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L’Università di Padova scopre come funziona il “motore” di un terremoto.

15 Maggio 2011
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19/04/2024

Qualche settimana fa su "Nature" è stato pubblicato uno studio che descrive il comportamento di una faglia durante un terremoto.

La ricerca è stata effettuata da un gruppo di studiosi italiani provenienti dall’INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e da altri studiosi giapponesi, cinesi, coreani e britannici, ed è stato guidato dal Professore Giulio Di Toro dell’Università di Padova.

Questo gruppo ha analizzato i risultati di esperimenti effettuati, con particolari macchine di natura sperimentale, negli ultimi dieci anni. In questi esperimenti sono state riprodotte, in laboratorio, le condizioni che si raggiungono durante un terremoto.

Questo tipo di studio e questo tipo di esperimenti puntano ad aumentare la prevedibilità dei terremoti, anche se allo stato attuale risulta molto difficile prevederli.

«Viene dimostrato, grazie al lavoro del nostro gruppo di ricerca – dice Giulio Di Toro – che il calore prodotto dall’interazione delle superfici in profondità nella Terra è in grado di fondere la roccia o di scatenare reazioni chimiche che complessivamente lubrificano la faglia. Questo risultato da una parte scuote le conoscenze consolidate sulle proprietà delle rocce, che prevedevano un attrito circa dieci volte superiore a quello misurato negli esperimenti, e dall’altro giustifica diverse osservazioni sismologiche. Per esempio, la lubrificazione delle faglie durante un terremoto può giustificare gli straordinari spostamenti e dimensioni del terremoto di magnitudo 9 dell’11 marzo 2011 di Sendai/Tohoku. In questo caso, masse grandi come metà della nostra penisola, sono state spostate fino ad una decina di metri, sollevando di diversi metri il fondo dell’oceano, mettendo in movimento la colonna d’acqua sovrastante e quindi generando il terrificante tsunami che ha spazzato via la costa orientale del Giappone».

Marano Virgilio

© Riproduzione Riservata
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