Dopo la relazione del Rettore Giovanni Puglisi, che auspica una “nuova rivoluzione liberale del sistema accademico” fondata sull’istituzione di nuovi parametri valutativi degli atenei, il microfono è passato nelle mani del professor Paolo Proietti, Preside della Facoltà di Interpretariato, traduzione e studi linguistici e culturali che ha tenuto una prolusione dal titolo “Traffico culturale e polifonia di voci della traduzione”.
Ha infine preso parola l’Onorevole Giuliano Amato, Presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, nonché fautore, nel 1993, quando era Presidente del Consiglio dei Ministri, del principio della responsabilizzazione finanziaria degli Atenei (legge n. 537/93).
“Non sono pentito di aver dato l’avvio alla autonomia finanziaria delle università, ma sono conscio che tale autonomia, per funzionare, ha bisogno di una cultura ad essa corrispondente. Quel processo da noi avviato in più casi non ha generato quell’uso responsabilmente selettivo delle risorse che doveva portare con sé” – ha sottolineato l’Onorevole Amato nel corso del suo discorso.
“Oggi siamo qui divisi tra la paura del ricordo e l’ansia del futuro, siamo davanti a una scadenza importantissima dalla quale dipende seriamente il nostro domani: la scadenza ad aprile di una cospicua fetta di titoli di Stato, necessari per potere onorare gli impegni del nostro Paese soprattutto in termini di solidarietà, sicurezza sociale, istruzione, previdenza, sanità, pubblica amministrazione. ‘Io speriamo che me la cavo…’ dice un vecchio adagio: speriamo davvero che la magia di questi mesi ci consenta di guadare il fiume” – con queste parole, in bilico fra fiducia e speranza, il Rettore Puglisi ha aperto il suo intervento.
Il mondo accademico italiano non fa eccezione: si dibatte da tempo in una difficile situazione economico-finanziaria e ha davanti un futuro costellato da incertezze. Dubbie, in fin dei conti, le sue effettive potenzialità di sviluppo. “La crucialità di questo momento ha investito in pieno il sistema universitario (e quello non statale ancor più di quello statale) lasciandolo senza
ombrelli”.
La Riforma dell’Università dell’ex Ministro Gelmini è faticosamente giunta in porto ma ora occorre fare un ulteriore e decisivo passo in avanti, occorre davvero arrivare alla definizione di nuovi parametri per il “riconoscimento e la valutazione degli Atenei fissando un limite minimo per il primo e graduando in modo crescente le risorse in relazione alle performances della seconda: questo scelta politica darebbe finalmente un taglio netto alla dualità pubblico/privato, anzi statale/non statale che ammorba ancora adesso il sistema universitario italiano”.
Il risultato di tale passo? Doppio: l’azzeramento di molte “vergognose” università non statali e telematiche e la “sterilizzazione” del valore legale del titolo di studio. Per esercitare una professione, qualsiasi essa sia, non basta un titolo ma occorre dimostrare di saper ben fare ciò per cui si è studiato.
Sarebbe un passo fondamentale, che aprirebbe la via verso una vera e propria nuova rivoluzione del sistema accademico, una rivoluzione “per la valutazione, ovvero per il mercato”, dopo quella per la democrazia del 1968 e quella per l’autonomia imbastita successivamente.
La Riforma Gelmini è infatti riuscita in taluni buoni intenti, ma il percorso è ancora lungo. Ha messo fine alla stabilità del posto di ricercatore/assistente (il reclutamento avviene ora attraverso un ruolo ‘a tempo determinato’), è riuscita a innescare meccanismi
di valutazione periodici dei docenti e, con essi, degli Atenei, che li hanno reclutati, ha introdotto regole che monitorano il sistema di implementazione dell’organico.
“Ma ha fallito su due punti essenziali. Innanzitutto il sistema di reclutamento basato sul doppio registro (idoneità nazionale e valutazione locale) non innoverà rispetto al prevalere delle lobbies accademiche. E inoltre, l’ipertrofizzazione della fascia degli idonei creerà una metastasi del sistema che comunque intaserà, attraverso le solite lobbies politico-parlamentari, per altri 20 i ruoli universitari attraverso un ope legis che aggirerà la fase della valutazione locale in barba alla logica della premialità/sanzionabilità valutativa”.
In tutto questo, le Università non statali sono un’isola felice? Forse non ancora ma, rimarca Puglisi, si stanno attrezzando verso una rigorosa politica di selettività reclutativa nella convinzione che solo così si possa assicurare prodotti formativi adeguati ai mercati e percorsi di studio in sintonia con le aspettative dei giovani.
A queste parole fanno eco quelle dell’Onorevole Amato: “In tempi così poco propizi a un’effettiva espansione dell’autonomia e davanti, soprattutto, allo schiacciamento progressivo delle risorse disponibili, la necessità che spinge alla virtù può portare verso quella cultura dell’autonomia che è sempre mancata. E verso quell’assunzione di responsabilità che spinge a scegliere per salvare il meglio, in cui è sempre consistito il vantaggio dell’autonomia (virtuosa) rispetto al centralismo”.
Stringendo il campo, il Rettore ha poi proseguito il suo intervento inquadrando il raggio di azione e gli orizzonti dell’Università IULM: “Vorrei concludere con un rapidissimo sguardo al nostro Ateneo. In quest’ultimo anno è stato dato spazio e impulso a due settori di sviluppo e a cinque aree tematiche”.
Internazionalizzazione e Ricerca sono state messe in priorità nelle scelte strategiche e finanziarie dell’Università. E non solo perché costituiscono due punti fermi dei sistemi valutativi ANVUR ma perché asset importanti per il futuro. Cina, Giappone, Svezia, così come Spagna, Francia e Stati Uniti d’America sono alcuni fra i Paesi scelti per intensificare i rapporti e le relazioni, a partire dal Doppio Diploma in Interpretariato con l’Università di Savoia, che è stato rinnovato.
Di pari passo l’Università IULM si è posta l’obiettivo di aumentare la possibilità di ricerca del proprio corpo docente al fine di migliorare qualitativamente la produzione scientifica, aumentare la capacità di attrarre fondi, mantenere elevato il profilo della ricerca e dei suoi output, creare un gruppo di progettazione da realizzarsi in stretta collaborazione con la docenza, fungere a lungo termine come luogo di sviluppo di sistemi di ricerca brevettabili.
Cinque, come detto, le aree su cui l’Ateneo ha deciso di puntare: Mercati dell’Arte – Interpretariato – New media, televisione, cinema – Consumi – Comunicazione digitale. Per tutte queste aree sono stati creati laboratori avanzati sia tecnologicamente sia didatticamente.
In chiusura del suo intervento il Rettore ha voluto sottolineare il ruolo della Fondazione Università IULM che, ristrutturata nella sua mission e nel suo management (con la guida autorevole del dottor Salvatore Carrubba), rappresenta oggi, con la Scuola di Comunicazione IULM, un punto di forza dell’Ateneo soprattutto per quel che concerne l’Area Master executive e post experience che si è estesa fino a Roma, dove sono attivi il Master in Management delle risorse artistiche e culturali (con il sostegno della Fondazione Roma) e il Master in Interpretariato di Conferenza (con il supporto della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Carlo Bo).
Importante, al fine delle sinergie, è l’accordo recentemente siglato con la Scuola Politecnica di Design di Milano con la quale è stato avviato un percorso a tappe verso un incontro progettuale comune di contenuti e prodotti formativi.
Nel dedicare un pensiero ai professori Gabriella Mangiarotti e Guido Meli, che hanno deciso di lasciare il servizio di ruolo, e al professor Alberto Abruzzese, sociologo noto in Italia e all’estero, che dal novembre scorso si è posto in quiescenza pur continuando a lavorare per taluni progetti dell’Ateneo, il Rettore Puglisi ha dato il benvenuto a tre illustri accademici che hanno quest’anno arricchito il corpo docenti dell’Ateneo: il professor Pier Luigi Sacco, economista della cultura che arriva dallo IUAV di Venezia, il professor Vincenzo Trione, storico dell’arte contemporanea che viene dall’Università di Napoli2, il professor Angelo Turco, geografo e preclaro africanista trasferitosi dall’Università dell’Aquila.
Domani 7 marzo, inoltre, negli spazi del Campus si tiene IULM Orienta, un’occasione unica per incontrare i Responsabili del personale di oltre 150 tra le più significative aziende del Paese e conoscere i Corsi di Laurea Magistrale dell’Ateneo.
Patrocinato da Italia Lavoro, Assolombarda, Confcommercio e Centromarca, IULM Orienta prevede nel corso della giornata due tipologie di incontro:
Career Day – Dalle ore 9.00 alle ore 18.00, i responsabili di oltre 150 tra le più importanti Aziende italiane presentano la
propria realtà mettendosi a disposizione degli studenti che possono consegnare i propri curricula vitae.
Open Day – Dalle ore 10.45 alle ore 11.45 vengono presentati i Corsi di Laurea Magistrale dell’Università.
Per iscrizioni: www.iulm.it – www.facebook.com/IULM.Universita