare una situazione coinvolgente che potesse invitare tutti a partecipare attivamente.
Ispirate da una cultura del servizio e della condivisione, le associazioni universitarie si danno il compito di creare occasioni di coinvolgimento nella vita universitaria, servizi di informazione continuativa, supporto “dal basso” nei percorsi di studio nel coordinamento di realtà eterogenee. ASP ad esempio, continua Santoro, condivide con i propri iscritti una piccola libreria in che conta circa 100 volumi inerenti le materie del nostro corso di laurea. Insieme con le altre associazioni abbiamo creato una vera e propria rete che vuole operare sul campus in tutte le singole facoltà e trovando unione in occasioni come questa, che dimostrano il ritorno di un’azione coordinata che è mancata alla rappresentanza studentesca negli ultimi anni
Le 8 associazioni protagoniste di Vivi Unisa e la collaborazione del CUS, dell’ Azienda Regionale Diritto allo Studio e di Unisound hanno concretizzato con questa iniziativa autofinanziata la necessità delle varie anime della rappresentanza studentesca di “fare rete”, un modus operandi che parte dai singoli e che risulta non solo utile ma necessario soprattutto se i fondi scarseggiano. Perché, come conclude Santoro, citando Kennedy, non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te ma piuttosto cosa puoi fare tu per il tuo Paese. Ognuno deve interpretarsi come una risorsa in cui vive ed opera.
Raffaele La Gala