Parliamo dello storico teatro Ambra Jovinelli, tempio dell’avanspettacolo e del varietà capitolino, edificato tra il 1908 ed il 1909 per volontà dell’impresario e direttore teatrale Giuseppe Jovinelli. Unico a Roma costruito in stile Liberty, ha subito le evoluzioni e le trasformazioni di un completo secolo.
Nei suoi primi anni d’attività (1909-1912) una serata era generalmente caratterizzata, anche prima del numero finale del comico in voga, da attrazioni che andavano dalle esibizioni canzonettistiche ai numeri di artisti circensi.
Dal 1912 al 1918 la programmazione teatrale venne adattata alla novità del periodo, il “cinema”. Nella prestigiosa sala a ferro di cavallo, furono proiettati film che costituivano un grande motivo di attrazione, in grado di stupire ed affascinare un pubblico all’epoca privo di strumenti all’avanguardia di comunicazione.
Nel 1922 la composizione eterogenea della struttura la portò ad ospitare persino degli incontri di boxe. Nel periodo fascista scese a patti con il cinema rinunciando al varietà e indirizzandosi principalmente sulle proiezioni di opere cinematografiche e sull’ avanspettacolo, mantenendo però, gli incontri di pugilato, motivo di grande successo e, dunque, una delle principali fonti di sostentamento dell’Ambra Jovinelli.
Durante gli anni Cinquanta e Sessanta, il teatro propose un connubio di spettacoli cinematografici e varietà. Successivamente, per fronteggiare la crisi degli anni Settanta, cambiò rotta verso un tipo di spettacolo a buon mercato e proficuo: lo spogliarello.
Fino al 1998 le sorti del teatro furono incerte e nel 2001 dopo una ristrutturazione di tutto il complesso teatrale, l’Ambra Jovinelli passò sotto la direzione artistica di Serena Dandini.
Ma questa è storia passata… Siamo nel 2010 e l’Ambra Jovinelli è chiuso da due anni, abbandonato a se stesso, con motivazioni ancora non chiare. Si vocifera una crisi di carattere economico e di errori gestionali,malgrado la programmazione artistica presentasse spettacoli di qualità con successi al botteghino raggiunti grazie ad artisti del calibro di Ascanio Celestini, Gianmarco Tognazzi , Neri Marcorè, Marco Paolini e numerosi altri.
In un quartiere complesso dalle mille facce come l’Esquilino, in cui è sotto gli occhi di tutti il degrado urbanistico: la desertificazione commerciale, il traffico caotico, la complicata convivenza di vari etnie e l’inquinamento atmosferico, bisognerebbe fare appello alle amministrazioni comunali affinché propongano obiettivi concreti e raggiungibili.
Non è né comprensibile né concepibile lasciar scomparire uno stabile storico la cui facciata è posta sotto il vincolo del Ministero dei Beni Culturali. E’ fondamentale ridar vita al palcoscenico che è stato calcato da artisti del calibro di Totò, Ettore Petrolini, Aldo Fabrizi, Alberto Sordi e Claudio Villa.
Il teatro ha da sempre creato stimoli culturali ed emozionali e stabilito un rapporto di scambio e confronto continuo con il suo pubblico. Per la sorte dell’Ambra Jovinelli si battono i membri del Comitato Nuovo Ambra che ritengono la chiusura dello stabile un’offesa, non solo al quartiere Esquilino, ma a tutta la cultura italiana.
L’Ambra Jovinelli era un luogo culturalmente e socialmente vivo, un presidio di civiltà contro il degrado e l’abbandono degli spazi urbani. Gli associati del Comitato, non potendo accettare il disinteresse calato sul teatro, hanno elaborato un progetto di riuso che propone un’ idea di utilizzo di tutto l’intero stabile.
La richiesta è che tutte le istituzioni regionali e comunali partecipi, ognuna con le sua competenze, alla ri-nascita dell’Ambra Jovinelli. Maggiori informazioni sull’argomento si possono trovare sul sito http://www.progettonuovoambra.it/
Anche il mondo della politica attuale si è pronunciato a riguardo. Renata Polverini, presidente della regione Lazio, si è impegnata nel trovare delle soluzioni insieme al Comune di Roma: “Riaprirò l’Ambra Jovinelli” ha promesso in campagna elettorale spalleggiata da Federico Mollicone presidente della commissione cultura del comune.
Lo stabile è ancora oggi, però, giace di fatto abbandonato. La sua bellissima facciata non è mai illuminata dalle luci dello spettacolo, non ci sono locandine di eventi teatrali nelle sue vetrine, non ha una stagione da presentare, non esistono abbonati e le numerose persone che lavoravano nel suo organico hanno di fatto perso il loro unico mezzo di sostentamento.
Auguriamo a questo patrimonio storico della nostra cultura italiana che, come la figura mitologica della fenice, possa avere la facoltà di rinascere dalle proprie ceneri.
Raffaella Barbieri