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Bullismo scuola media: casi, come riconoscerlo, prevenirlo e difendersi

Flavia de Durante 26 Febbraio 2021
F. d. D.
19/04/2024

Non sono rari i casi di bullismo nella scuola media, bambini piccoli di età dai dieci ai quattordici anni, ma vediamo come riconoscere il bullo, chi è, aiutarlo e difendersi.

A 11 anni minaccia il compagno puntandogli un coltello in faccia, accade a Venezia, accerchiato dai bulli alle medie. Sono solo alcuni dei casi di violenza minorile nelle scuole, ma chi è il baby bullo, come scegli la vittima e chi è quest’ultima?

Undicenni, dodicenni e tredicenni, in questa fase, cercano e temono al tempo stesso l’affermazione sociale e il confronto con l’altro. 

Le debolezze e le fragilità possono giocare un ruolo cruciale in questo meccanismo e ciò, ovviamente, vale sia per il “baby bullo” che per la sua “vittima“.  Una cosa è certa, che in questo meccanismo i due protagonisti sono accomunati da insicurezza e debolezza interiore. Da un lato c’è chi le nasconde con prepotenza e aggressività. Dall’altro, chi non riesce a superarla.

I ragazzini vengono totalmente travolti da questo fenomeno e spesso non riescono a riemergere se non con l’aiuto di qualcuno, come un amico, un insegnante, un genitore.

L’ambiente principale in cui avvengono i casi di bullismo è certamente quello scolastico, ma spesso gli episodi continuano al di fuori della classe. Le cause sono diverse, un ambiente famigliare disagiato, emozioni non controllate che sfociano in rabbia.

Sarà la professoressa Patrizia Chelini attiva nei progetti anti bullismo nella scuola media a spiegarci meglio questo fenomeno.  Partiremo dai singoli casi, cercando di capire come riconoscerlo, prevenirlo e difendersi da un giovane studente bullo.

I casi di bullismo nella scuola media: chi è il baby bullo, come riconoscerlo, difendersi e aiutare

I casi di violenza a scuola purtroppo sono fenomeni frequenti, come confermano dati e fatti di cronaca. Particolare attenzione va’ riservata al fenomeno del bullismo nella scuola media dove i soggetti coinvolti nelle vicende sono studenti molto giovani. Partiamo dal tracciare il profilo dei diretti interessati di queste dinamiche conflittuali: chi è il bullo e chi la vittima di prepotenza.

“I soggetti sono il prepotente in classe che proprio dalle sue stesse insicurezze poi trova il modo per sentirsi forte verso chi in quel momento gli sembra più debole.” – Ma il bullo non è l’unico nemico della “vittima”, come precisa la professoressa Patrizia Chelini -.

“È importantissimo l’atteggiamento di quelli che vengono chiamati “gregari”.” – Ci spiega la Prof. – “Ci sono una, due persone che compiono prepotenze e poi ci sono gli altri, i gregari: il resto della classe, il gruppo sostenitore del prepotente. Quando si verificano le prepotenze, magari questi gregari ridono, oppure non intervengono attivamente ma stanno a guardare e non hanno un atteggiamento positivo, anzi. Questo contribuisce all’isolamento della vittima.”

La vittima quindi non si troverà a lottare soltanto contro lo studente bullo in maniera attiva, ma anche con chi lo segue e sostiene. I gregari sostengono chi è più forte, e di conseguenza tuta la classe assume questo comportamento per omologarsi al gruppo.

Ma cosa scatta nella mente di un giovane studente quando decide di aggredire un compagno di classe ? E perché la vittima non riesce a rispondere alle prepotenze?

La professoressa Chelini risponde: “Da manuale, una situazione familiare difficile, delle insicurezze personali. Il bullo usa l’atto di bullizzare per esercitare prepotenze su chi è apparentemente più debole. Quando trova degli alleati si sente ancora più forte. Si crea una situazione di potere”

In realtà, però, l’aggressore spesso ha più problemi della “vittima”. “I ragazzi che magari hanno problematiche economiche, culturali, familiari, se non sono abbastanza curati dai genitori, tendono a rispondere a queste carenze con atteggiamenti prepotenti.”

Chi subisce le prepotenze, invece, spesso può essere semplicemente più timido, più studioso o magari uno studente che si comporta in maniera “antipatica” col resto della classe. Ancora, si può trattare di ragazzi con “diversità” di qualsiasi tipo, o che in quel momento particolare della loro vita stanno sperimentando qualche condizione di debolezza.

Che armi ha la vittima per difendersi dal bullismo nella scuola media, cosa deve fare un giovane studente che subisce prepotenza?

“Innanzitutto, farsi ascoltare e parlare.– Dice la professoressa – Poi, dipende tantissimo dai casi. Nei casi della scuola media viene molto consigliato ed è efficace il non dare importanza agli atteggiamenti di prepotenza.” – Continua la Prof -.

“Molto spesso i prepotenti prendono di mira e trovano gusto nell’offendere chi se la prende di più, chi si arrabbia di più, chi si mortifica maggiormente. Un atteggiamento di indifferenza potrebbe aiutare all’inizio.”

E i compagni di classe? “Laddove c’è una persona sola e tutti gli altri contro, si deve aiutare il ragazzo che sta da solo. C’è bisogno dell’intervento degli amici, dei pari. La vittima deve avere dei canali aperti anche vicini, poiché altrimenti spesso succede che si tenda all’auto isolamento.

In definitiva, la lotta al bullismo nella scuola media può essere vinta: con i giusti mezzi, dall’interno e dall’esterno, aiutando non solo chi riceve le offese, ma anche chi le compie.

Il caso delle studentesse bulle alle medie

E’ la professoressa Patrizia Chelini a raccontarci uno dei casi di bullismo nella scuola media, che ha seguito da vicino.

“Una ragazza, J., era stata molto attiva nel perseguitare una ragazza di un’altra classe, di un anno più piccola. – Racconta la professoressa – J. aveva il classico profilo della bulla, anche proprio nell’aspetto fisico. Aria tosta, abbastanza robusta con una forte volontà di farsi vedere dura. Aveva iniziato a perseguitare questa ragazzina apparentemente senza un motivo, per “semplice” antipatia personale”.

“J. aveva creato un gruppo contro questa sua “vittima” arrivando a livelli di odio tali da seguirla addirittura a casa all’uscita di scuola. Ad un certo punto il padre della ragazzina più piccola era arrivato a chiamare i carabinieri poiché la situazione era diventata persecutoria.” Ci racconta la professoressa, spiegandoci poi l’intervento tempestivo della scuola.

“Siamo intervenuti e abbiamo parlato con tutto il gruppo dei prepotenti in una riunione in presenza del Preside. Tutti si sono più o meno messi a piangere, hanno chiesto scusa e hanno cercato di giustificarsi con la vittima. Tutti, eccetto J. da cui era partito l’intero atto di violenza. J. rimaneva di pietra, senza mostrare la minima paura e il minimo pentimento.”

“A quel punto il preside ha risposto con un atteggiamento altrettanto duro proponendo una sospensione molto lunga per J. Questo atteggiamento duro è servito a molto. La madre di J. si è messa dalla parte della figlia, bulla, è venuta a scuola poiché non accettava la sospensione, ma a quel punto J. si è messa a sua volta contro la madre, chiedendo di restare.”

Rimaniamo stupiti davanti a questa testimonianza, ma la professoressa ci chiarisce il resto della storia. “J. ha subito la sospensione e ha dovuto chiedere scusa alla ragazza. Inoltre, le abbiamo posto un’altra condizione: farla entrare al gruppo antibullismo che esiste nella nostra scuola.”

La professoressa Patrizia Chelini ci spiega come bisogna aiutare il baby bullo senza limitarsi alla semplice punizione, ma cercando di indirizzarlo verso una strada migliore.

“Non bisogna solo punire o sanzionare, ma dobbiamo anche farli dissociare dai loro precedenti comportamenti e trovare il modo migliore per farlo.” – Come si può fare nella pratica? – “Dal mio punto di vista si tratta di un modo attivo: dove prima eri attivo nel fare “il male”, adesso ci aiuti a combatterlo.”

Come prevenire il bullismo nelle scuole medie, genitori e docenti

Parlando con la professoressa, ci rendiamo conto che la possibilità di prevenire e combattere il bullismo nella scuola media è reale. Innanzitutto, però, bisogna saperlo riconoscere. Partiamo dai genitori: come possono intervenire?

“I genitori delle “vittima” hanno un ruolo molto importante.” afferma la professoressa. “Questa è un’età in cui i ragazzi tendono a chiudersi e a non raccontare ciò che succede a scuola. Però ci sono dei sintomi per cui i genitori potrebbero mettersi in allarme e quindi intervenire. Sono sintomi riconoscibili, ad esempio una prolungata tristezza. Da non confondere con la scontrosità tipica degli adolescenti. Altro potrebbe essere un rifiuto del cibo, oppure un’improvvisa fame eccessiva. Oppure ancora l’insonnia. Molto spesso i genitori non vigilano su quanto dormono i figli.” 

Il consiglio principale è quindi fare attenzione a questi segnali e poi prendere provvedimenti.

Per quanto riguarda i genitori del bullo, la situazione è un po’ diversa, come ci fa sapere la professoressa Chelini.

“Direi che la cosa importante è non minimizzare poiché il bullismo nella scuola media cosi come in qualsiasi contesto scolastico e non, fa malissimo sia a chi lo subisce sia a chi lo esercita. Se negli anni in cui ci si forma si viene lasciati liberi di essere aggressivi, prepotenti, senza essere contenuti né dalla scuola né dai genitori, si cresce direttamente così.” avverte Patrizia Chelini.

Chi ha un ruolo fondamentale è quindi proprio la scuola. Gli insegnanti, nello specifico, possono prevenire i fenomeni di bullismo nella scuola media, o rompere le dinamiche che sono alla base, dialogando con i ragazzi.

“Talvolta infatti i ragazzi mettono delle barriere con i genitori ed invece coi professori riescono ad aprirsi ed è importante che gli insegnanti stiano a sentire. Certo, è importante portare avanti i programmi puramente didattici, l’amore per la materia, il ruolo di docente nel senso stretto. Ma ci devono essere dei momenti in cui l’insegnante ascolta, e non si tratta dell’interrogazione.”

La professoressa ci fa un esempio pratico per creare interazione con e fra gli studenti e curare ad esempio lo stress a scuola: “Le ore di “circle time” ossia momenti in cui i ragazzi possano parlare. Nella scuola media non sono codificati questi momenti, ma possono aiutare. Spetta all’insegnante il compito di crearli.”

© Riproduzione Riservata
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Flavia de Durante Laureata in Lettere Moderne con il massimo dei voti all'Università degli studi di Salerno. Da sempre amante della lettura, mi diletto a scrivere sin dalla prima adolescenza. Mi interessa esplorare il mondo circostante in tutte le sue sfumature ed in particolare l'animo umano e i rapporti interpersonali. I temi che maggiormente mi interessano sono quelli legati alla cultura, alla storia, al costume, all'ambiente, all'attualità. Vedo nel settore del giornalismo non solo la possibilità di trasmettere dati ed informazioni, ma anche una grande opportunità di acquisire nuove e varie conoscenze. La curiosità e la voglia di sapere sono i motori principali che mi hanno spinto a intraprendere questo percorso. Leggi tutto