Infatti anche nel “Bel Paese” ora sarà utilizzata la dicitura “PhD.”. Da oggi anche i dottorandi italiani potranno dire di aver conseguito un “PhD.” senza essere andati negli Usa o altrove.
Tolta questa sfumatura i problemi restano così come resta la distinzione tra dottorando con borsa e dottorando senza borsa, cioè tra coloro che lavorano con alle spalle un sostegno economico, che seppur minimo è sempre un sostegno, e coloro che non solo non vengono retribuiti, ma pagano l’università con tasse e iscrizioni.
Secondo l’ADI, Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca Italiani, il numero di posti con borsa banditi è sceso del 30,24% negli ultimi 3 anni. Numericamente si parla di 1500 borse in meno per i dottorandi, gli impatti sono stati diversi per le diverse università, le maggiori diminuzioni si sono avute al sud. Partendo da questi dati l’ADI ha chiesto l’abolizione della figura del dottorando senza borsa, sperando che aumentino le borse e nondiminuiscano i dottorandi.
Si può fare un paragone con la situazione estera; prendiamo ad esempio la Svezia, si lo so la Svezia è un altro mondo ma è giusto per rendere l’idea. Una borsa di studio in Svezia vale 2.500 euro contro i 1000 italiani; la partecipazione alle attività del dipartimento riconosciuta e retribuita contro la didattica non riconosciuta e non retribuita dei nostri dipartimenti, una forte spinta all’internazionalizzazione attraverso la realizzazione di saggi per riviste di livello internazionale e partecipazioni a seminari e convegni quando in Italia si può arrivare alla tesi di dottorato senza alcuna pubblicazione e spesso non si può partecipare a conferenze e seminari per mancanza di fondi. Questa è la situazione ed è davvero critica.
Marano Virgilio