Lo sapevate che il 22 marzo di ogni anno è il giorno internazionale dell’acqua? Ebbene sì, il compleanno del bene più prezioso al mondo, istituito nel 1992 dall’Onu nell’ambito dell’Agenda 21, programma delle Nazioni Unite dedicato allo sviluppo sostenibile, ci ricorda quanto sia importante preservarlo dall’inquinamento dilagante.
Basti pensare che nel 2003 il “World Water Development Report” dell’Unesco ha indicato che nei prossimi venti anni la quantità d’acqua disponibile per ogni persona diminuirà del 30%, a fronte di un 40% della popolazione mondiale priva di acqua dolce per i servizi igienici. Come reagire a questo status quo preoccupante?
Master per esperti in depurazione programma delle Nazioni Unite in Inquinamento delle acque
E’ quello che sta cercando di fare la Scuola di ingegneria chimica ambientale con un master di secondo livello volto alla preparazione di professionisti per il trattamento delle acque reflue. Con la collaborazione delle università di Verona, Padova, Venezia, Udine e Trieste, il corso, di durata annuale, dedicherà le ore di lezione ai fondamenti dell’ingegneria chimica e alla legislazione ambientale, in aggiunta a corsi di area biotecnologica e chimico-fisica, nonché di progettazione, monitoraggio e gestione degli impianti di depurazione.
Non a caso i depuratori, nei quali i liquami passano attraverso tre fasi di trattamento, rappresentano una delle migliori soluzioni per la gestione delle acque inquinate. Altri sistemi prevedono invece l’uso di bacini di decantazione per la sedimentazione delle sostanze solide disperse nel liquido.
Tra gli sbocchi lavorativi ci saranno possibilità di occupazione nei settori di pianificazione ambientale degli enti pubblici, nelle aziende che si occupano delle acque reflue civili e nelle industrie, ormai tenute per legge ad avere esperti di problematiche ambientali.
A pensare che, qui in Italia, secondo il rapporto Ocse 1994-2002 sulle nostre performance ambientali, il trattamento delle acque reflue urbane ha raggiunto il 63% (61% nel 1990), darsi una mossa sarà doveroso, almeno per rispetto di quei milioni di africani che non hanno nemmeno un goccio d’acqua per dissetarsi.