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Occupazione a Scuola: cos’è e come fare un occupazione scolastica

Antonietta Amato 27 Novembre 2013
A. A.
20/04/2024

Le continue manifestazioni degli studenti che sono l'evidente conseguenza del malcontento nelle scuole sfociano spesso nella scelta dell'occupazione delle strutture scolastiche.

Le continue manifestazioni degli studenti che sono l’evidente conseguenza del malcontento nelle scuole sfociano spesso nella scelta dell’occupazione delle strutture scolastiche.

Di solito in ogni città si crea una Rete di più scuole che decidono di occupare nello stesso periodo. Anche se non è raro che tali episodi finiscano con l’esaurirsi senza alcuna conseguenza, è anche vero che tali iniziative dovrebbero culminare con la preparazione di un ”atto collettivo forte”:  una manifestazione nazionale o un presidio regionale e provinciale per problematiche che accomunano più province o più città.

Ma cosa sono le occupazioni scolastiche e perché farle. Spesso alla base ci sono i diritti degli studenti, lesi o non riconosciuti.

Molti studenti si trovano alle prese con le prime occupazioni. Le voci di probabili arresti e di improbabilità del raggiungimento degli obiettivi scoraggiano molti. Abbiamo sentito Alberto, coordinatore della Rete Studenti Medi, associazione studentesca di livello nazionale. Ecco a voi alcuni consigli.

Perché fare occupazione e quando è meglio farlo? ”Gli studenti giungono all’occupazione come ultima spiaggia magari dopo una serie di manifestazioni senza risonanza. Se i problemi degli studenti riguardano la fatiscenza delle strutture in cui studiano o la mancanza di laboratori o di aule attrezzate l’occupazione è sempre motivata e qualsiasi periodo dell’anno è quello giusto. Meglio se vengono coinvolti giornali locali o genitori e professori particolarmente favorevoli all’iniziativa. L’ignavo ”si” di alcuni che non si impegneranno per gli studenti potrebbe essere un limite e non un vantaggio. Se invece l’insoddisfazione è nazionale è utile organizzare i periodi di occupazione in vista di azioni collettive in modo che abbiano un riscontro immediato e una massiccia partecipazione. In questi casi non è strano che si accodino all’iniziativa anche associazioni sindacali o collettivi politici che decidono di riunirsi e discutere con gli studenti proprio nelle strutture occupate.”

Le regole per fare un occupazione a scuola: ecco quello che devi sapere per occupare

Come si dichiara occupata la scuola? ”Nel corso di un’assemblea d’ istituto il rappresentante degli studenti oppure un gruppo consistente di studenti favorevoli all’occupazione verifica se la maggior parte di questi è favorevole ad un’ occupazione oppure no.” I mezzi sono sempre gli stessi:

  • Si decide per alzata di mano ( anche se è il meno affidabile )
  • Si fa una votazione in forma anonima con cartelline preparate con le varie alternative all’occupazione fra cui scegliere.
  • Si chiede che i rappresentanti rispondano per la classe in base a precedente votazione.

”Se la maggior parte degli studenti è favorevole si proclama l’occupazione e si invia al/alla preside un documento in cui sono elencati i motivi dell’occupazione, la durata, gli obiettivi.

E’ preferibile che tali documenti non rechino firme di studenti che potrebbero diventare capri espiatori di danni fatti da altri a fine occupazione. False sono anche le voci sulle ” chiavi della scuola” è evidente che non può esserci un passaggio di testimone dal preside agli studenti essendo questi necessariamente non connivente di un’azione illegale. Per questo dopo aver consegnato il documento fate uscire tutti i docenti e il personale dalla scuola.”

Quando la scuola è occupata a tutti gli effetti cosa fanno gli studenti? Si proclama la scuola in “assemblea permanente”, questa deve protrarsi per tutta la notte fino al giorno successivo. In questa fase è importante essere non meno di 30 persone. Nonostante il numero appaia esiguo posso assicurare che 30 persone sono tante su una popolazione di 1000 studenti. Infatti non tutti gli studenti favorevoli all’occupazione sono disposti a ”dormire a scuola”.

”La sera, quando il personale della scuola è uscito, gli studenti rimasti all’interno generalmente chiudono porte e cancelli con catene e quant’altro. Se la struttura ha portefinestre di solito si costruiscono delle ”barricate” con banchi e sedie, questo per evitare che ”estranei” all’occupazione saccheggino la scuola o che docenti e genitori particolarmente temerari decidano di ”punire” da soli gli studenti. Questo può costare una denuncia per violazione dell’art. 663 del codice penale, ovvero Invasione arbitraria di immobile. In teoria fino a quando non arrivano le Forze dell’ordine si può proseguire l’occupazione, dormendo a turno dentro la scuola.”

Come ci si deve comportare con docenti e personale ATA? ”Si tengono tutti fuori dalla struttura occupata, solitamente alcuni studenti decidono di non intralciare i servizi di segreteria per evitare di incorrere in denunce ulteriori. E’ importante usare buone maniere e gentilezza nel relazionarsi con personale e genitori. Fermare le incandescenze di alcuni ed evitare che si arrechino danni alla struttura. Infatti i danni saranno a carico degli studenti se i colpevoli non sono rintracciabili e della scuola stessa qualora gli studenti si rifiutino di pagare. Questo farebbe risultare l’iniziativa poco fondata soprattutto se ci si è lamentati della fatiscenza delle strutture nei documenti consegnati.”

Come ci si comporta in caso di denunce ? ”Qualora qualcuno sporgesse denuncia (ad esempio il preside o un professore) i responsabili accusati dell’occupazione subiranno un processo. Spesso le denunce riguardano i danni apportati ad aule, bagni e laboratori o a furti avvenuti durante l’occupazione.  Quando l’iniziativa è molto pubblicizzata è semplice che persone estranee vogliano approfittare della situazione. Anche se saranno gli studenti o spesso i loro genitori a pagarne le conseguenze. E’ meglio che le forze dell’ordine o i docenti non individuino studenti da incolpare, sia per evitare che studenti maggiorenni sporchino la propria fedina penale e che i genitori dei minorenni debbano accollarsi le colpe dei figli.

Tuttavia la denuncia può essere ritirata da chi l’ha presentata, ad esempio un professore.
Sarà diverso se oltre alla denuncia saranno state chiamate anche le Forze dell’ordine perchè a quel punto spetterà a loro, con i loro metodi, individuare i responsabili.”

Di cosa si può essere accusati? L’invasione di terreni o edifici, in diritto penale, è un delitto previsto e punito dall’art. 633 (Invasione arbitraria di immobile) ai sensi del quale: “Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa. 

Le pene si applicano congiuntamente, e si procede d’ufficio, se il fatto è commesso da più di cinque persone, di cui una almeno palesemente armata, ovvero da più di dieci persone, anche senza armi”.

Si discute se il reato cui all’art. 633 C.p. sussista anche nei casi di occupazioni di scuole o università. La giurisprudenza è orientata in senso negativo in quanto in tal caso non si ravvisa il dolo specifico previsto dalla norma perché il fine di tali manifestazioni è individuato esclusivamente nel fare pressione alla controparte per l’accoglimento delle proprie istanze. Insomma, a voler essere cavillosi occupare una scuola o una facoltà universitaria è reato, ma l’interpretazione -e quindi l’applicazione- della legge dipende molto anche dal singolo giudice.

Dall’altra parte i presidi come agiscono? Abbiamo chiesto al preside di un liceo scientifico napoletano. Il Prof Matuozzo, ormai in pensione, si vede assolutamente d’accordo con l’associazione nazionale dei presidi.

”Uno studente costa allo Stato circa 8 mila euro l’anno, cioè 40 euro al giorno di lezione, classe di 25 studenti ne costa mille. Il fermo di una scuola di 30 classi ne costa 30 mila, sempre al giorno. E’ come se in pochi giorni bruciassimo un anno di finanziamenti. Nella somma vengono conteggiati gli stipendi dei docenti e del personale scolastico. Soldi e lezioni che non verranno recuperati.”

Lei come preveniva le occupazioni? ”Spesso facevamo proposte alternative. Ci accordavamo con gli studenti affinché avessero la possibilità di creare settimane di autogestione dei corsi e di co-gestione con orario delle lezioni ridotto. In modo che si trattassero argomenti che a loro stavano a cuore senza occupare la struttura.

Se invece i problemi riguardavano la struttura scolastica si creavano delegazioni di docenti, studenti e genitori che andassero alla regione per esporre il disagio.”

E se i ragazzi continuavano a mantenere l’idea dell’occupazione ? Denunce o sgomberi erano l’estrema soluzione. Solo se il periodo di occupazione superava le 3 settimane. Molti docenti proposero a suo tempo dopo un’occupazione di qualche mese che sarebbero dovuti essere stilati regolamenti di istituto che rendessero sanzionabili dal punti di vista disciplinare la ”permanenza illecita nella scuola”. Ma rimase una proposta sulla carta probabilmente anche per evitare di inimicarci gli studenti che allora furono molto disponibili al dialogo.

© Riproduzione Riservata
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Antonietta Amato Studentessa alla facoltà di Economia, è entrata nel mondo del giornalismo giovanissima. Ha partecipato in qualità di direttrice ad un progetto che prevedeva la diffusione locale di un giornale prodotto completamente da ragazzi, i cui proventi sono stati devoluti interamente all’Unicef . Animata anche dalla passione per la scrittura, si è diplomata con una buona media al liceo classico, si è iscritta alla facoltà di economia e gestisce un’attività commerciale, ma continua a coltivare il sogno di poter lavorare un giorno in un’azienda che faccia dell’informazione apartitica la sua capacità distintiva. Il suo compito a Controcampus prevede la risoluzione di tutte le questioni relative alla organizzazione amministrativa, gestione utenze presso la testata: sarà ben disponibile a dare ai nostri collaboratori tutte le relative informazioni. Leggi tutto