Secondo i ricercatori americani, le tracce di acqua presenti sul nostro satellite deriverebbero non soltanto dalle comete, ma anche dal vento solare. E’ quanto emerge da una nuova analisi spettroscopica dei campioni di roccia raccolti nel corso della storica missione che portò i primi uomini a lambire il suolo lunare.
I frammenti di roccia, infatti, sarebbero caratterizzati da una consistente presenza di H2O, le cui origini andrebbero ricercate non solo nei fenomeni pan spermici, ma anche nell’idrogeno presente nel vento solare.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Geoscience, rivela che l’idrogeno, trasportato dal vento solare, sarebbe entrato in osmosi con la superficie lunare, contribuendo in maniera catartica alla genesi delle molecole d’acqua. A rendere ancor più sensazionale la scoperta, è l’ipotesi, tutt’altro che azzardata, secondo la quale anche gli altri pianeti rocciosi del sistema solare, sarebbero stati lambiti da questo edulcorante fenomeno astronomico.
Un fenomeno che ha il pregio di conferire al Sole il rango di riserva naturale d’acqua, al pari delle comete, e al contempo l’importanza di dimostrare per l’ennesima volta l’origine extraterrestre dell’acqua, quindi, della vita.
Al di là di tutto, questa scoperta, per quanto sublime e risolutiva essa possa apparire, ci invita a far chiarezza sulle caratteristiche basilari della Luna e a porci alcuni legittimi quesiti. Quesiti che, noi di Controcampus, abbiamo deciso di porre al prof. Massimo Brescia, Astronomo Ricercatore di ruolo presso l’Osservatorio di Capodimonte e docente dell’Università Federico II di Napoli.
Prof. Brescia, che ne pensa della scoperta realizzata dai ricercatori dell’Università del Tennessee? Il Sole è davvero una riserva naturale di acqua per il Sistema Solare?
E’ statisticamente verosimile che a partire dal big bang, all’interno delle varie nebulose stellari, zone cioè di formazione di corpi celesti, particelle d’idrogeno e di ossigeno si siano mescolate, formando molecole di acqua. La nostra stella non fa eccezione, anzi! Alcune di queste molecole di acqua, localizzate nelle periferie della nube di formazione del nostro Sole, si sono solidificate, creando molecole di ghiaccio, innestatosi nei corpi celesti in formazione. Questo significa che, qualunque pianeta o satellite presente nel sistema solare contiene tracce d’acqua. E tutto questo è storia vecchia.
La novità, introdotta dalla scoperta cui Lei accennava, deriva dalla dimostrazione in laboratorio di quanto ipotizzato, che cioè il suolo della Luna sia fortemente ionizzato, ossia riveli una forte presenza di ioni di idrogeno e altre particelle, di chiara provenienza solare. Tutti sappiamo che il Sole produce calore bruciando il combustibile nucleare al suo interno. Come un motore delle nostre auto, anche il Sole ha un tubo di scappamento, che rilascia i residui delle reazioni nucleari con continue raffiche di vento irradianti particelle in tutto il sistema solare. La Terra ha il campo magnetico che fa da scudo, ma la Luna no! Essa non offre resistenza al vento solare. In realtà non si oppone neanche a qualunque altro corpuscolo che si trovi sulla sua traiettoria. Oggetti, come meteoriti, più grandi delle particelle di vento solare, che impattano quotidianamente il suolo lunare, provocano continue reazioni fra i componenti del suolo, fra cui la formazione di cristalli di ghiaccio che restano intrappolati all’interno del sottilissimo strato superficiale del nostro satellite. Questo è in sintesi il risultato ottenuto grazie alla missione Genesis della NASA, correlandolo con i dati provenienti dall’analisi del materiale raccolto dalle ormai “medievali” missioni Apollo.
Ora, da questo, affermare che la Luna sia una riserva di acqua ritengo sia alquanto prematuro e tuttora infondato. Il processo di sedimentazione dei cristalli di acqua solidificata è molto lungo, ben più di quello che porta alla formazione di stalattiti e stalagmiti nelle grotte terrestri. E la nostra tecnologia è ancora troppo giovane per ipotizzare uno sfruttamento su vasta scala dell’acqua contenuta nei corpi celesti. Ma individuare fonti extra-terrestri alternative, capendone il meccanismo, costituisce senz’altro un passo importante e imprescindibile per un futuro remoto. D’altra parte con lo spreco di acqua che facciamo ogni giorno, prima o poi dovremo trovare soluzioni al di fuori del nostro bel pianeta…
Potrebbe spiegarci quali sono le cause del black out delle comunicazioni radio che si verifica quando una sonda spaziale si muove a ridosso del lato oscuro della Luna? C’è qualcosa di misterioso nella parte nascosta del nostro satellite?
Guardi, ritengo che il lato oscuro del nostro satellite sia molto meno misterioso di quanto non sia la formulazione di un pensiero nel nostro cervello. “The dark side of the Moon”, come recita un famoso disco dei Pink Floid, è notoriamente la parte della Luna che non possiamo scrutare direttamente dalla Terra, a causa del fatto che il moto di rotazione della Luna (attorno al proprio asse) coincide con il movimento di rivoluzione del satellite attorno alla Terra. Questa coincidenza rende possibile vedere sempre e solo poco più del 50% della Luna. Quando una sonda terrestre viaggia intorno alla Luna e si trova nel cono d’ombra proiettato dalla Luna stessa rispetto alla Terra (in pratica quando la sonda non vede la Terra perché oscurata dalla presenza del satellite), la massa medesima della Luna impedisce alle onde radio trasmesse tra sonda e Terra di viaggiare liberamente. Ciò è analogo alla mancanza di segnale di un’emittente radio nella nostra automobile quando passiamo in una galleria.
Quali sono le origini della Luna? Crede che in futuro sulla superficie del nostro satellite possano davvero essere realizzate delle basi?
Parafrasando testi noti, potrei iniziare rispondendole “In Principio era il Caos…”. L’innesco della formazione dell’Universo ha provocato la formazione di un “brodo primordiale”, con continui rimescolamenti e “scontri” tra enormi quantità di particelle fluttuanti, il tutto governato dalle quattro forze fondamentali. Ciò che sembra verosimile è che, durante la formazione del nostro pianeta, miliardi di anni or sono, la Luna abbia avuto origine da un impatto tra il nostro pianeta ed un enorme asteroide, delle dimensioni circa del pianeta Marte, causando il distaccamento di una miriade di frammenti, che avrebbero poi costituito la massa lunare grazie all’effetto di attrazione gravitazionale esercitata dalla Terra. Questa almeno la più accreditata teoria, sebbene non l’unica.
Rifacendomi alla questione del lato oscuro della Luna, naturalmente, esplorare questa faccia nascosta della Luna è estremamente importante, non solo per una completa conoscenza delle caratteristiche morfologiche e chimiche del nostro satellite, ma anche in funzione di future ricognizioni del suolo lunare, al fine di individuare il luogo candidato per una base di lancio verso altri pianeti. Poter partire dalla Luna, anziché dalla Terra, sarebbe per gli astronauti estremamente vantaggioso ed economico, non dovendo vincere la gravità terrestre nei lanci spaziali. L’odierna tecnologia è quasi pronta per permettere lo stazionamento a lungo termine sul suolo lunare. Un passo in avanti in questo ambizioso obiettivo è stato assicurato dalla realizzazione della stazione spaziale in orbita terrestre. Essa costituisce un punto primario di partenza verso l’esplorazione sistematica del nostro satellite, consentendo a robot prima e a navicelle abitate dopo, di decollare agevolmente e in tempi molto più brevi verso la Luna. Non escludo che in questo secolo si possa avviare concretamente la costruzione di una base lunare, sempre che lo “spread” ed altre sciocche e fantomatiche diavolerie del mercato globale non mettano in ginocchio l’economia mondiale. Magari un giorno non tanto lontano i nostri pronipoti potranno vivere le avventure della serie “Spazio 1999” in prima persona, anche se con un secolo o due di ritardo…