Da quel momento la mia e-mail è intasata di loro proposte di Master, dottorati e simili, il cui costo varia dai cinque ai sei triliardi di euro.
Sarà una mia mancanza, ma non mi sono mai sentita coadiuvata, supportata o seguita da Almalaurea nel mio percorso post-universitario.
A quanto pare, però, qualcosa la fa: “Mette in relazione aziende e laureati per essere punto di riferimento per tutti coloro che affrontano le tematiche degli studi universitari, dell’occupazione e della condizione giovanile.”
“Dall’ultimo rapporto (il XII Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani) – spiega il rettore dell’Università dell’Aquila prof. Ferdinando di Orio – emerge una situazione lavorativa dei laureati nell’Ateneo aquilano sostanzialmente più favorevole rispetto a quella nazionale”.
Il lavoro stabile “spetta”, a un anno dalla laurea, 50 laureati su cento di primo livello dell’Aquila, molto di più della media nazionale che è del 39%.
Il guadagno si attesta su valori superiori alla media nazionale: a un anno dalla laurea i laureati di primo livello dell’Aquila guadagnano 1.177 € mensili netti contro i 982 € della media nazionale.
Per quanto riguarda i laureati specialistici, (a un anno dalla conclusione del corso di studi), risulta occupato il 58%, invece la media nazionale è del 56%.
Riassumendo, in media, il lavoro è stabile (dopo appena un anno) per 47 laureati su cento dell’Aquila (la media nazionale è del 35%).
Il guadagno è superiore alla media nazionale: 1.127 € mensili netti, contro i 1.078 del complesso dei laureati specialistici.
Almalaurea tiene a farci sapere che con il trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo le performance occupazionali migliorano.
A tre anni dal titolo, l’80% è occupato. La quota di occupati stabili cresce apprezzabilmente (quasi 20 punti percentuali) tra uno e tre anni dal titolo, raggiungendo il 66% degli occupati.
Un quadro idilliaco, che il Rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila, giustifica dicendo: «La situazione più favorevole per i laureati nel nostro Ateneo è spiegata dalla qualità dell’offerta formativa e dall’attività di Job Placement sviluppata negli ultimi anni. Si conferma, tuttavia, un quadro occupazionale nazionale in difficoltà, seppure con un’intensità minore rispetto a quella dell’anno passato. Sono penalizzate soprattutto le donne e il Mezzogiorno. In tal senso è necessario investire maggiormente sulla formazione e sulla ricerca nonché su adeguate politiche industriali e di sviluppo».
Ci fa piacere tutto questo, ma ci auguriamo che questa collaborazione Univaq/Almalaurea non sia solo un modo per strumentalizzare L’Aquila e quanto accaduto nel 2009, per “coprire” enormi lacune che ancora assillano l’Ateneo aquilano.
Lucia Celenta