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La protesta degli “esclusi” in Francia

Redazione Controcampus 11 Novembre 2005
R. C.
25/04/2024

L’incapacità del media televisivo di inquadrare il fenomeno.

Quale è stata la risposta istituzionale alla rivolta delle banlieue? Il governo franL’incapacità del media televisivo di inquadrare il fenomeno.
Quale è stata la risposta istituzionale alla rivolta delle banlieue? Il governo francese ha decretato il coprifuoco per porre fine alla violenza dilagante, mentre l’Italia si interroga sul proprio futuro. E’, dunque, la repressione la risposta delle istituzioni al problema dei giovani rivoltosi delle periferie francesi? E intanto, il ministro Sarkozy, che li chiama «canaglie», e le cui dimissioni erano state richieste a gran voce dal popolo delle banlieue , è ancora al suo posto. Certamente non sarà l’aumento della spesa sociale o il suo riorientamento, a migliorare le condizioni di vita degli abitanti di sobborghi sterminati e poco confortevoli, dove la droga, l’emarginazione e il disagio sociale la fanno da padrone. Le fiamme che bruciano Parigi e le periferie francesi da Nizza a Rouen, carbonizzano tutto quello che possono, e paradossalmente anche quello che non possono. In Italia per esempio, hanno bruciato completamente l’intero sistema di informazione televisiva, compresi alcuni giornali, perché di immagini se ne sono viste poche, di chiacchiere, invece, se ne sono sentite tante, e nessuna plausibile per una eventuale soluzione del problema. Abbiamo assistito in questi ultimi giorni, ad un’esplosione di descrizioni, interpretazioni, previsioni e spiegazioni tra le più disparate, ma con due elementi in comune. Il primo elemento è la tardività con la quale ci sono giunte, il secondo, l’incapacità dei media stessi di descrivere e spiegare il fenomeno. I “grandi numi” del giornalismo italiano, televisivo e non, tanto attenti al gossip e difendere la propria autoreferenzialità, sono arrivati quasi dieci giorni dopo a registrare uno degli avvenimenti più tragici avvenuti in Europa negli ultimi 50 anni. Da Vespa a Mentana, tutti hanno preteso di capire, senza neanche essere capaci di raccontare e documentare debitamente, quello che sta accadendo nel cuore dell’Europa. E’ chiaro che gli avvenimenti li hanno presi di sorpresa, ma è chiara anche la loro impreparazione nell’affrontare un problema del genere. Certo Parigi è lontana, ma noi non siamo forse in Europa? E questi eventi, a breve, non potrebbero riguardare anche noi? Politici, giornalisti, massmediologi e opinionisti presenzialisti di ogni genere ed orientamento, tutti intenti a pensare se lo spettacolo e le parole del “moralista” Adriano Celentano, sono state “rock” o “lente” mentre la Francia bruciava, non ci hanno certo fatto una bella figura. Che cosa è successo dunque in Francia e Perché? I giovani “immigrati”, sia pur di terza generazione – come ha osservato il sociologo Franco Ferrarotti – e che vivono in periferia, ai margini, hanno sentito crescere il rancore e la rabbia verso un “potere”, visto come iniquo e discriminante e aumentare la mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni, incapaci di dare risposte significative a problemi concreti quali, ad esempio, la “precarietà”. Una situazione non più sostenibile, tanto che l’ultimo tragico incidente, di tanti passati sotto silenzio – la morte di Zyed e Bouna – ha scatenato un putiferio. E’ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Quello delle banlieue francesi è soprattutto un problema eminentemente sociale e razziale. E’ un problema di qualità della vita e di possibilità di riuscita in un sistema autoescludente. Di aspettative deluse, di emarginazione e “disintegrazione” sociale. Non c’entrano nulla i sistemi di welfare e gli economisti, come alcuni autorevoli giornalisti hanno insinuato. Quello che la rivolta delle periferie francesi distrugge è lo sciocco orgoglio nazionalista ed europeo di considerare il proprio modello di economia e società come superiore a quello liberista, più capitalista nel senso classico del termine, di tipo anglosassone. Ma tale modello è poi oggi tanto differente da quello anglosassone? Oppure, dopo questi tragici ed indicativi eventi, possiamo concludere che il sistema americano è ormai talmente invasivo da averci completamente fagocitato? L’Europa si era forse illusa che la bassa crescita rappresentasse il costo della pace sociale? E che il suo fosse un modello che non accetta i grandi divari economici, privilegiando, automaticamente, l’inclusione sociale degli immigrati chiamati a sopperire alla mancanza di nascite e a quella di braccia per il lavoro? Oggi, la Francia che respinge la competizione internazionale e che difende una economia ricattata dalle corporazioni, ancor più di quella italiana, non è affatto inclusiva socialmente, anzi è l’opposto, è “auto-escludente” al pari di quella americana. Non è la riforma del welfare che serve agli esclusi, quelli che sono stati definiti i “senza nome”, i giovani delle periferie francesi; riforma che oggi fa ancora più paura a tutti quelli che ieri alimentavano il voto al razzista Le Pen. E’ questo il punto della situazione francese. E’ il concetto di esclusione che va considerato. Essere povero significa certamente sentirsi un escluso, e gli ampi divari economici spiegano questo sentimento, ma non è tutto. Al problema economico, certamente presente tra i ceti più bassi dei sobborghi francesi, dobbiamo aggiungere quello che tale status comporta, ovvero, la consapevolezza che non vi è un meccanismo per poter percorrere verso l’alto o verticalmente la scala sociale e quando si è ai piedi della scala e non vi è un modo per risalirla, e, dunque, si ha paura dell’esclusione, di rimanere “esclusi”. Ecco, allora, l’impotenza che diventa rabbia, odio e violenza. Le rivolte avvenute nei ghetti neri americani durante gli anni 60 nascevano dal sistema di esclusione razzista; i bianchi poveri, a volte più poveri dei neri, non si ribellavano perché, nel complesso, l’idea che l’impegno individuale avrebbe potuto affrancare dalla povertà aveva un fondamento, anche se non sempre e non in ogni luogo. Avvenimenti simili si sono verificati nuovamente a causa delle persecuzioni della polizia nel corso degli anni ’90 nei ghetti neri di Los Angeles. La stessa identica cosa si verifica oggi in Francia, tra i giovani immigrati di origine nordafricana. Le discriminazioni attive non sono mai utili anche là dove permettono di partecipare alla competizione in un sistema che ammette la competizione stessa, che ammette vincitori e vinti, ma non per casta, o peggio ancora, per “razza”. In un modello di economia corporativa, con un sistema di welfare studiato per proteggere una parte della società dalla concorrenza, non è solo la costruzione di case popolari e di ospedali, o l’adozione di un sistema pensionistico generoso, che può dare prospettive ai giovani, immigrati e non. Tutte queste cose non rappresentano un sistema di incentivi, quale potrebbe essere la prospettiva di un lavoro “sicuro” e non precario. Tutto ciò non alimenta la speranza in un futuro migliore, che possa garantire benessere, serenità e sicurezza ai giovani. I comportamenti di massa sono spesso irrazionali e difficilmente governabili, ma alla loro base c’è sempre un fondo di verità. La parte necessaria a far funzionare degli incentivi, è data, nel sistema capitalistico occidentale da un lato, dalla possibilità di successo economico e sociale e, dall’altro, dalla possibilità di fallimento, ma senza prescindere da un’integrazione sociale. Solo così possono funzionare gli interventi diretti a dare a tutti gli strumenti necessari a competere, a cominciare da un sistema di istruzione decente e la possibilità di trovare, finiti gli studi, un lavoro sicuro. Un capitalismo più controllato, moderato e centralizzato aiuterebbe senz’altro la mobilità sociale, orizzontale e verticale e quindi l’inclusione di tutti nella società. In conclusione, alla domanda se la prevenzione di possibili rivolte anche in Italia, risieda nella repressione e nell’emarginazione, la risposta è certamente no. E in mezzo a questa invasione di chiacchiere, tardive e poco convincenti cosa potrebbero aggiungere oggi gli economisti ai commenti banali dei politici, degli esperti di turno e degli stessi giornalisti? La risposta è proprio niente. Oggi, anche il ministro dell’interno Pisanu, sembra essersi svegliato, e dopo l’allarme lanciato da Romano Prodi, ritorna a parlare di integrazione e lotta al traffico illegale di clandestini. Franco Ferrarotti, invece, di «integrazione rispettando la diversità».

© Riproduzione Riservata
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Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. Nasce Controcampus.it, primo portale di informazione universitaria e il trend degli accessi è in costante crescita, sia in assoluto che rispetto alla concorrenza (fonti Google Analytics). I numeri sono importanti e Controcampus si conquista spazi importanti su importanti organi d’informazione: dal Corriere ad altri mass media nazionale e locali, dalla Crui alla quasi totalità degli uffici stampa universitari, con i quali si crea un ottimo rapporto di partnership. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto