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Sindacati in crisi: calo di giovani, nuovi iscritti e consensi, il punto di Raffaele Bonanni

Martina Sapio 1 Febbraio 2021
M. S.
23/04/2024

Fallimento dei sindacati Cisl, Cgil, Uil e altri, in crisi per calo di giovani, nuovi iscritti e perdita di consensi dei lavoratori: cosa deve fare un sindacalista per avere credibilità.

Tra le nuove generazioni si è persa fiducia verso la politica cosi come verso le organizzazioni sindacali, che registrano calo degli iscritti. Occorre cambiare visione per tornare ad esser visti punti di riferimento, ecco come secondo il sindacalista e professore Raffaele Bonanni.

Quello che ha fatto in Italia il sindacato per i lavoratori non può essere riassunto in una breve lista. Solo per dirne alcune, dalla storia del primo maggio alle lotte che hanno portato alla regolamentazione della contribuzione e dei licenziamenti. Ma non solo. Sicurezza sul lavoro, ferie, permessi, tutela del lavoratore e della sua famiglia, discriminazioni, orario, mansioni, scioperi. Queste sono solo alcune delle innumerevoli conquiste ottenute nel tempo.

Ma oggi i più giovani si chiedono cosa sono i sindacati, CGIL, CISAL, CISL, COBAS, COISP, GILDA, UIL, USVB e tutti gli altri, cosa fanno e, perché iscriversi ad una organizzazione che oggi non offre adeguate tutele alle nuove minacce del mercato del lavoro.

Queste sigle hanno per decenni trainato le lotte dei lavoratori verso nuovi diritti. Ad oggi, però, pare che la nuova generazione, dalla scuola all’università non riconosca queste figure come garanti.

I giovani non si iscrivono e i sindacati, Cisl, Cgil, Uil, cosi come le altre sigle perdono consensi e fiducia.

Ma cosa è successo, e perchè? E soprattutto, come rimediare a questa frattura? Cosa devono fare i dirigenti sindacalisti per riconquistare la fiducia persa? Risponde a queste domande lo scrittore e storico sindacalista Raffaele Bonanni. Sul punto anche l’opinione di Marco, studente universitario e lavoratore occasionale.

Sindacati in crisi, perché Cisl, Cgil, Uil e gli altri perdono iscritti, cosa hanno sbagliato sui giovani

In un mercato del lavoro sempre più precario e dove i giovani occupano posizioni non adatte alla loro formazione professionale, i sindacati non intervengono con una manovra adatta a cambiare le cose.

In passato se un lavoratore subiva un abuso sul lavoro sapeva a chi rivolgersi, oggi un giovane lavoratore si sente solo, senza tutele. Spesso poi non sa dove trovare il suo referente sindacalista, impegnato a cercare poltrone nei consigli di amministrazione, lasciando a terra quel megafono ormai afono. Per molti giovani lavorati la soluzione è quella di non iscriversi ad un sindacato, cercando nuove a alternative forme di tutela privata.

I dirigenti delle organizzazioni spesso restano a guardare senza cercare di capire cosa sta succedendo, quali sono gli errori e come avere nuova credibilità. Cosa è successo?

Ci sono più fattori che incidono. – ci dice lo scrittore e storico sindacalista Raffaele Bonanni. – “Il primo aspetto riguarda l’arrivo in ritardo nel mondo del lavoro. Il secondo riguarda il fatto che si lavora oramai in un pulviscolo di aziende. Le aziende non sono grandi come fino a qualche decennio fa. In posti grandi la socializzazione è più facile. L’aggregazione è più facile. La sindacalizzazione o altra attività sociali sono più facili.” – Sostiene lo scrittore -.

Poi, oltre alla questione della frammentazione delle realtà produttive, c’è anche una frammentazione delle attività lavorative. – Continua Bonanni – C’è un’attività di lavoro autonomo e para-autonomo che non ha pari in nessun’altra nazione europea. Un numero esorbitante di persone senza lavoro dipendente che si dedicano alla partita IVA e ad altre attività para autonome. Questo avviene non per la libertà dei giovani italiani, per esercizio della propria autonomia. Ma perché le aziende, per risparmiare, non prediligono la possibilità di avvalersi della collaborazione di tante persone con questo tipo di rapporto.

Infine conclude Raffaele Bonanni:Che poi in generale ci sia uno sfaldamento, uno spaesamento, una difficoltà delle persone, e quindi anche dei giovani ad organizzarsi.  Non solo nel sindacato, ma in tutte le associazioni e le realtà di partecipazione. Questo è un dato di fatto. Ci sono interrogativi molto grandi che si pongono a causa della consapevolezza che i centri di potere non sono vicini ma sono molto lontani. (Questo) non incentiva l’organizzarsi, anche se l’unico modo per vivere interamente la propria vita lavorativa e sociale è organizzarsi. Non solo in un sindacato, ma anche in associazioni di interesse. Perché il singolo diventa più forte se si associa e si coordina con gli altri.

Cosa si aspettavano i giovani dal sindacato oggi in crisi

Molti giovani, che non conoscono nemmeno il significato di sindacato, chi sono e cosa fanno, proprio per questo preferisce non iscriversi. Capita nel mondo dell’istruzione, nelle università e nella scuola, sindacati perdono iscritti e credibilità.

Ma perché i sindacati Cgil, Uil e Cisl come gli altri sono in crisi e, registrano un calo di nuovi iscritti e consensi specialmente tra i giovani? Sulla questione l’opinione di Marco, studente universitario ed ex lavoratore part-time:

Ho lavorato per qualche anno come cameriere in diversi bar della mia città. Non ho mai sentito di una organizzazione sindacale, non ne abbiamo mai parlato tra di noi. Non mi sono mai interessato. Fino a poco tempo fa non sapevo nemmeno di preciso cosa fa un sindacato, cosa sono e di cosa si occupano. So che è un associazione che tutela i diritti dei lavoratori, ma non l’ho mai sentita particolarmente vicina nel mio lavoro. – Fa sapere Marco –

“Penso che comunque siano le organizzazioni sindacali e i sindacalisti che devono interessarsi a noi, non dovremmo essere noi lavoratori ad andare a cercarli.” 

Credo che mi sarebbe potuto essere utile, ma non saprei dire se mi sarei iscritto. I sindacati non hanno una buona reputazione.” – Fa una pausa esitante il giovane lavoratore intervistato, ma lo esorto a continuare. –

Hanno una nomea di gente che vuole sempre protestare.” – Dice. – “Che vuole sempre fare scioperi, contestare e creare disordine. E sembra che il sindacato voglia sempre protestare per qualcosa che gli interessa e che il lavoratore sia soltanto un suo mezzo per farlo, che in realtà non siano davvero interessati ai diritti della singola persona.”  – Conclude Marco -.

Cosa devono fare i sindacati per avere nuovi giovani iscritti e credibilità

Il nuovo millennio ha cambiato il mondo del lavoro, nuove forme contrattuali e tipologie di lavoratori. E’ proprio in relazione alle nuove figure professionali più occupate dai giovani, come i famosi rider (che da pochissimo sono stati inquadrati in contratti sindacali), che il sindacato dovrebbe cercare nuovi iscritti a cui parlare.

Ma cosa devono fare i sindacati per uscire dalla crisi, riavere iscritti e soprattutto credibilità da perte dei giovani?

(è necessario cambiare approccio). – Fa sapere senza esitazioni Raffaelle Bonanni – 

“Questo riguarda i rider, ma riguarda anche altre categorie passate. Se si lavora solamente col movimento fisico, è chiaro che tali realtà non si organizzano, non hanno rappresentanza, e non stimolano le associazioni ad occuparsi di loro. In passato, quando si sviluppò il fenomeno delle co.co.co. e delle co.co.pro. – Parlo della mia esperienza personale – Facemmo dei progetti speciali per loro, organizzammo e facemmo dei contratti speciali per loro. Si lavorò moltissimo per la loro contribuzione, perché fosse uguale agli altri, a carico dell’impresa, e ci riuscimmo. Se si va a vedere i livelli di contribuzione, erano arrivati uguali al lavoro dipendente. Serve un lavoro lungo, un grande lavoro, ma è l’unico modo (per aiutare questi lavoratori, ndr) che liberi ed autonomi non sono.

Non c’è altra soluzione, altrimenti il sindacato finisce. Deve farsi carico di questa situazione e soprattutto deve fornire molti servizi, in modo tale da organizzarli ed essere utile a loro (i lavoratori)” – Conclude Raffaele Bonanni –

Anche Marco, studente universitario e lavoratore, si esprime in maniera simile: “Penso che sia necessario un ingresso del sindacato in tutti i nostri luoghi di lavoro. Anche un solo rappresentate sindacale basterebbe.”

Poi conclude. “Servirebbero sezioni dei grandi organizzazioni appositamente dedicate ai lavoratori occasionali, a quelli agili, a quelli precari e part-time.”

© Riproduzione Riservata
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Martina Sapio Studentessa di Giurisprudenza alla Federico II di Napoli, scrivo per la sezione Attualità e vedo nel giornalismo il modo migliore di mettere in pratica le mie conoscenze. Ho sempre amato scrivere così come ho sempre amato informarmi sul mondo che mi circonda, sul suo modo di cambiare e di evolversi. Per questo ho deciso di iniziare ad esplorare questo mondo. Capire da quali meccanismi è mossa la nostra società. Mi interesso in particolar modo di politica e di tematiche economiche, sia di carattere nazionale che internazionale, di come queste costanti influenzino tutti noi. Nello scrivere cerco di essere quanto più diretta e chiara possibile: un lavoro di ricerca e di rifinitura che ha come obiettivo la sola, vera informazione. Leggi tutto