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Cosa significa MES: significato e come funziona il fondo salva stati

Daniela Saraco 14 Aprile 2020
D. S.
06/05/2024

Cos'è e cosa significa MES: significato dell'acronimo e in termini economici, come funziona il fondo salva stati, pro e contro.

Cos’è e cosa significa MES: significato dell’acronimo e in termini economici, come funziona il fondo salva stati, pro e contro.

Meccanismo Europeo di Stabilità, è una organizzazione internazionale nata come fondo europeo per la stabilità economica delle zone euro. Il fondo salva stati è nato a marzo 2011 dopo alcune modifiche del Trattato di Lisbona. Infatti, il Consiglio Europeo di Bruxelles, con l’aggravarsi della crisi economica e dunque dei debiti pubblici, decise di attivare il meccanismo europeo di stabilità.

Ma perchè? E cosa significa praticamente il MES? A risponderci è l’esperto in materia economica, Dott. Augusto Di Vuolo.

Tra il 2010 e il 2011, in alcuni Paesi la crisi finanziaria era sull’orlo del tracollo. I trattati che regolavano gli stati membri della zona euro, però, vietavano di poter aiutare Paesi in difficoltà.

Questo perché i Paesi che si indebitavano  con facilità, non potevano basarsi sull’aiuto di altri economicamente più forti. Si studia, così, la modifica dell’articolo 123, con la nascita prima di un fondo temporaneo. Poi, venne istituito un fondo permanente, appunto, detto anche salva stati. In Italia cresceva fortemente il debito pubblico e godere di quell’aiuto faceva sperare in una ricrescita del Paese, dei posti di lavoro e dell’economia in generale. Per spiegare cosa significa il Mes, basta pensare ad un salvadanaio che può salvare gli Stati fortemente indebitati. Dunque, il fondo salva stati è una azione di solidarietà. E’ rivolto, infatti, ai Paesi che, in momenti particolarmente difficili, possono  risollevare le proprie finanze.

Durante la pandemia da Covid-19, anche  l’Italia deve fare i conti con l’ingente impatto economico. Ecco perchè si parla tanto del fondo salva stati. Ma chi approva l’utilizzo del fondo ? Chi lo gestisce? Vediamolo nel dettaglio.

Cosa significa MES: significato e perché si chiama Meccanismo Europeo di Stabilità

Cosa significa MES? Una volta capito cosa è il fondo salva stati, cerchiamo di capire come funziona. L’organizzazione internazionale raccoglie soldi che servono a sostenere i membri che ne fanno parte. Ma perchè si chiama così? Lo abbiamo chiesto ad Augusto di Vuolo, Dottore in Economia.

“Il MES è un organismo europeo creato per garantire la stabilità finanziaria dei Paesi appartenenti all’Unione Europea. L’origine del nome proviene, dunque, dall’appartenenza dell’Europa a questa organizzazione. I membri devono garantire una stabilità finanziaria. Una eventuale crisi di uno degli Stati, infatti, non solo causerebbe il crollo dell’economia del Paese stesso, ma danneggerebbe anche gli altri membri. Proprio per questo è anche chiamato fondo salva stati.”

Il fondo salva stati, dunque, emette prestiti sulla base di regole e condizioni da rispettare. Durante l’emergenza sanitaria da Covid-19, l’eurogruppo si è riunito a marzo 2020 per discutere una possibile riforma. Tuttavia, l’ipotesi  è stata rimandata per dare precedenza alla lotta alla pandemia. Ma cosa bisogna modificare? E perchè? Uno dei punti più discussi è il potere della Banca Centrale Europea e le limitazioni imposte al comparto bancario e ai governi nazionali.

Come funziona il Meccanismo Europeo di Stabilità o fondo salva stati

Dopo aver chiarito cosa significa MES, facciamo chiarezza sull’organizzazione del meccanismo. I membri sono i Paesi europei che hanno adottato l’euro come moneta unica. In particolari momenti di difficoltà economica, uno Stato può avanzare una richiesta di assistenza al Presidente del Consiglio del fondo. Il MES chiede alla Commissione europea di valutare la posizione del Paese, analizzando la crisi e le sue motivazioni, e infine l’organo plenario decide se aiutarlo o meno erogando dei prestiti. Le decisioni sono sempre motivate e sono prese con voti di maggioranza. Il Meccanismo di stabilità europea è gestito da un Consiglio di Governatori, ovvero dai ministri delle finanze dell’eurozona e da un Presidente. Inoltre, c’è un Direttore Generale, un commissario degli affari economici e il Presidente della BCE.

Ma come è gestito  il Mes e perchè? Ci risponde Augusto Di Vuolo:” Il fondo del MES è di circa 700 miliardi di euro e tutti gli stati appartenenti all’UE detengono una percentuale. L’Italia ha diritto al 18% circa. Tutti i membri possono ricorrere al MES Tuttavia devono accettare determinate condizioni che riguardano i tagli sulla spesa pubblica e riforme strutturali.” Già nel 2017 l’Europa ha ipotizzato di rivalutare il trattato istitutivo con nuove condizioni finanziare. Questa riforma ha attivato grandi dibattiti tra le forze politiche italiane.

Chiediamo il perchè al Dottor Di Vuolo:” Nell’ultimo anno il governo italiano ha molto discusso sulla possibile riforma del MES. Questo perchè tra le diverse modifiche, ne esiste una molto pericolosa per il nostro Stato, ovvero la ristrutturazione del debito. Essa consiste nell’intervento di riduzione dei titoli di Stato nel caso in cui uno dei membri non fosse in grado di risanare il suo debito. Inoltre se uno degli Stati non fosse in grado di garantire il suo fondo, questo sarebbe automaticamente ripartito sugli altri stati. In conclusione, l’attivazione delle modifiche comporterebbe seri rischi per la nostra economia, sempre più fragile.”

© Riproduzione Riservata
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Daniela Saraco Sona una donna, una madre, una docente. Scrivo di scuola e di formazione perché è il mio mondo quotidiano. La Direzione di Controcampus mi ha affidato la rubrica sulla scuola, per aiutare a capire meglio le notizie che raccontano la realtà scolastica, con pochi e semplici passaggi: • Cronaca, ossia il racconto dei fatti interessanti accaduti nel mondo della scuola • Inchiesta, è l'approfondimento di un tema attraverso ricerche e interviste. • Intervista, è interessante fare due chiacchiere con una persona particolare che ci può raccontare un'esperienza o una sua opinione. Perché è così difficile raccontare la scuola sui giornali? Perché è difficile trovare giornalisti davvero specializzati nel settore, che ha le sue caratteristiche peculiari e anche il suo lessico giuridico. Far scrivere un articolo sulla scuola a qualcuno che non sa cosa sia un PTOF, ignora le direttive delle ultime circolari ministeriali, non conosce la differenza fra un concorso abilitante per entrare in ruolo e uno aperto solo agli abilitati è come affidare la spiegazione di un discorso finanziario a un giornalista che non mastica neppure i termini base dell'economia. Gli articoli che riguardano la scuola e i suoi problemi, solitamente, nelle redazioni ormai sono affidati in molti casi a cronisti generici. Questo perché, mancando pagine specializzate e un interesse continuativo per il settore, l'articolo parte quasi sempre da un fatto specifico di cronaca spicciola avvenuto in tale o tal altro istituto, e che viene portato a conoscenza dei media da persone estranee alla scuola stessa. Io, invece, essendo ferrata sulle normative del settore e sui termini tecnici e avendo una memoria storica consolidata di quanto è avvenuto in precedenza, racconto episodi e avvenimenti di cui capisco la reale sostanza. Una scuola non ha un ufficio stampa o un addetto ai rapporti con i media, il Ministero non interviene se non con scarni comunicati che riguardano cose sue, i Presidi si trovano a dover rispondere a domande che rischiano di toccare particolari aspetti della privacy degli alunni e che, se rivelati incautamente, possono avere pesanti ripercussioni sulle vite di ragazzi spesso minorenni. Ecco perché risulta importante e necessario far scrivere di scuola a chi la scuola la fa! Leggi tutto