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Il caso tortora. Un caso troppo italiano

Redazione Controcampus 15 Novembre 2004
R. C.
19/04/2024

Enzo Tortora fu accusato, condannato ed assolto in Appello per spaccio di stupefacenti in seno alla Nuova Camorra Organizzata, l’associazione malavitosa “fondata” da Raffaele Cutolo, detto ‘O Professore.

Originario di Ottaviano (in provincia di Napoli), Cutolo finì in carcere per un delitto compiuto in difesa della sorella. Durante la reclusione, riuscì a costruire, verso la metà degli anni 70, un sistema di alleanze e amicizie, creando la Nuova Camorra Organizzata, o NCO.

Quest’ultima si prefiggeva di inserirsi in tutti i traffici illeciti gestiti dalle vecchie famiglie camorristiche, con il fine ultimo di sostituirle interamente, grazie, anche, al placet di Cosa Nostra. In una Campania devastata dalla povertà e dalla disoccupazione, ‘O Professore, che offriva ottime condizioni ai suoi affiliati, ebbe buon gioco, ridimensionando in breve tempo le altre famiglie, e imponendosi come referente particolare del potere politico corrotto, o come suo mediatore (ad esempio con le Brigate Rosse che avevano rapito un assessore regionale democristiano). Evaso dal manicomio, dove era rinchiuso grazie ad una “favorevole” perizia psichiatrica, guidò la sua organizzazione verso la leadership assoluta fra le famiglie campane.

Ma come tutti i capi indiscussi (Hitler, Napoleone, etc.) non seppe cogliere il limite dove fermarsi, forse accecato dal suo delirio di onnipotenza, forse perché più “galantuomo” dei suoi referenti. E così quella parte corrotta dello Stato, con cui aveva banchettato, fu costretta a toglierlo di mezzo, vedendolo come una minaccia divenuta troppo grossa.

Grazie, anche, ad alcuni delatori (alcuni genuini, altri no) lo Stato e la Magistratura colpirono a morte l’organizzazione cutoliana, cominciando dalla testa. Cutolo, arrestato, fu messo in isolamento nel supercarcere dell’Asinara. La furia delle Istituzioni si scatenò, condannando a pene severe anche coloro i quali avevano svolto ruoli marginali, senza fare differenza fra colpevoli o innocenti, tutti ormai scaraventati nel calderone della maxi-giustizia.

Erano gli inizi degli Anni 80. Il Mondo era molto diverso da oggi: appena si percepiva una voglia di distensione fra Est e Ovest. L’Italia era molto diversa da oggi: un paese di confine fra i due blocchi. Quasi nessuno sapeva chi fosse Berlusconi, e le tv private erano prototipi in via di sviluppo.

Già da alcune stagioni televisive, il venerdì sera sulla Rai Due (allora si chiamava Secondo Canale), teneva banco un signore di mezz’età: distinto, istruito, pacato, discreto, ma ironico, mordace ma mai volgare, con un’estrema conoscenza del medium televisivo, convinto assertore della libertà di antenna, inviso al sistema per la sua manifestata opposizione alla lottizzazione politica della Rai. La sua idea, quella di un mercatino televisivo con ospiti particolari che raccontavano una loro esperienza particolare, immerso in una semplice coreografia fatta di ragazze carine mai discinte e imperniata sul policromo Portobello (un pappagallo che dava il nome alla trasmissione), divenne un appuntamento fisso per 20 milioni di italiani, con punte di 27 milioni (record assoluto dall’istituzione dell’Auditel).

Enzo Tortora, questi il nome e il cognome di questo amico di famiglia, non potrebbe essere paragonato a nessun anchorman dei giorni nostri: l’oligopolio della tv ha segmentato gli ascoltatori e nemmeno la Nazionale di calcio riesce più a superare i 15milioni; i tempi, i temi, la società, i gusti, i costumi sono cambiati e così anche la tv e i suoi personaggi.

E sebbene “Portobello” possa essere considerato come un reality-show ante litteram, aveva poco in comune con la televisione spazzatura che viene propinata attualmente sotto questa categoria di programmi. Tortora era, comunque, il re incontrastato della televisione italiana: conosciuto da tutti, stimatissimo, a volte un po’ bistrattato dalla critica che, anche biasimando le caratteristiche nazional-popolari del suo programma, ne apprezzava l’ironia, il savoir-faire e la discrezione. Ma qualcosa sarebbe successa, sconvolgendo e cambiando la sua vita: iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Napoli nell’ambito del processo alla NCO, venne arrestato il 17 giugno 1983. Cominciò così quello che fu definito il Caso Tortora.

Non sapremo mai i motivi che portarono il “pentito” Giovanni Pandico ad inserire Tortora nell’elenco di camorristi fornito agli inquirenti: mitomania, psicopatia, voglia di notorietà, disperazione, calcolo o mossa studiata a tavolino. Come un effetto a catena, diversi “delatori” cominciarono ad inserire il noto presentatore nei loro racconti. Tra questi il killer cutoliano Pasquale Barra, e il sedicente Gianni Melluso, che ricordava di avergli consegnato chili di cocaina per conto dell’organizzazione. Accusare Tortora garantiva notorietà e consentiva un trattamento carcerario particolare. Anche un imbrattatele milanese, tale Margutti, presentato come “noto pittore”, raccontava di essersi recato nelle quinte di “Antenna Tre”, una televisione privata milanese di cui Tortora era il direttore, insieme alla moglie, aiutandola perché le “cadevano le mutande”, e di avervi visto il presentatore consegnare una valigetta con fare sospetto. Ma tutto questo castello accusatorio, fondato solo sulle dichiarazioni e “senza uno straccio di riscontro obiettivo”, non poteva reggersi da solo.

Ad avvalorare le tesi dei pentiti, a dare lustro e visibilità ai delatori, a lodarne le facoltà mnemoniche, e a gettare fango, partecipò in modo determinante la stampa. A parte qualche mosca bianca (prevalentemente dalla Stampa, da Repubblica e dal Manifesto, o singoli di un certo blasone, quali Giorgio Bocca e Enzo Biagi, coadiuvati da numerosi esponenti della Cultura), quasi l’intera categoria giornalistica partecipò al linciaggio morale di Tortora, riportando notizie false, inventate, speculando sulle immagini, privilegiando la sensazionalità all’informazione. Insomma l’arresto e la condanna di Tortora avrebbero interessato la gente, avrebbero fatto vendere i giornali, e poi, inconsciamente o forse, emergeva una certa voglia di rivalsa nei confronti di una persona che nel campo comunicativo era uscito dall’anonimato. La politica, invece, rimase immobile nei confronti della “macelleria giudiziaria” che si stava svolgendo alla Procura di Napoli; Radicali, Liberali, Socialisti, convinti assertori di una giusta giustizia, tentarono, invano, di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta. Gli altri partiti (i vari DC, PCI, MSI), invece, se ne infischiarono, a parte alcuni loro autorevoli esponenti che manifestarono solidarietà, ma in via strettamente privata e personale.

E lo stesso Craxi, allora Presidente del Consiglio, respinse ogni ipotesi di indagine parlamentare, esprimendo “massima fiducia nei giudici chiamati a giudicare”. Fu proprio la lotta per la Giustizia a convincere Tortora, da sempre liberale, a candidarsi alle Elezioni Europee dell’84 con il Partito Radicale: in quella tornata, che vide lo storico sorpasso compiuto ai danni della DC da parte dei Comunisti trainati dalla morte “sul campo” di Berlinguer, il Nostro ricevette 450.000 preferenze e fu il terzo eletto a Strasburgo nelle fila dei radicali italiani. Tortora, da eurodeputato (anche se lui era solito schernirsi definendosi “neurodeputato”), partecipò alla Commissione Giustizia, formulò interessantissimi interventi, rinunciando immediatamente all’immunità parlamentare per sottoporsi al quello che chiamava il suo “appuntamento con la Giustizia”. Sebbene il collegio difensivo fosse formato da autorevoli legali (il prof. Dall’Ora di Milano, l’avv. Della Valle di Monza e l’avv. Coppola di Napoli) che svolsero in modo esemplare il loro ruolo, il presentatore ligure fu condannato a 10 anni di reclusione.

La Corte aveva dato credito alle illazioni dei pentiti. Era il 17 settembre 1985. Il Collegio difensivo di Tortora chiese, e ottenne, il ricorso in Appello. Andava in scena il secondo atto di questa incredibile tragedia, sempre a Napoli. Ma questo processo, svoltosi in condizioni completamente diverse di garanzie civili, vide, invece, una Corte propensa alla vera ricerca della Verità. E così, uno alla volta, i “delatori” persero la loro credibilità, palesando incongruenze, imprecisioni, falsità, menzogne. Le figure di Pandico, Melluso e Margutti emersero per ciò che davvero erano, e cioè calunniatori di professione, habitué delle procure del Bel Paese. Il verdetto d’appello, confermato in Cassazione, assolse Tortora da ogni accusa: era il 15 settembre 1986, oltre mille giorni dopo l’arresto all’Hotel Plaza, terminavano l’incubo e l’infamia. Tortora, prosciolto, decise di tornare in Tv, rinunciando alla carriera politica, e scegliendo la sua dimensione naturale, quella catodica.

Dopo un’ultima e fortunata stagione di “Portobello”, lanciò un programma di nome “Giallo”, in cui, avvalendosi della collaborazione del regista horror-thriller Dario Argento, si proponeva di trattare di crimini rimasti insoluti. Il programma, che ebbe un discreto successo, fu soppresso quando le condizioni di salute del presentatore-autore si fecero più gravi. Il 18 maggio 1988 Enzo Tortora si spegneva, colpito da un impietoso tumore al polmone, lui che nemmeno fumava. Ai suoi funerali nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano, parteciparono migliaia di persone. I discorsi di chi lo aveva conosciuto o di chi ne aveva condiviso la battaglia per la Libertà commossero l’intera opinione pubblica italiana.

Ancora oggi il nome di Enzo Tortora, il ricordo della grande passione civile, l’unicità dell’uomo, la serietà del professionista, destano nei cuori e nelle menti dei cittadini una voglia di legalità, di rispetto, di Giustizia. E se oggi l’Italia è un po’ più Europa, lo dobbiamo anche a questo “signore di mezz’età” che non si lasciò distruggere, ma riuscì a “resistere un minuto in più”, e a combattere per i nostri diritti di cittadini liberi in uno stato di diritto. Ed anche se il caso Tortora è ormai un fatto storico, non possiamo ricordarlo senza una certa commozione e partecipazione personale.

© Riproduzione Riservata
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Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. 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Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto