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Bigenitorialità e cogenitorialità in psicologia e diritto, come funziona

Flavia de Durante 31 Maggio 2021
F. d. D.
16/04/2024

Dal significato di bigenitorialità e cogenitorialità in psicologia, alla legge su affido condiviso, cosa prevede il diritto in materia e come vengono tutelati i minori.

Oggi si sente parlare di bi-genitorialità perfetta e co-genitorialità, apparentemente, sembra non esserci niente di più semplice e naturale. Questo principio, infatti, stabilisce che un bambino ha il legittimo diritto a mantenere un rapporto stabile e costante con entrambi i genitori. Anche quando separati o divorziati.

L’articolo 147 del codice civile, in merito, stabilisce che. “Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli. Nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni.”

Per lungo tempo, il concetto di genitorialità condivisa è stato utilizzato esclusivamente nel contesto delle famiglie unite. Dal 1989, tuttavia, con la Convenzione sui Diritti del Bambino di New York, è stato allargato anche -e soprattutto!- alle famiglie divise da separazioni e divorzi.

E’ chiaro che essere un genitore non significhi restare con il proprio partner o coniuge. Significa, però, senza dubbio, essere profondamente ed eternamente legato al proprio figlio. Organizzare la propria vita dipendentemente da quella del piccolo. Essere quotidianamente presente e pronto a dare aiuto. Un costante punto di riferimento, di appoggio e supporto.

A parlarci dell’importanza e del significato di bigenitorialità perfetta in psicologia, tra cogenitorialità e affido condiviso, la psicoterapeuta Serena Valorzi.

A chiarire il punto in diritto, sulla bi-genitorialità, legge a tutela di questo principio, e di come vengono tutelati i minori, il noto avvocato familiarista Beatrice Dalia.

Significato di bigenitorialità perfetta in psicologia: tra certezze e dubbi della cogenitorialità, come fare!

Comprendere il significato e l’importanza della bigenitorialità in psicologia è importante ma, per farlo, bisogna partire dal termine cogenitorialità, che vuol dire e su cosa si basa.

“Partiamo dal significato di Co-genitorialità. Si intende la capacità e l’impegno di due persone, che si sono assunte il compito di crescere dei piccoli, di continuare nel tempo a coordinarsi. Al fine che i bambini possano ricevere affetto. Attenzioni, sicurezza, cure e limiti adeguati. Nonostante eventuali cambiamenti di assetto familiare. E/o disaccordi di coppia. A partire da questo concetto, possiamo definire con bi-genitorialità ciò che ne deriva. Cioè la possibilità di poter contare e potersi relazionare con entrambe le figure adulte di riferimento.“- Principia la psicoterapeuta Serena Valorzi.-

“Purtroppo, guardando alle diverse situazioni che ci circondano, sappiamo che in molti casi ciò non è possibile. A volte a causa di eventi luttuosi. Talvolta per separazioni burrascose o francamente drammatiche. O perché uno dei due genitori è o è stato difficilmente raggiungibile.“- Puntualizza la professionista in psicologia.-

Sono tristemente in crescita le situazioni in cui i minori non possono convivere con entrambi i genitori insieme. Ed è davvero complesso, sia per adulti che per i più piccoli, fare i conti con realtà simili. Sarebbe decisamente comodo un manuale d’istruzioni per raggiungere la bigenitorialità perfetta, districandosi tra i delicati equilibri della cogenitorialità.

“Sarebbe molto bello se entrambi i genitori potessero trascorrere la stessa quantità/qualità di tempo con i propri piccoli. Ma questa condizione ideale non è spesso possibile. Dunque, dovremmo considerare la stabilità di rapporto. E la ricchezza di relazione che entrambi i genitori possono instaurare con loro. Sia insieme che separati. Affinché i figli possano vedere realizzato il loro diritto alla bi-genitorialità.“- Chiarisce la dottoressa.-

Come vivere la genitorialità condivisa, il punto in psicologia

E’ chiaro che il significato di bigenitorialità e cogenitorialità siano alla base di una relazione forte e positiva tra genitori e prole. Nessun ostacolo deve essere mai abbastanza grande da giustificare l’assenza di tale legame affettivo.

La chiave vera è tenere i propri figli al centro dello sguardo. Indipendentemente dal fatto che si cerchi una buona soluzione tra genitori conviventi o separati. Consentendo a entrambi gli adulti di regalare ai piccoli, e costruire assieme a loro, il miglior terreno di relazione possibile.”– Afferma con decisione la psicoterapeuta.-

“Ciò può accadere solo se in partenza i genitori badano a costruire e mantenere una buona co-genitorialità. Eventualmente anche con il sostegno di altri familiari, amici o esperti. Questo permetterebbe ai figli di sentire che, sempre, entrambi i genitori sanno coordinare. Armonizzare le loro intenzioni e valorizzare le qualità dell’Altro.”- Chiarisce.-

“Trovo sempre molto intelligente il fatto che si cerchi aiuto. Consulenze, o anche eventualmente psicoterapia. Specialmente se ci si accorge di non riuscire a dare ai propri figli ciò che sarebbe bene ricevessero. Per una crescita armoniosa. Saper chiedere aiuto rende le cose molto più semplice e efficaci.“- Fa sapere la Valorzi.-

“Lo sanno bene i miei pazienti adulti! Che mi raccontano purtroppo di situazioni dolorose. In cui si sono sentiti, da uno o entrambi i genitori, non visti, trascurati, maltrattati. E che, anche oggi, portano, nonostante i loro sforzi, le cicatrici di una insufficiente o inesistente Bi-genitorialità. Se le loro figure adulte avessero chiesto aiuto, avrebbero sofferto molto meno!”- Afferma la psicoterapeuta.-

Legge sulla bigenitorialità: come funziona la cogenitorialità nel divorzio

Stabilire e regolamentare la gestione o l’affido dei figli non è sempre facile. La legge tenta di tutelare quanto più possibile i minori, precisando il significato del diritto alla bigenitorialità e di affido condiviso. E i relativi doveri degli adulti. Quali sono le condizioni di partenza ottimali per tutelare questo diritto? Ne parliamo con l’avvocato.

La civiltà di rapporti. Il professor Robert Emery, grande esperto delle relazioni familiari, ha sottolineato come la forma della comunicazione tra ex partners sia molto importante. Ai fini dell’instaurazione di una buona collaborazione. Anche se la coppia non c’è più. Lui se li immagina come due colleghi di lavoro. Che devono resettare l’eccessiva confidenza della passata vicinanza. Troppi messaggi, magari anche a notte fonda. Continue telefonate quando i figli sono con l’altro. Pochi “grazie, scusa, vorresti, che pensi se”. E continue frasi ostili. Quando si è innamorati, un sms a notte fonda fa battere in cuore. Da separati, diventa invasione di spazio. Ecco, i genitori si dovrebbero sforzare di ripartire da una buona educazione nella relazione genitoriale.”- Afferma l’avvocato Beatrice Dalia.-

Come si può tutelare il delicato equilibrio fondamenta della genitorialità condivisa quando madre e padre non stanno più insieme?

“I genitori hanno bisogno di riconoscersi il diritto all’aiuto. Terapia psicologica, mediazione familiare, gruppi di parola, sostegno alla genitorialità. Sono tanti gli strumenti oggi a disposizione che potrebbero aiutare molto. Se solo si riuscisse a spogliarsi del desiderio di vendetta nei confronti dell’altro/a. O del senso di vergogna del fallimento di un progetto di vita. Retaggio, quest’ultimo, di un tipo di giudizio sociale che ora, per fortuna, è molto meno diffuso.”

Bigenitorialità e cogenitorialità: legge e dubbi della Cassazione

La Cassazione ha precisato, con diverse sentenze, che il significato di bigenitorialità, per la legge, non si concretizza in termini di parità dei tempi di frequentazione del minore. Specialmente nei contesti di separazione o divorzio. Ad oggi, per regolamentare l’affido, il giudice deve tener conto di vari aspetti.

  • del modo in cui i genitori hanno precedentemente svolto il proprio ruolo durante la crescita dei minori.
  • valutare le capacità di gestione, educazione. Attenzione e relazione affettiva dei due adulti.
  • considerare la personalità del genitore, le sue abitudini di vita. E dell’ambiente sociale che è in grado di offrire al minore.

Partendo da questo, dunque, l’ordinanza del 2018. La Corte di Cassazione si è vista costretta a negare l’applicazione di una proporzione matematica in materia di bigenitorialità. Finalizzata ad organizzare le ore che un minore dovrebbe passare parimenti con mamme e papà. Questo si basa sull’idea, grandemente condivisa, che il legame tra un genitore e un figlio si basi sulla qualità del tempo trascorso assieme. E non sulla quantità, il tempo conta poco in questo caso.

“Condivido il principio di fondo. La bi-genitorialità non può essere ridotta a una questione di calendario o di orologio. La condivisone piena riguarda la responsabilità nelle scelte, la guida educativa. La capacità di prendere decisioni insieme nell’interesse della prole. Certo, è di fondamentale importanza il tempo che si passa insieme ai propri bambini. Ma non al punto da dividere maniacalmente l’agenda dei più piccoli in due.”- Conclude l’avvocato Beatrice Dalia.-

“Se l’attenzione si sposta dal benessere e dalle necessità dei più piccoli a un calcolo di tempo e spazi tra adulti, potremmo trovarci in condizioni davvero difficili. Ad esempio, che venga proposto a un figlio di trascorrere metà della settimana con un genitore. Con il quale il rapporto è litigioso, sregolato, trascurante e silenzioso. E l’altra metà con un genitore con cui c’è una relazione amorevole, calorosa e modulata da buone regole. Sarebbe questo il signifcato di bigenitorialità?“- Aggiunge, concludendo, anche la psicoterapeuta Serena Valorzi.-

© Riproduzione Riservata
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Flavia de Durante Laureata in Lettere Moderne con il massimo dei voti all'Università degli studi di Salerno. Da sempre amante della lettura, mi diletto a scrivere sin dalla prima adolescenza. Mi interessa esplorare il mondo circostante in tutte le sue sfumature ed in particolare l'animo umano e i rapporti interpersonali. I temi che maggiormente mi interessano sono quelli legati alla cultura, alla storia, al costume, all'ambiente, all'attualità. Vedo nel settore del giornalismo non solo la possibilità di trasmettere dati ed informazioni, ma anche una grande opportunità di acquisire nuove e varie conoscenze. La curiosità e la voglia di sapere sono i motori principali che mi hanno spinto a intraprendere questo percorso. Leggi tutto