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il teatro romano arcaico-latino-

Redazione Controcampus 15 Marzo 2012
R. C.
13/05/2024

IL TEATRO ROMANO ARCAICO   LA SCENA Fra il 240 a.

C. e l’età dei Gracchi, la cultura romana conosce una fioritura di opere sceniche e di rappresentazioni teatrali. Fioriscono corporazioni professionali, degli autori e degli attori; si sviluppano polemiche letterarie e dichiarazioni di poetica.

I principali generi teatrali romano sono, in origine, prodotti d’importazione. Di origine greca sono:

  • il principale genere comico, la palliata, così definita dal pallio, il tipico abbigliamento dei Greci;
  • il principale genere tragico, la cothurnata: i cothurni sono gli altissimi calzari degli attori tragici greci.

Gli autori di palliate e coturnate presentano le loro opere non solo come ambientate in Grecia, ma anche come derivate da modelli greci.

Non è in contraddizione con questa tendenza lo sviluppo di una palliata ed una coturnata “romane”, che si chiamarono rispettivamente togata o trabeata e praetexta (dall’abbigliamento dei magistrati romani). Si tratta di rigenerazioni “romane” dei corrispondenti generi greci, rette dagli stessi canoni drammaturgici e rispondenti alle stesse tendenze stilistiche.

Anche i termini tecnici della drammaturgia sono tutti di origine greca o etrusca.

Tito Livio precisa, invece, che l’origine degli spettacoli romani è etrusca. La spiegazione potrebbe essere che l’Etruria abbia mediato verso Roma la diffusione degli spettacoli.

L’istituzione di pubblici spettacoli organizzati dallo Stato romano fu un passo di grande importanza. L’occasione era contrassegnata da pubbliche cerimonie religiose: la sede regolare del teatro latino, infatti, era rappresentata dal ricorrere di feste e solennità religiose. Le feste erano un momento di aggregazione, ma non sembra che il teatro latino abbia al suo interno una forte presenza di tematiche connesse alla sensibilità religiosa.

La più antica ricorrenza teatrale è quella legata alla celebrazione dei ludi Romani, in onore di Giove Ottimo Massimo: ai ludi Romani del 240 a.C., Livio Andronico mise in scena il primo testo drammatico “regolare”, una tragedia su modello greco. Questa data era sentita dai Romani come quella dell’inizio del loro teatro “nazionale”.

Se prendiamo come riferimento l’età di Plauto e Terenzio, abbiamo quattro ricorrenze annuali deputati alla rappresentazione di ludi scaenici:

  • i ludi Romani;
  • i ludi Megalenses, in onore della Magna Mater;
  • i ludi Apollinares;
  • i ludi plebeii, dedicati a Giove Ottimo Massimo.

Ad organizzare i ludi erano gli edili o i pretori urbani. Il contesto dei ludi prevedeva anche giochi di gladiatori.

Il carattere statale ed ufficiale dell’organizzazione ha due conseguenze. La prima è che i committenti delle opere teatrali si identificavano con le autorità: la natura della committenza spiega la scelta di determinati argomenti. La praetexta, dunque, aveva non solo una tematica nazionale e nazionalista, ma anche un riferimento a singole figure politicamente influenti. L’importanza dei committenti, tuttavia, non poteva cancellare l’importanza del pubblico, rappresentanza composita e generale di tutta la società romana.

La seconda conseguenza tocca la commedia. La commedia latina non esercita critica sociale e di costume: il mondo della commedia può essere realistico, ma non ha punti di contatto con la sfera dell’attualità politica.

Nel 207 a.C. fu fondato il collegium scribarum histroniumque: è d’importanza storica che queste attività fossero socialmente riconosciute, anche se il riconoscimento fu limitato. L’assunzione del greco del termine poeta indica il crescere di una sempre più elevata autocoscienza: il riconoscimento sociale andò crescendo con il successo del pubblico e con il consolidarsi dei legami tra autori ed aristocrazia.

Gli oneri finanziari erano dello Stato, rappresentato dai magistrati organizzatori. I magistrati, tuttavia, dovevano trattare con gli autori e con il capocomico o dominus gregis, che dirigeva la compagnia, faceva da impresario e poteva collaborare con gli autori: famoso è rimasto Lucio Ambivio Turpione.

Il primo teatro in pietra fu edificato a Roma solo nel 55 a.C.: prima esistevano solo strutture provvisorie, in legno. Le rappresentazioni della palliata, impostata sui modelli della Commedia Nuova di Atene, erano in grado di riprodurre, sulla scena, gli allestimenti del teatro greco. L’azione si svolgeva in esterni, di fronte a due o tre case, collocate su una strada che portava da un lato al centro della città, il foro, e dall’altro verso l’esterno.

Un aspetto fondamentale era l’uso di maschere: usate almeno dalla metà del II secolo a.C., erano fisse per determinati tipi di personaggi: il vecchio, il giovane innamorato, la matrona, la cortigiana, il lenone, lo schiavo, il parassita, il soldato. La loro funzione era di far riconoscere, sin dall’inizio dell’azione scenica, quale fosse il “tipo” del singolo personaggio. L’uso di questi tipi ebbe un forte influsso sulla poetica dei commediografi latini.

Un attore, cambiando maschera e costume, poteva recitare più di una parte. Fra gli attori esistevano gerarchie di abilità e specializzazione. Gli attori, tuttavia, non erano mai uomini nati liberi, e la loro professione recava il marchio dell’infamia.

 

LE FORME

L’autore di palliate che conosciamo meglio, Tito Maccio Plauto, scrive commedie non divise in atti e composte di parti cantate e recitate. Il teatro plautino comprendeva tre modi d’esecuzione e formalizzazione metrica:

  • le parti recitate senza accompagnamento musicale, scritte in senari giambici;
  • le parti “recitative”, in cui era presente un accompagnamento musicale, in settenari trocaici;
  • le parti “cantate”, composte in una straordinaria varietà di metri.

Questi tipi di verso trovano dei corrispondenti nel sistema della metrica greca classica, ma ognuno di essi manifesta di aver subito profondi adattamenti. La struttura metrica della palliata offre una notevole impressione di ricchezza e musicalità. Erano grandi le differenze rispetto alla struttura formale dei modelli, che erano i testi della Nša, la Commedia Nuova fiorita ad Atene nel IV secolo a.C.

Queste opere erano divise in atti e composte solo di parti “recitate” o “recitative”, quindi scritte in trimetri giambici o tetrametri trocaici catalettici. Da questa restrizione metrica, la Nša traeva un suo effetto di “realismo borghese”, che trovava rispondenza nella scelta di uno stile misurato e realistico e nella conduzione dei personaggi e dell’intreccio. L’uso di parti musicali era confinato ad un artificio formale ed estrinseco, gli intermezzi, le pause che marcavano la divisione tra un atto e l’altro e che consistevano in esecuzioni musicali.

La palliata di Nevio e di Plauto lascia cadere la divisione in cinque atti, ma ritrova, nelle parti cantate, un elemento sostanziale della presentazione scenica. La “riscrittura” degli originali ateniesi, dunque, diventava un’operazione di passaggio a nuovi codici espressivi. Non solo si riscrivevano e si rimodulavano situazioni: nasceva anche l’impulso a creare nuove situazioni. Alcuni caratteri originali della commedia plautina vanno messi in rapporto con queste trasformazioni: il “lirismo comico” è un fenomeno parallelo a queste tendenze metrico-espressive.

Meno chiare ed organiche sono le cognizioni sulla tragedia romana arcaica. La struttura della tragedia attica prevedeva un alternarsi di parti dialogate, recitate o “recitative” e di parti liriche; di queste ultime, l’aspetto più qualificante era la presenza di grandi costruzioni “strofiche”, i cori: erano musicali e danzati, interpretati da gruppi di attori, che nella struttura drammaturgica avevano una funzione limitata o passiva. La funzione delle parti corali nell’intreccio era di commento all’azione: lo stile era separato da quello delle parti “individuali”.

I tragediografi latini non disponevano strutture necessarie a riproporre nel teatro romano le inserzioni corali del teatro attico. Erano necessari, dunque, dei cambiamenti nella “riscrittura” degli intrecci attici.

I tragici latini ovviarono a questo “vuoto” alzando tutto il livello stilistico dei loro drammi. I poeti tragici latini sfruttarono “calchi” della lingua poetica greca, neologismi, prestiti dal linguaggio ufficiale della politica, della religione e del diritto. Riuscirono, in questo modo, a dotare la tragedia di un suo linguaggio identificabile.

Mentre nella tragedia attica la maggior parte del dramma è impostata sul “colloquiale” trimetro giambico, nella tragedia romana il senario appare in minoranza: maggiore spazio hanno altre soluzioni, caratterizzate da temperature stilistiche e sentimentali, come i “recitativi” in settenario trocaico ed i cantica. Questo rialzo complessivo veniva a compensare la perdita degli intermezzi corali. Certe peculiarità del genere tragico romano, prima fra tutte la crescita del p£qoj, sono collegate a questa transcodificazione.

La cultura romana si trova in possesso di un suo sistema teatrale “alla greca”. Certe soluzioni, tuttavia, restavano provvisorie ed affrettate. Il sistema teatrale attico del IV secolo a.C. si basava su una divisione di stili: per staccarsi dal “realismo” del linguaggio comico, la tragedia greca attingeva alle riserve della lingua epica e lirica ed alle tradizioni di parlate non attiche. Per la giovane poesia romana, il nuovo sistema non aveva un passato letterario tanto ricco.

 

UN “SOTTOGENERE” TEATRALE: L’ATELLANA

A fianco del teatro “regolare”, continuò a correre il successo di un genere popolare, l’atellana, accostato alla nostra commedia dell’arte. La penetrazione dell’atellana a Roma (il nome viene dalla città di Atella, nella zona della Campania di cultura osca), dovette cominciare prima dell’istituzione di un teatro letterario e regolare. Questi spettacoli si basavano su canovacci rudimentali: un intreccio scenico che prevedeva equivoci, incidenti farseschi e bisticci, battute salaci. I canovacci comportavano delle maschere fisse e ricorrenti.

Influssi dell’atellana sul teatro regolare e grecizzante sono molto verosimili: l’atellana assimilava elementi di tradizione culturale greca e magnogreca.

La farsa italica conobbe una rinascita nella prima parte del I secolo a.C., quando assunse caratteri letterari più regolari, senza rinunciare all’uso di un linguaggio popolaresco e sbrigliato.

 

LA TERMINOLOGIA ROMANA DEI GENERI TEATRALI

  • Fabula: il termine generico può essere riferito a qualsiasi tipo di testo teatrale.
  • Palliata: commedia di ambiente greco (adattamento di un originale della Commedia Nuova ateniese); i personaggi indossavano un abito greco, il pallium, opponibile alla toga che contraddistingue i Romani.
  • Togata: qualsiasi opera teatrale di ambientazione romana; per lo più, una commedia di ambiente romano.
  • Tabernaria: opera comica di ambientazione romana; il termine non è distinto da togata, ma sembra avere una connotazione più “bassa” (taberna, infatti, si usa in latino per “casupola” oppure “osteria”).
  • Trabeata: neologismo che indica un esperimento occasionale; il termine deriva dalla trabea, l’abbigliamento tipico dei cavalieri, che si applicava per designare delle commedie “borghesi”.
  • Crepidata e cothurnata: termini che identificano le tragedie di ambientazione greca; il cothurnus era l’alta calzatura tipica degli attori tragici greci, mentre crepidata deriva da crepida, il sandalo alla greca.
  • Praetexta: la toga praetexta era la toga indossata dai magistrati romani, contrassegnata da una striscia di porpora; il termine indica tragedie di ambientazione romana.
© Riproduzione Riservata
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Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto