In attesa che inizi la seconda prova d’ammissione (che si svolgerà in giorni diversi, a descrizione delle università, differentemente da quanto accaduto per la prima prova) ci siamo concessi una chiacchierata con Agostino, ventiseienne laureato in filosofia, che ha superato la prima prova del Tfa della classe di concorso A037.Un dialogo interessante che si è soffermato soprattutto sulle speranze e le difficoltà riscontrate dai ragazzi che ripongono in questo corso di formazione le ultime speranze di poter diventare insegnanti. Non sono state tralasciate, giustamente, anche alcune critiche rivolte al Ministero per la scarsa attenzione posta nella stesura dei quiz della prima prova e tanti dubbi sono stati sollevati sul sistema di selezione scelto da Profumo, per selezionare la futura classe d’insegnanti.
1) Agostino, per quale classe di concorso hai provato l’accesso al Tfa e come mai hai scelto di tentarli a Modena anche se sei campano? Cosa ti ha spinto a non prendere in considerazione Salerno e Napoli?
Con una laurea specialistica in filosofia e 36 CFU ottenuti nelle varie discipline storiche, l’unica classe di concorso a cui ho la possibilità di accedere è la A037, quella appunto relativa all’insegnamento della storia e della filosofia nei licei. Perché ho scelto Modena? In tutta sincerità: per il semplice fatto che quella mi è sembrata l’Università dove il rapporto tra partecipanti al test preselettivo e posti disponibili fosse più vantaggioso che in altre. Basta pensare che nella sola Emilia, per la mia classe di concorso, il Ministero ha annunciato la disponibilità di ben 100 posti, a fronte dei quali i 25 indicati in Campania (tutti peraltro alla Federico II di Napoli, e nemmeno uno a Salerno) sono obiettivamente troppo pochi. E adesso, col senno di poi, posso dire di aver fatto un’ottima scelta.
2) Che metodologia di studio hai adottato per arrivare preparato alla prova?
In mancanza di indicazioni precise da parte del Ministero sugli argomenti che sarebbero stati affrontati nei test, mi sono trovato in qualche modo costretto a ripassare a grandi linee gli interi programmi di storia e filosofia studiati nei licei. In poche parole, tanto per darti un’idea della mole d’informazioni che ho dovuto assimilare in questi due o tre mesi, da Talete a Chomsky, dai Sumeri a Mario Monti.
3) Come giudichi il livello di difficoltà del test? Molti si sono lamentati dell’eccessiva difficoltà.
Per quanto riguarda la mia classe di concorso, devo dirti che, mettendo per ora da parte le pur legittime polemiche sull’ambiguità di alcune domande, ho trovato giusta la difficoltà del test che ho affrontato. Non elevatissima, ma nemmeno troppo scadente. Non le domande da un milione di dollari di Gerry Scotti, ma neanche quelle telefoniche di Carlo Conti. Accessibile, tutto sommato, a chiunque fosse giunto lì con un discreto grado di preparazione. Per quanto riguarda invece altre classi di concorso (mi riferisco in particolare alla A036 e alla A245-A246), ritengo davvero eccessivo il livello di difficoltà dei quiz redatti dal Ministero, tale da far persino sembrare fondate le ipotesi “complottistiche” sull’intenzione ministeriale di falcidiare quanti più candidati possibili. Ad ogni modo, sì, penso che le lamentele giunte da quelle classi di concorso siano più che giustificate: non è per niente normale che soltanto lo 0,3% dei partecipanti abbia superato il test di Filosofia, psicologia e scienze dell’educazione, e che in ben 8 università italiane non ci sia stato neanche un ammesso; così come non è ammissibile che nella classe di Francese abbiano superato il test solo una novantina di candidati su quasi 900 posti disponibili. Sulla rete gira un simpatico video, tratto dal film “La caduta”, in cui c’è Hitler incazzato nero che sbraita e urla ai suoi più stretti collaboratori: “Avevo chiesto una selezione, non una strage!”
4) Come valuti il metodo adottato dal Ministero per le selezioni di accesso al Tfa?
Ecco, è questo il punto. Secondo me è una pura assurdità, nonché un danno alla scuola pubblica e per esteso all’intera società italiana, pensare di poter selezionare i futuri insegnanti spiattellando, davanti agli aspiranti, 60 domande con 4 opzioni di risposta per ognuna di esse, tra le quali indovinare (perché in molti casi di questo si tratta) quella corretta. È un criterio di selezione in perfetto stile statunitense, che pretende di essere il più oggettivo e scientifico possibile, quando in realtà è soltanto il più rapido e spietato. È un sistema che premia il nozionismo e le abilità mnemoniche del candidato (nonché il suo fattore C…), senza tenere minimamente in considerazione le sue capacità critiche e la sua sensibilità umana (caratteristiche a dir poco fondamentali per ogni futuro docente). Per non parlare, poi, delle modalità disastrose con cui sono stati redatti molti dei test: domande copincollate dalle vecchie prove SSIS; domande formulate in maniera errata, con nessuna o con più di una risposta esatta; domande (specie quelle di lingua) contenenti gravissimi errori di ortografia; domande impossibili le cui risposte non compaiono nemmeno sui manuali. Il colmo si è raggiunto con una domanda relativa alla pronuncia di un termine inglese, nella quale figurava addirittura un errore di stampa perché il software utilizzato dal Ministero non riconosce i caratteri dell’alfabeto fonetico. Siamo davvero alle comiche.
6) Visto che ci sono state molte lamentale circa le domande con nessuna risposta esatta, come ti poni di fronte alla decisione del Ministero di abbuonarle dando mezzo punto a tutti?
Seguendo quotidianamente le vicende, l’idea che mi sono fatto è questa: tentando frettolosamente di correre ai ripari il MIUR, pressato dalla minaccia di ricorsi a valanga, si è inizialmente trovato costretto a dichiarare di considerare come valide per tutti le domande poste in maniera sbagliata, col rischio di peggiorare la già disastrosa situazione. Il Ministro Profumo è giunto persino a promettere, senza però dare le dovute garanzie, la ripetizione di alcuni test per ottobre. Solo a seguito di un incontro con i sindacati il Ministero si è infine deciso a nominare una commissione esterna al cui giudizio sottoporre le domande più ambigue, al fine di valutare secondo modalità più corrette e oggettive (almeno a detta del MIUR) i risultati dei test entro la fine di agosto.
7) Questo non va, in qualche modo, ad influire sul reale risultato dei test?
Sicuramente, ma ormai il danno è fatto. Non so quanto sia opportuno adesso ripetere tutti i test preselettivi. Se non altro per evitare di penalizzare coloro che, magari con merito, il test lo hanno già superato. Ora possiamo solo sperare che la commissione esterna nominata per l’occasione faccia un buon lavoro e reintegri chi lo merita. Ad ogni modo, resta il fatto che, alla luce di tutto quello che è successo, le dichiarazioni rilasciate dal Ministero per chiedere scusa a tutti i partecipanti, nei quali viene ammessa l’esistenza di “criticità” (sic!) nella preparazione dei quiz e di “dati non fisiologici” nei risultati finali, con la promessa finale di fare il possibile per “restituire certezza e serenità” agli aspiranti docenti, suonano quasi come una presa in giro.
8) Come pensi che le università dovrebbero organizzarsi per la seconda prova? Sono state date indicazioni in merito e su come prepararsi?
Al momento, a quanto mi risulta, l’unica Università che ha dato indicazioni bibliografiche per la prova scritta, prevedendone lo svolgimento già per la fine di agosto, è la Ca’ Foscari di Venezia. Quasi tutte le altre si sono limitate a rinviare tutto per la seconda metà di settembre, senza offrire ai candidati alcuna indicazione precisa. Non ci resta che aspettare e, nell’attesa, continuare a sopportare la calura estiva calando la testa sudata sulle già sudate carte.
Noi non possiamo fare altre che augurare un in bocca al lupo a tutti i ragazzi e le ragazze che sosterranno la seconda prova del Tfa.
Fonte foto: www.grubby.it