Si leggono stati su Facebook e articoli di Salvatore Borsellino – fratello del magistrato Paolo Borsellino, ucciso dalla Mafia il 19 luglio del 1992 – di indignazione: “Avrei preferito non dovere scrivere queste righe – scrive su Il Fatto Quotidiano-.,
“Avrei preferito non essere costretto ad essere assalito dal senso di nausea che ho provato nel momento in cui ho dovuto leggere che il figlio di un criminale – continuano le dichiarazioni – , criminale a sua volta, comparirà questa sera nel corso di una trasmissione della Rai.
Un servizio pubblico, per presentare il libro di Salvo Riina, scritto, come dichiarerà lui, “per difendere la dignità della sua famiglia”.
“Di quale dignità si tratti ce lo spiegherà raccontandoci come, insieme a suo padre, seduto in poltrona davanti alla televisione, abbia assistito il 23 maggio e il 19 luglio del ’92 allo spettacolo dei risultati degli attentati ordinati da suo padre per eliminare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.”
Altri utenti di Facebook, tra scrittori ed editori, protestano sulla pagina della casa editrice e contro il libro di Salvo Riina.
Diversa l’opinione di Gramellini che nel suo articolo ha definito l’intervista a Vespa “un colpo giornalistico” e aggiunge: “Non come lo sarebbe una conversazione col padre, ma quasi. Eppure, appena lo fa Bruno Vespa, diventa subito una cosa immonda”
Molte sono state le iniziative dei librai che si sono rifiutati di venderlo, affiggendo locandine con la scritta “Qui non si vende il libro di Riina” e manifestazioni come “Vespa Vattene” presidiata da Sabina Guzzanti, nella quala si chiede di chiudere Porta a Porta e di cacciare Bruno Vespa dalla rai.
Il libro di Salvo Riina vietato dal sindaco Fausto Pepe di Benevento con un ordinanza
Se queste proteste e iniziative sono nate spontaneamente, in Campania – a Benevento – il sindaco Fausto Pepe ha addirittura proibito la vendita del libro firmando e pubblicando un’ordinanza che – spiega – ha un valore morale ed è una provocazione in risposta all’eco mediatico che si è creato.
Non tutti i librai, però, sono d’accordo, poiché si dicono di essere tenuti a vendere ciò che chiedono i clienti, poiché non è certo l’unico libro che può abbassare questo valore morale.
“Sta più che altro nel buon senso dei lettori non acquistarlo – spiegano i librai – oppure di promuovere iniziative in cui si spiega cos’è la Mafia. Tuttavia, sia in città sia in provincia, i librai non sembrano volerlo pubblicizzare né hanno intenzione di acquistarlo spontaneamente e si sentono sollevati dal fatto che sia stato pubblicato da un piccolo editore.”
Domenico Esposito