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La disabilità del proprio figlio non è ostacolo all’adozione di un altro bimbo

Redazione Controcampus 13 Maggio 2012
R. C.
15/05/2024

“Genitori pronti a occuparsi anche di un altro bimbo, va superato il concetto di handicap come malattia” (Corte di appello di Milano Sez.

Persone, minori e famiglia Decreto n. 46/2012).

E’ questo il passo più significativo e rilevante del provvedimento emesso dalla Corte d’Appello di Milano  lo scorso 7 maggio; il giudice di secondo grado ha accolto il ricorso di una coppia lombarda alla quale il Tribunale dei Minori aveva negato, qualche messe addietro, l’adozione di un minore straniero considerando quale ostacolo alla stessa la presenza in famiglia di un figlio disabile.

Prima di esaminare più compiutamente le motivazioni addotte dalla Corte d’Appello di Milano sul caso in questione, appare opportuno riassumere, seppur sinteticamente, l’istituto dell’adozione del minore,  ossia  quel rapporto di filiazione giuridica costituito tra soggetti non legati da un vincolo di sangue.

Alla luce della riforma introdotta con la Legge n.184/93 il Legislatore è intervenuto riformando decisamente l’istituto mettendo al centro della disciplina il fanciullo e il suo diritto a crescere ed ad essere educato all’interno di una famiglia;  la legge, naturalmente, richiede la sussistenza di alcuni imprescindibili presupposti sia per gli adottanti che per gli addottati per l’instaurazione di questo legame giuridico.

Gli aspiranti genitori devono innanzi tutto essere uniti in matrimonio e poi, a conferma di una relazione stabile ed continuativa,  il vincolo matrimoniale deve durare da almeno tre anni (pertanto tra gli stessi non deve esserci stata una separazione personale, neanche di fatto),  in secondo luogo costoro devono superare di almeno diciotto anni (ma non più di quarantacinque)  l’età dell’adottando; tali limiti possono essere superati qualora si dimostri che dalla mancata adozione derivi un danno grave e non evitabile al minore  oppure se il limite massimo di età sia superato da uno solo dei coniugi in misura non superiore a dieci anni quando costoro siano genitori di figli naturali o adottivi dei quali almeno uno in età minore e, infine, quando l’adozioni riguardi un fratello o una sorella di minore già adottato dagli stessi.

Gli adottanti devono, inoltre, essere effettivamente idonei e capaci di educare, istruire e mantenere i minori che intendono adottare.

Relativamente allo status dell’adottato, la legge consente l’adozione per tutti i minori, a prescindere dalla loro età: se hanno compiuto quattordici anni, tuttavia, devono prestare il proprio consenso, mentre i minori di anni dodici  devono essere sentiti, mentre per i bambini di età inferiore va accertata la loro capacità di discernimento .

Indispensabile è in ogni caso lo “stato di adattabilità”, vale a dire una situazione di abbandono che si concreta in mancanza di assistenza morale o materiale da parte dei genitori  o dei parenti obbligati a provvedervi.

I coniugi intenzionati ad adottare un minore devono presentare apposita domanda al Tribunale per i Minorenni il quale attiva un iter abbastanza complesso e approfondito per accertare la capacità della coppia ad educare il minore, nonché la situazione personale ed economica, la salute e l’ambiente familiare.

Prima del provvedimento definitivo, è previsto un periodo di affidamento preadottivo del minore alla coppia prescelta della durata di un anno, prorogabile, decorso il quale in presenza di tutte le conduzioni previste dalla legge il Tribunale per i minorenni con sentenze provvede sulla adozione.

A seguito del provvedimento giudiziale il minore adottato acquista lo stato di figlio legittimo degli adottanti assumendone il cognome e cessano i rapporti giuridici con la famiglia d’origine, salvi di divieti matrimoniali.

Il Legislatore è intervenuto anche nel disciplinare l’adozione internazionale; le persone residenti in Italia che vogliono adottare un minore residente all’estero devono presentare dichiarazione di disponibilità al Tribunale per i minorenni del distretto in cui hanno la residenza. Superato il vaglio dell’Autorità Giudiziaria, tale dichiarazione viene trasmessa ai servizi socio assistenziali degli enti locali  a seguito dei cui  accertamenti il Tribunale ente decreto attestante l’idoneità alla adozione.

Dopo aver ottenuto tale decreto gli aspiranti genitori devono conferire l’incarico a curare tutta la procedura ad un ente autorizzato che provvederà ad espletare tutte le pratiche necessarie presso le autorità competenti dello stato straniero ; le conclusioni di questo ente saranno, poi, valutate, dalla Commissione per le adozioni internazionali a cui infine compete la dichiarazione di rispondenza dell’adozione all’interesse superiore del minore autorizzando l’ingresso e la residenza permanente in Italia. Il minore adottato acquista la cittadinanza italiana per effetto della trascrizione del provvedimento di adozione nei registri dello stato civile.

Ritornando alla  sentenza della Corte d’Appello di Milano va immediatamente rilevato che si è in presenza di una decisone con importanti ripercussioni non solo giuridiche, ma soprattutto culturali; se il Tribunale in primo grado aveva rigettato la richiesta di adozione dei coniugi lombardi in base al timore che costoro già  gravati  dalla malattia del figlio naturale (una forma di epilessia, la sindrome di Travet) non possono affrontare anche tutte le problematiche e le incognite discendenti dall’adozione internazionale.

Secondo il giudice di secondo grado tale decisione non tenendo assolutamente conto “dell’evoluzione culturale nell’approccio alla disabilità” si ispira ad un ragionamento palesemente pregiudiziale  “che vede nella disabilità una malattia, senza considerarla invece una condizione che risulta dall’interazione fra il portatore di handicap e tutto quanto lo circonda”.

Un provvedimento inficiato di pregiudizio anche perché non sono stati presi in debita considerazione gli altri elementi a disposizione :il parere positivo dei servizi sociali del Comune e lo psicologo dell’Asl, il buon rapporto del bambino malato con le maestre e i coetanei, l’affetto dei nonni e una favorevole situazione abitativa. Non solo, la Corte d’Appello riconosce ai genitori “capacità educative adeguate per dedicarsi anche a un altro figlio”.

In conclusione, questo importante provvedimento mette in evidenza l’assoluta sensibilità culturale dei magistrati innanzi a situazioni di così estrema delicatezza; le motivazioni impiegate dai giudici nel ribaltare la precedente sentenza, infatti, esprimono una sorta di ammirazione nei confronti dei due genitori, i quali avendo maturato un’ esperienza con un figlio con disabilità hanno indubbiamente sviluppato una grande forza nell’affrontare meglio le difficoltà che una adozione comporta. La Corte, infatti, riscontra nella coppia una maggiore consapevolezza innanzi al ruolo genitoriale e una più significativa preparazione nel relazionarsi con un bambino così fortemente segnato dal disagio e dalla sofferenza.

 

 

© Riproduzione Riservata
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Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. 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