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Il passaggio di Giovanni dal mondo universitario alla ricerca di un lavoro

28 Agosto 2012
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25/04/2024

L’università con i suoi corsi e i suoi esami, può sembrare una delle fatiche di ercole ai ragazzi che l’affrontano, ma non è niente confrontato a tutto ciò che viene dopo la laurea.

Giovanni è uno dei tanti ragazzi che dopo essersi laureato è stato gettato all’interno del mondo del lavoro, o meglio nel mondo di coloro che cercano un qualsiasi lavoro.

 

Quale è stato il tuo percorso di studi? Sei soddisfatto di come si è concluso?

Mi sono laureato l’anno scorso alla Magistrale in Scienze della Comunicazione Pubblica e Sociale a Bologna, dopo aver frequentato la triennale sempre in Scienze della Comunicazione all’Università di Salerno.  Ho concluso il mio percorso di studio in maniera abbastanza soddisfacente, anche se non in maniera ottimale, ma sono sicuro che non sarebbe cambiato nulla in ogni caso per la mia esperienza post-università.

La scelta di trasferirti dall’Università di Salerno a quella di Bologna da cosa è stata dettata?

I tre anni a Fisciano sono stati totalmente insoddisfacenti, nessun tipo di laboratorio utile o incontri che potessero essere anche solo lontanamente interessanti per lo studente. A parte due tre corsi interessanti il resto erano totalmente inutili da seguire, bastava prendere i libri studiare a casa e fare gli esami. Lo stesso fatto che sia riuscito a dare 17 esami in un anno con tutti voti alti (il più basso fu 26) dimostra quanto il corso e l’università siano carenti, un esame dovrebbe essere qualcosa che va preparato non solo sui libri ma a Fisciano non era così. A Bologna, invece, per quanto non abbia trovato quell’ambiente che mi aspettavo c’era comunque un diverso modo di insegnare: la maggior parte degli esami erano da svolgere consegnando una tesina individuale o di gruppo, il che ti costringeva ad andare a lezione, organizzarti con gli altri ragazzi, lavorare a contatto con i professori. La pecca, ripeto, e non aver organizzato nulla di concretamente utile per l’ingresso nel mondo del lavoro.

Quali aspettative avevi una volta concluso il percorso universitario? Speravi di fare qualcosa in particolare?

Più che sperare di fare qualcosa una volta finita l’università, speravo di poter fare qualcosa durante il periodo universitario. Nel senso che mi aspettavo da parte dell’università una maggiore vicinanza agli studenti. È vero che ho svolto un laboratorio di giornalismo per un periodo di un anno ma in pratica è servito a poco, anche perché non era collegato al mondo del lavoro. Finita l’università, poi, avevo ed ho intenzione di frequentare un master in giornalismo per ottenere l’accesso all’esame di stato. Ho sostenuto i test d’ingresso alla Scuola di Giornalismo di Bologna, li ho superati ma la scuola e non è partita e quindi resto in attesa.

Ora, invece, cosa stai facendo?

Dopo la disavventura con la Scuola di Giornalismo mi sono ritrovato a cercare qualunque tipo di lavoro: call center, barista, cameriere, venditore porta a porta, di tutto, il problema è che un lavoro del genere non può essere considerato il lavoro di una vita. In ogni caso l’unico lavoro decente che sono riuscito a trovare è quello di barista in una nota località turistica delle mie zone, almeno serve a fare esperienza.

Esperienza che comunque non riguarda in alcun modo la Comunicazione Pubblica e Sociale. Stai cercando di ‘’fare esperienza’’ anche in questo settore specifico?

Sicuramente fare il barista non è la mia aspirazione per il futuro però è comunque un modo per allargare il proprio bagaglio di conoscenza e mettersi da parte qualcosa per poter pesare sempre meno sulla famiglia. Per quanto riguarda esperienze vicine al mio percorso di studi, sto collaborando con un giornale online che mi garantisce il tesserino da pubblicista dopo 2 anni di collaborazione. Il problema è che, come tutte le cose in Italia, è comunque una collaborazione che mi serve a livello di curriculum ma non mi porta nulla nelle tasche, per dirla in maniera molto cruda.

Per un neo laureato questo è l’unico modo o uno dei tanti modi per poter ottenere il patentino da pubblicista?

Partiamo dal presupposto che in Italia per diventare giornalista professionista o anche solo pubblicista ci vuole tanta fortuna (se così la vogliamo chiamare). Il mondo del giornalismo è un mondo totalmente chiuso ed entrarci non è affatto facile, a meno che non decidi di iscriverti a qualche Scuola di Giornalismo o trovi qualcuno che ti permetta di svolgere il praticantato per diventare pubblicista/professionista, ma è molto difficile. Inoltre, c’è il problema che nessuna università ti prepara al mondo del giornalismo, perché non c’è nessun corso di studio che ti porta a diventare giornalista, insomma c’è un vuoto enorme tra università e mondo giornalistico che difficilmente può essere colmato a meno che non vengono rivisiti i criteri di accesso alla professione.

Accesso alla professione che resta chiuso e non accessibile a tutti, pensi che una sorta di liberalizzazione della professione possa migliorare le cose o no? Nel caso in cui l’accesso alla professione resti così chiuso cosa pensi possa dare una mossa a questa critica situazione?

Il problema non è liberalizzare o meno la professione. L’esame di stato può benissimo restare ma bisogna trovare un modo di diverso di far entrare i giovani nel mondo del giornalismo. Bisognerebbe trovare un via d’incontro tra università ed ordine dei giornalisti, facendo capire a quest’ultimi che i giornalisti non formano una casta inviolabile ma, come per tutti i mestieri, c’è bisogno di un ricambio che parta dalle università e faccia si che i migliori (non intesi come coloro che raggiungono il 110 e lode, sia chiaro) vengano presi in considerazione dalle redazioni giornalistiche, un po’ come si faceva 50-60 e più anni fa. Un’idea sarebbe che le università si dotino di un proprio giornale così da permettere ai ragazzi non solo di fare esperienza ma farsi notare. Certo è che poi il ruolo delle scuole di giornalismo (che muovono milioni di euro) verrebbe messo in secondo piano e quindi questa resta un’idea irrealizzabile, perché economicamente non conveniente per le università.

 

fonte immagine: http://www.cmfaresoldi.com/?p=313

© Riproduzione Riservata
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