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Circumvesuviana, la peggiore d’Italia. Quando raggiungere l’università è impossibile

Antonietta Amato 12 Dicembre 2012
A. A.
22/09/2024

Le università italiane accolgono migliaia di studenti che vengono da tutte le parti del territorio nazionale.

Ecco come svolge il suo lavoro la Circumvesuviana.

Moltissimi sono gli studenti che per avere la possibilità di frequentare una università di prestigio o per allontanarsi da casa ed accrescere il proprio bagaglio personale, scelgono di trasferirsi in altre città ed essere dei ”fuori sede”. Altrettanti sono i ragazzi che vivono nell’hinterland delle grandi città universitarie, i quali possono frequentare università di prestigio senza doversi effettivamente trasferirsi, ma utilizzando solamente i mezzi di trasporto più svariati per raggiungere le facoltà.

Napoli non fa eccezione, nelle sue prestigiose aule si affollano studenti che provengono da tutte le regioni del Sud e da molte delle regioni del Nord, ma ospita anche tanti studenti che vengono dalla provincia e si affidano ai mezzi pubblici o ai treni in modo da poter raggiungere le facoltà e poter seguire le lezioni e svolgere gli esami. Purtroppo questo non è sempre possibile, infatti, come tutti gli studenti ”pendolari” sanno, i trasporti che collegano la provincia di Napoli con i centri universitari partenopei, come Montesanto, il Centro Storico, Piazzale Tecchio, sono i peggiori d’Italia.

Questa non è una esagerazione, Legambiente nel suo rapporto ”Pendolaria”, che sarà presentato il 18 dicembre, ha stilato una classifica dei peggiori tratti ferroviari per i pendolari e il triste primato spetta proprio ai mezzi di trasporto che collegano la provincia di Napoli con il capoluogo campano.Le carrozze sono le stesse di 30 anni fa, e i comfort sono paragonabili alle diligenze dei film di Sergio Leone. Le corse sono diminuite e i prezzi sono aumentati. Tutte le aziende coinvolte nel trasporto hanno subito dei tagli spaventosi che raggiungono il 90% nella tratta Napoli-Avellino e il 40% sui servizi della Circumvesuviana. I prezzi dei biglietti sono però aumentati del 23% circa rispetto al 2010. Le condizioni delle ferrovie sono a dir poco degradate, con travi di legno completamente marce, bulloni che saltano via a discapito della sicurezza, rifiuti abbandonati sul tragitto e l’attraversamento dei vagoni in delle vere e proprie selve.

Tutto questo influenza pesantemente la capacità di movimento degli studenti pendolari che spesso si trovano in situazioni di disagio totale e sono costretti a fare dei ritardi assurdi, sia a lezioni sia ad esami, a causa dei disservizi e dei ritardi dei mezzi di trasporto. Abbiamo intervistato tre ragazzi che usano tutti i giorni i mezzi peggiori d’Italia per raggiungere l’università, chiedendogli quantoo influisca sulla vita universitaria.

Rina Mauriello è una studentessa di 23 anni che studia Ingegneria Informatica alla Federico II di Napoli. Fabrizio Cirillo e Rossana Luciano hanno anche loro 23 anni e studiano entrambi alla Federico II. Federico studia Filosofia mentre Rossana studia Lettere 

Qual è il punto di partenza e il punto di arrivo della tua tratta per andare da casa all’università?

Rina: Parto tutti i giorni da Mugnano di Napoli e devo arrivare a Fuorigrotta, talvolta a Piazzale Tecchio, talvolta a Via Claudio, talvolta ad Agnano.

Fabrizio: Punto di partenza Licola ed arrivo a Montesanto faccio tutta la linea, da capolinea a capolinea

Rossana: La partenza è da Teverola, un paese a 25 km nord da Napoli, l’arrivo è di solito alla stazione centrale di Napoli se scelgo di viaggiare con il treno, o direttamente al centro storico a Piazza Dante (ci arrivo con la metro da Aversa, la famosa “MetroCampania NordEst“). La mia città ha una piccola stazione ferroviaria che di solito è utilizzata come scalo merci e sia per la metro che per il treno sono costretta a spostarmi con il pullman fino ad Aversa.

Quanto tempo, in media, ci metti per fare questo viaggio?

Rina: All’andata ci metto circa un’ora, ma solo perché mio padre mi accompagna con l’auto a Piscinola in modo da prendere l’autobus 180. Al ritorno ci impiego all’incirca 2 ore in media, passo dalla Cumana/Linea 2 alla Linea 1 ed infine all’autobus che mi riporta a casa.

Fabrizio: Sulla carta la durata dovrebbe essere di 40 minuti, ma nella realtà si deve arrivare minimo a 60 minuti prima di arrivare a destinazione.

Rossana: Il tempo complessivo è di circa 90 minuti (compresi quelli per arrivare alla Federico II a piedi o prendendo l’autobus R2)

Qual è il costo del biglietto o dell’abbonamento annuale?

Rina: Il biglietto della Cumana costa 1,60€, della Linea 1 1,20€. L’abbonamento annuale circa 260€, ma con la riduzione studente, altrimenti costa di più.

Fabrizio: Il biglietto costa 1.60 ovvero 50 centesimi in più rispetto all’ultimo aumento, anche se io faccio parte del comune di Pozzuoli, ovvero confinante con Napoli. (i comuni limitrofi, in teoria, dovrebbero avere prezzi più vantaggiosi ndr.)

Rossana: Attualmente il biglietto standard per il collegamento dei paesi in fascia 2 (da 90 minuti) è a 2,10 euro. Una volta facevo il mensile (prima dell’aumento dei prezzi, circa 32 euro per gli studenti), ad oggi so che è aumentato anche il mensile. Insomma, si tratta di uno scherzo da 300-350 euro l’anno.

Gli evidenti disservizi che ci sono sulla tratta come influiscono sulla tua vita universitaria?

Rina: I vari disagi e disservizi rendono difficile spostarsi, specialmente da una facoltà all’altra, e talvolta il ritorno a casa sembra un viaggio senza fine.

Fabrizio: Ovviamente i disservizi sono molti perché gli orari oltre ad essere aleatori, spesse volte sono tali da eliminare alcune corse. Senza parlare del fatto che chi, come me, deve affrontare tutta la tratta deve sottostare alle tre coincidenze da aspettare, poiché, anche se i lavori per un secondo binario sono iniziati più di 13 anni fa, non è stato ancora realizzato nulla.

Rossana: Arrivo in ritardo, mi stresso, salto al volo su qualsiasi mezzo con minimo due ruote -o una rotaia- che porti più o meno a Napoli, penso succeda a tutti.

È mai capitato che un treno in ritardo o una corsa soppressa ti facessero saltare una lezione o un esame?

Rina: È  capitato più volte di fare le corse per non perdere un esame arrivando giusto giusto, talvolta è capitato di fare tardi a lezione. Ho amici che vengono dalla penisola sorrentina, che molto spesso rimangono a casa, saltano le lezioni, hanno perso un esame e non riescono ad arrivare a Napoli per via della Circumvesuviana che non cammina.

Fabrizio: Io non sono padrone di poter dare un appuntamento o essere sicuro di poter arrivare in tempo ad uno di questi che sia una lezione o un esame , perché tutto dipende da elettrotreni che non hanno meno di 40 anni. I disservizi sono veramente tantissimi ed elencarli non è facile.

Rossana: Domanda retorica. Certo che sì.

Da quanto tempo sei una ‘pendolare’? In questi anni quali cambiamenti hai visto nei servizi legati ai treni?

Rina: L’unico cambiamento che noto in questi anni che vado all’università è che il servizio è sempre più cadente. Il biglietto aumenta, le corse vengono ridotte, rendendo lo spostarsi sempre più difficile.

Fabrizio: Il pendolare lo faccio da 6 anni ed i cambiamenti sono stati pochi, hanno messo in funzione dei tornelli automatici per l’obliterazione dei biglietti, cosa giusta e doverosa. Peccato che nella mia stazione la biglietteria sia aperta solo due giorni a settimana e ad orari instabili, ma da 10 mesi hanno messo in funzione un distributore automatico. Purtroppo in questi 6 anni gli elettrotreni sono invecchiati ulteriormente, moltiplicandone i guasti. La vera “rivoluzione” è stata l’introduzione, nella stazione di Montesanto, dei cordoni che impediscono ai passeggeri che attendono i treni di ostacolare coloro che stanno scendendo dai treni: qui l’inciviltà di chi aspetta si unisce alla voglia di non far nulla di chi dovrebbe impedire atti vandalici o di inciviltà. Vige l’anarchia spesse volte in stazione.

Rossana: “Pendolo” dal 2008, il servizio non ha mai brillato. C’è sempre stata da parte dell’ FS una mirata politica di consumi con la maggior parte dei treni attivi nella fascia oraria della mattina e del primo pomeriggio -treni comunque non sufficienti- con la conseguenza di orari morti, ad esempio dalle 10 alle 12  in cui non c’è mai stato e continua a non esserci nemmeno un treno. Questi “buchi” erano mal riempiti dal servizio filobus e da qualche autobus (M11, M13) che collegavano l’hinterland a Napoli (entrambe le linee con partenza da Teverola, dove c’è lo stazionamento, e con arrivo alla metro di Piscinola o a Piazzetta San Francesco, vicinissimo alla stazione centrale). Un anno e mezzo fa la CTP ha soppresso la filovia M11 con la scusa del nuovo collegamento MetroCampania e la mancanza di risorse, questo vuol dire sì, coprire la tratta Aversa-Napoli anche in orari morti (la metro è ogni 15 minuti) ma abbandonare completamente il servizio per tutti quei paesi -che io chiamo paesi, ma la cui densità abitativa è impressionante- che si trovano tra l’Agro Aversano e Napoli, e sono tantissimi, forse sarebbe meglio parlare in termini di numero di abitanti. In seguito la CTP (che con la ANM condivide parecchie cose) ha soppresso degli autobus che collegavano alcuni paesi della mia zona per un raggio di circa 15-20 km e precedentemente, nel 2009, aveva già tagliato i collegamenti con la zona Atellana.
Attualmente io ho solo l’Autovia M13 che mi permette di andare ad Aversa, con tempi d’attesa ridicoli, 20 o anche 30 minuti. Le corse dei treni sono diminuite, molti autobus completamente soppressi, i prezzi aumentati, possiamo spostarci da un centro ad un altro (appunto Aversa- Napoli) con molti disagi, ma non abbiamo assolutamente i mezzi anche solo per attraversare uno dei tanti comuni della zona, per arrivare al lavoro, ad un parco o a scuola. Mi pare che entrambe le aziende abbiano una ferrea volontà di continuare a relegarci al ruolo di estrema periferia napoletana e campana, cosa che in effetti siamo, non solo per i trasporti.

Sono molti gli studenti che affollano le carrozze e i pullman che frequentemente usi?

Rina: Sono fin troppe le persone che utilizzano l’autobus e le due linee della metro. Dato che passano con una scarsa frequenza, spesso e (mal)volentieri sono stra-affollati, il che rende il viaggio un’Odissea.

Fabrizio: Gli studenti sono un numero enorme di fruitori, anche perché la tratta unisce veramente moltissimi comuni che hanno una densità popolare elevata, basti pensare a Quarto, Pianura e Soccavo.

Rossana: I treni scoppiano di studenti e pendolari, se ci fossero gli autobus scoppierebbero anche quelli. I pochissimi attivi sono spesso vuoti (è impossibile prendere un autobus senza sapere quando arriverà).

Che tu sappia, alle varie proteste che ci sono state per denunciare i disservizi, come ha risposto l’amministrazione di Trenitalia o dell’anm?

Fabrizio: Ogni volta che ho chiesto spiegazioni sui disservizi materiali mi dicono che la colpa è di un ente o di un altro, se si tocca l’amministrativo ancora peggio, tirano in ballo la Provincia o la Regione.

Rossana: In nessun modo. Ho visto solo peggiorare il servizio.

 Abbiamo contattato gli uffici della Circumvesuviana, chiedendo delle spiegazioni a questi continui disservizi e questi disagi che costringono i pendolari a condizioni quasi estreme. Le domande che gli abbiamo rivolto sono relative alle reazioni dell’azienda circa la lista stilata da Legambiente che vede la Circumvesuviana come la peggiore delle tratte ferroviarie per i pendolari,ed anche quali saranno i provvedimenti che in futuro, sia a breve termine sia a lungo termine, l’azienda intende prendere per sopperire a questi disagi.

Per conto dell’azienda contattata ha risposto a queste domande Carmine Giustiniani, Responsabile Comunicazione Aziende di Trasporto del Gruppo Eav, il quale ci ha fornito questa spiegazione:

“Le anticipazioni del rapporto stilato da Legambiente, benché assolutamente non esaustive, forniscono però la chiave di lettura per decifrare i dati diffusi. Secondo quanto sostiene Legambiente, infatti “nel triennio 2010-2012 la media delle risorse stanziate, a livello nazionale, è diminuita del 22% rispetto al periodo 20007-2009. Anche il governo Monti non fornisce certezze per il futuro del trasporto pendolare in Italia. E per il prossimo anno, i fondi per il trasporto pendolare sono destinati ancora a ridursi”.Va da sé, quindi, che una tale contrazione delle risorse disponibili abbia avuto ripercussioni, in negativo, sul servizio offerto alla clientela. A fronte di ciò, però, la Circumvesuviana, e tutte le altre aziende regionali aderenti al Consorzio Unicocampania, hanno proceduto ad un aumento contenuto dei prezzi dei titoli di viaggio, in contro tendenza rispetto a quanto invece accaduto nelle altre regioni italiane, ed evidenziato sempre da Legambiente. La Circumvesuviana, dal canto suo, è attivamente impegnata per giungere, nel più breve tempo possibile, ad una ricomposizione delle vertenze sindacali in corso in questo periodo, che hanno contribuito purtroppo ad acuire il disagio dei propri clienti, così come la mancanza di materiale rotabile, a cui si sta ponendo rimedio con una massiccia attività straordinaria di manutenzione dei convogli, che dovrebbe, già nei prossimi giorni, mostrarne i frutti”.

La questione rimane quanto mai grave, da una parte ci sono gli studenti e tutti gli altri pendolari che sono ormai esasperati dai continui ritardi e disservizi, da un’altra parte i lavoratori che non percepiscono stipendio da Novembre e sono spesso oggetto dello sfogo della rabbia dei pendolari e dall’altra c’è il Consorzio Unicocampania che subisce dei tagli alle risorse stanziate enormi e cerca in tutti i modi di risolvere la cosa. Speriamo che sia un viaggio a lieto fine.

© Riproduzione Riservata
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Antonietta Amato Studentessa alla facoltà di Economia, è entrata nel mondo del giornalismo giovanissima. Ha partecipato in qualità di direttrice ad un progetto che prevedeva la diffusione locale di un giornale prodotto completamente da ragazzi, i cui proventi sono stati devoluti interamente all’Unicef . Animata anche dalla passione per la scrittura, si è diplomata con una buona media al liceo classico, si è iscritta alla facoltà di economia e gestisce un’attività commerciale, ma continua a coltivare il sogno di poter lavorare un giorno in un’azienda che faccia dell’informazione apartitica la sua capacità distintiva. Il suo compito a Controcampus prevede la risoluzione di tutte le questioni relative alla organizzazione amministrativa, gestione utenze presso la testata: sarà ben disponibile a dare ai nostri collaboratori tutte le relative informazioni. Leggi tutto