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Famiglia neandertaliana: dalle origini alla migrazione femminile

Redazione Controcampus 19 Ottobre 2022
R. C.
19/04/2024

Uno studio a cui a preso parte l'Università di Bologna rivela le origini della prima famiglia neandertaliana e le migrazioni dipese dalle femmine.

Un gruppo internazionale di ricerca è riuscito per la prima volta a sequenziare il genoma di 13 neandertaliani vissuti negli stessi luoghi e nello stesso periodo, più di 50.000 anni fa. Tra cui anche un padre e la sua figlia adolescente.

I risultati – pubblicati su Nature – ci offrono uno sguardo inedito sull’organizzazione sociale di questi gruppi umani. Suggeriscono come le diverse comunità fossero collegate tra loro attraverso la migrazione femminile.

Per la prima volta, un gruppo internazionale di studiosi è riuscito a gettare uno sguardo sull’organizzazione sociale di una comunità neandertaliana.

La famiglia neandertaliana, formata da 13 individui vissuti in Siberia più di 50.000 anni fa, tra cui un padre con una figlia adolescente e un giovane ragazzo con una parente adulta, forse una cugina, una zia o una nonna. L’analisi dei loro genomi ha mostrato che questi Neandertal erano parte un piccolo gruppo di parenti stretti, composto da 10-20 membri, e che comunità di questo tipo erano collegate tra loro principalmente attraverso la migrazione femminile.

La prima famiglia neandertaliana: origini, storia e relazioni con gli umani moderni

Le analisi genetiche realizzate negli ultimi anni su resti di neandertaliani hanno permesso di ottenere importanti indicazioni sulla storia di questa popolazione umana e sulle loro relazioni con gli umani moderni.

Fino ad oggi, però, sapevamo molto poco sull’organizzazione sociale delle loro comunità. Per esplorare questo aspetto ancora nebuloso dei nostri lontani cugini, gli studiosi hanno quindi rivolto la loro attenzione sulla Siberia meridionale.

Dove hanno trovato una famiglia neandertaliana. Parliamo di una regione che in passato si è dimostrata molto fruttuosa per la ricerca sul DNA antico. In particolare, le indagini si sono concentrate in due grotte nella regione dei monti Altai: Chagyrskaya e Okladnikov. In questi due siti, che sono stati abitati brevemente circa 54.000 anni fa, gli studiosi sono riusciti a recuperare e sequenziare con successo il DNA di 17 resti neandertaliani. L’insieme più alto di resti di questo tipo mai sequenziato per un singolo studio.

Il padre neandertaliano e sua figlia adolescente

I risultati sulla prima famiglia neandertaliana, mostrano che i resti appartengono a 13 individui neandertaliani: 7 uomini e 6 donne, di cui 8 adulti e 5 tra bambini e giovani adolescenti.

L’analisi del DNA ha rivelato che nel gruppo di individui c’erano anche un padre neandertaliano e sua figlia adolescente. E una coppia di parenti di secondo grado composta da un ragazzo e una donna adulta, forse una cugina, una zia o una nonna.

Nel DNA mitocondriale dei resti analizzati sono state trovate inoltre diverse eteroplasmie condivise. Un tipo particolare di variante genetica che persiste solo per un piccolo numero di generazioni.

Secondo gli studiosi, la presenza di eteroplasmie in combinazione con evidenze di individui imparentati tra loro suggerisce fortemente che questi Neandertal siano vissuti – e morti – più o meno nello stesso periodo.

“È un risultato davvero sorprendente ed emozionante. Il fatto che questi individui siano vissuti nello stesso periodo significa che probabilmente provenivano dalla stessa comunità sociale”. Afferma Laurits Skov, dell’Istituto Max Planck per l’Antropologia Evolutiva e primo autore dello studio. “Per la prima volta, quindi, è stato possibile utilizzare gli strumenti della genetica per studiare l’organizzazione sociale di una comunità di Neandertal”.

Intrecci di comunità e migrazione femminile della famiglia neandertaliana

Un’altra scoperta sorprendente emersa dallo studio è che all’interno di questa comunità neandertaliana la diversità genetica era estremamente bassa.

Un dato che suggerisce si trattasse di un gruppo composto da 10-20 individui. Si tratta di dimensioni molto inferiori a quelle registrate per qualsiasi comunità umana antica o attuale. Più simili alle dimensioni dei gruppi di specie in via di estinzione.

Tuttavia, i Neandertal non vivevano in comunità completamente isolate. Confrontando la diversità genetica del cromosoma Y (ereditato da padre a figlio) con quella del DNA mitocondriale (ereditato dalle madri), infatti, è stato possibile stabilire che queste comunità neandertalianeerano collegate principalmente dalla migrazione femminile.

“Questi risultati sorprendenti sull’evoluzione delle migrazioni devono farci riflettere sul ruolo della donna sin dall’inizio della nostra affascinante storia evolutiva. Una donna che è sempre stata dotata della capacità di innovare, di trovare risorse, soluzioni, e di ‘fare rete’”. 

Commenta la professoressa dell’Università di Bologna Sahra Talamo. Che ha realizzato datazioni al radiocarbonio di alcuni dei neandertaliani della grotta di Chagyrskaya.

La famiglia neandertaliana più orientale

Situata ai piedi dei monti Altai, in Siberia, la grotta Chagyrskaya è stata scavata negli ultimi 14 anni dai ricercatori dell’Istituto di archeologia ed etnografia dell’Accademia delle scienze russa.

Oltre a diverse centinaia di migliaia di utensili in pietra e ossa di animali, gli studiosi hanno recuperato più di 80 frammenti di ossa e denti di Neandertal. Uno dei più grandi assemblaggi fossili di questi esseri umani rinvenuti a livello mondiale.

I Neandertal di Chagyrskaya e della vicina grotta di Okladnikov cacciavano stambecchi, cavalli, bisonti e altri animali che migravano attraverso le valli fluviali della regione. Le materie prime utilizzate per costruire i loro utensili di pietra venivano raccolte anche a decine di chilometri di distanza.

Proprio la presenza di queste materie prime sia nella grotta di Chagyrskaya che in quella di Okladnikov supporta i dati genetici. Che indicano come i gruppi che abitavano queste località fossero strettamente collegati.

Dalle ricerche la famiglia neandertaliana vicina alle origini europei

“I risultati che abbiamo ottenuto ci permettono di tracciare un quadro concreto di come poteva essere una comunità neandertaliana”.

Afferma Benjamin Peter, dell’Istituto Max Planck per l’Antropologia Evolutiva, tra i coordinatori dello studio.

“Mettendo insieme tutti questi elementi abbiamo un’immagine molto più umana dei Neandertal”.

Studi precedenti su un alluce fossile proveniente dalla famosa grotta di Denisova (che si trova a meno di 100 chilometri di distanza) avevano dimostrato che la famiglia neandertaliana ha abitato i monti Altai anche in epoche molto precedenti. Circa 120.000 anni fa. Si tratta della regione più orientale in cui siano mai stati rinvenuti resti neandertaliani.

I Neandertal rinvenuti nelle grotte Chagyrskaya e Okladnikov non sono però discendenti di questi gruppi precedenti. I dati genetici mostrano infatti una maggiore vicinanza con i Neandertal europei. Un dato supportato anche dal materiale archeologico. Gli utensili in pietra della grotta Chagyrskaya sono infatti più simili alla cosiddetta cultura micocchiana, conosciuta anche in Germania e nell’Europa orientale.

© Riproduzione Riservata
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Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. 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