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Perugia: dipinto “Genealogia degli Alfani”

Redazione Controcampus 29 Maggio 2006
R. C.
07/05/2024

Il quadro raffigura in 160 ritratti la genealogia della famiglia perugina degli Alfani, rappresentata a partire dai suoi più antichi espo Il quadro raffigura in 160 ritratti la genealogia della famiglia perugina degli Alfani, rappresentata a partire dai suoi più antichi esponenti – tra i quali svetta Bartolo da Sassoferrato, la cui effigie è di dimensioni maggiori delle altre.

L’opera fu eseguita alla fine del XVII secolo, in un anno non precisabile; in seguito, presumibilmente nella seconda metà del Settecento, furono aggiunti i ritratti raffiguranti le ultime tre generazioni della famiglia: tra i personaggi della penultima leva generazionale sono compresi, ad esempio, Luigi (Aloysius) di Alfano e Francesco (Franciscus) di Tindaro, i quali furono ammessi nel Nobile Collegio della Mercanzia nel 1725 (e morirono, rispettivamente, nel 1752 e nel 1758). Sono illustrati esclusivamente gli esponenti di sesso maschile, in armonia con l’immagine rigidamente patrilineare che segnò la concezione giuridica dell’idea di famiglia nel corso dell’antico regime, la quale condizionò di conseguenza le modalità utilizzate per allestire le raffigurazioni genealogiche. La maggior parte degli “uomini Alfani” è rappresentata con l’abito nero, la veste tipica del gentiluomo tra Cinque e Seicento, ma neri erano pure gli abiti che competevano ai dottori giuristi ed agli ecclesiastici. Altri esponenti portano invece vesti rosse, caratteristiche degli alti gradi della gerarchia ecclesiastica; alcuni sono adornati con le croci degli Ordini cavallereschi.
Il quadro intese celebrare l’ampiezza lussureggiante della discendenza familiare, la lunga durata della storia del casato e la rilevanza dei suoi membri, dei quali non è quasi mai segnalata la posizione “professionale”, eccettuati pochi casi, ma che furono giuristi, militari, ecclesiastici, funzionari, pittori (la linea di Domenico e dei suoi figli). Gli esponenti della famiglia Alfani figurarono per secoli nelle matricole dei Collegi nobili della Mercanzia e del Cambio e vennero nominati ripetutamente quali Priori della città di Perugia. Tranne i militari e gli artisti, tutti gli altri passarono per gli studi del diritto, civile o canonico; oltre ad essere pratica invalsa presso le aristocrazie italiane di età moderna, lo studio e l’esercizio delle professioni giuridiche costituiva per gli Alfani un elemento posto al cuore stesso della loro identità di stirpe. Essi avevano assunto il cognome Alfani nella seconda metà del Quattrocento, trasformando il patronimico che aveva designato gli innumerevoli figli maschi del primo Alfanus del gruppo parentale, il quale era stato un importante mercante della città. Tuttavia, la ricchezza ed il potere accumulati attraverso la mercatura non fecero dimenticare, alla famiglia e agli altri concittadini, che gli Alfani si distinguevano innanzitutto per essere gli eredi diretti del grande Bartolo: e fu proprio questo il dato che il quadro volle orgogliosamente rivendicare, anche per ribadire l’origine “illustre”, perché legata alla pratica del diritto, e non “vile”, dal lontano sapore di fondaco e di maneggio di denari sonanti, della famiglia. Infatti, nella parte superiore del quadro, a destra e a sinistra del ritratto di Bartolo, due epigrafi ricordano, citandoli pressoché alla lettera, i privilegi concessi a
costui nel 1355 dall’imperatore Carlo IV di Lussemburgo, nel corso dell’ambascerìa compiuta a Pisa dal giurista per conto del Comune perugino. Si trattava dell’onore dello stemma – un leone rosso a due code in campo aureo, contornato dalle insegne imperiali –, nonché della facoltà di legittimare i giovani di condizione illegittima che fossero stati studenti del giurista: entrambi i privilegi erano dichiarati trasmissibili ai discendenti del loro primo titolare. Al di sotto delle due epigrafi, sono infatti rappresentati lo stemma imperiale, con la caratteristica aquila bicipite, e lo stemma della famiglia Alfani, corrispondente in tutto e per tutto al dettato della concessione imperiale. Gli Alfani consegnarono al quadro rappresentante la loro genealogia un’immagine assai precisa della propria idea di essere nobili: il fondamento della condizione aristocratica derivava non dai titoli feudali o dalle patenti di nobiltà rilasciate dai sovrani, bensì dalla fama raggiunta dall’antenato comune a tutti gli esponenti del casato. Bartolo, ossia la pratica del diritto, aveva reso nobile gli Alfani; dal diritto erano derivati gli altri titoli di onore goduti dalla famiglia, sicuramente superiori quanto a importanza, ma altrettanto indubitabilmente arrivati quali riconoscimenti della competenza originaria. Dalla memoria dei “caratteri originali” della storia familiare, unita all’autenticità documentaria delle concessioni imperiali – un elemento che non tutte le famiglie nobili potevano vantare – derivò la consapevolezza circa la propria identità aristocratica che evidentemente accompagnò per secoli le vicende degli Alfani, armonizzandosi con altre e diverse concezioni dell’essere nobile, fino alla sua compiuta rappresentazione nella genealogia esposta in casa, che finì di essere allestita pochi decenni prima dello scoppio della Rivoluzione francese.
Erminia Irace

Il dipinto risale alla fine del Seicento, ma è stato aggiornato nella seconda metà del Settecento, aggiungendo una porzione di tela di circa 40 centimetri alla base e diversi ritratti. Alla prima redazione spetta la gran parte del quadro, ad esclusione delle ultime tre linee generazionali dal basso, precisamente fino ai primi due personaggi di sinistra nella terz’ultima linea, Gerolamo e Alessandro. Questi furono probabilmente i committenti del dipinto, ultimi a comparire nella prima versione. Quasi un secolo dopo si decise di aggiornare l’albero con le ultime generazioni, partendo con l’aggiunta del fratello dei due citati, Tindaro. Rispetto ai fratelli si vede chiaramente la differenza di stile e anche di modulo proporzionale del ritrattino, nonostante l’abbigliamento sia stato adattato alla foggia seicentesca dei vicini. Abiti e gusto di pieno Settecento mostrano invece tutti gli altri ritratti della stessa linea, e delle due successive. È stato possibile riconoscere alcuni personaggi della penultima generazione, la cui maturità si colloca nel secondo quarto del XVIII secolo (si veda sopra il testo di E. Irace). I due ritratti che chiudono la serie in basso a sinistra, i fratelli Cesare e Bartolo di Vittorio, sono probabilmente i responsabili della redazione settecentesca del dipinto, che va collocata ben dentro la seconda metà del secolo, verso il 1780.
Mirko Santanicchia

© Riproduzione Riservata
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Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. 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