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Come diventare direttore sportivo: cosa fare, corsi e formazione

Daniela Saraco 24 Ottobre 2020
D. S.
25/04/2024

Ecco come diventare un direttore sportivo: corsi ,esame di abilitazione, requisiti utili e stipendio  per dirigere una squadra di calcio con la FIGC.

Una figura molto importante nel mondo calcistico è quella del dirigente o direttore sportivo. Si tratta di un ruolo dirigenziale con competenze specifiche. Questo professionista si occupa della gestione organizzativa, strategica e amministrativa di una squadra. I direttori sportivi conducono, infatti, anche le trattative in sede di mercato e  concordano  con gli allenatori e lo staff tecnico i profili dei giocatori. Per sapere come diventare direttore sportivo, i consigli per i corsi on line, per dirigere le squadre si serie A,B,C,  leggi la nostra guida pratica.

Per ottenere la qualifica di direttore in una società calcistica, la regolamentazione è gestita in ambito federale.  E’ la Figc a stabilire le regole con corsi specifici a cadenza annuale,  gestiti dal Settore Tecnico. Per partecipare, serve compilare una domanda di ammissione, presentando il curriculum vitae e un certificato medico per l’idoneità a svolgere il ruolo. La domanda di ammissione viene valutata da una commissione.

Tra i requisiti fondamentali ci sono l’età minima di 25 anni, il diploma di scuola secondaria di secondo grado, il  godimento dei diritti civili. E’ necessario, inoltre, non aver riportato condanne penali e  non essere stati dichiarati interdetti, inabilitati o falliti. E’ fondamentale non aver subito provvedimenti di preclusione a incarichi nella Figc e  non aver subito squalifiche per un periodo superiore a 90 giorni nella stagione precedente e superiore a 12 mesi nelle precedenti tre stagioni. Esiste, comunque, una graduatoria per punteggio sulla base dei titoli sportivi. La Federazione Italiana Giuoco Calcio gestisce i corsi per ottenere la qualifica. La frequentazione dei corsi consente agli iscritti di acquisire la certificazione necessaria per potersi iscrivere all’albo dei direttori sportivi. Vediamo nel dettaglio come diventare direttore sportivo.

Come diventare direttore sportivo di calcio o di altra attività sportiva con o senza la laurea

Nel mondo calcistico, o sportivo in generale, il ruolo dirigenziale è ricoperto dal direttore sportivo. Molti ex giocatori o allenatori decidono di restare nel mondo sportivo con questa  qualifica, sia nei professionisti che nei dilettanti. Vediamo, dunque, come diventare direttore sportivo.

La Federazione Italiana Giuoco Calcio emana bandi per partecipare ai corsi specifici. Sono previsti due profili:

  • tecnico- amministrativo
  • sportivo

Gli ammessi devono sostenere una spesa di iscrizione di 5200 euro. I corsi prevedono lezioni, prove intercorso ed un esame finale con la discussione di una tesi. Il superamento dell’esame finale consente di acquisire un Diploma come direttore sportivo per l’accesso ai relativi albi.

Rosario Primicile, DS della Turris, sere C, ci spiega: “Per diventare un DS è necessaria l’ammissione al Super-corso. E’ necessario raggiungere almeno 40 punti per essere selezionati. Il punteggio può essere raggiunto in due modi. Il primo ,quello più difficile ma il più formativo consiste nel prendere tutte le abilitazioni Figc. Il secondo è quello più semplice ma meno formativo a livello personale in quanto esclude tutte le abilitazioni  e quindi le esperienza vissute. Infatti si possono raggiungere i 40 punti con 10 anni giocati nei professionisti. Si passa velocemente da giocatore a dirigere una società. Infine si può anche accedere al corso DS vincendo un campionato in serie D e l’ anno successivo si entra di diritto facendo domanda di immissione come società professionistica

Chi è un direttore sportivo, cosa fa e quanto guadagna

Dopo aver spiegato come diventare direttore sportivo, vediamo quali sono i suoi compiti. Anzitutto c’è la gestione delle trattative per l’acquisizione e la vendita dei singoli giocatori. Il suo ruolo è difatti fondamentale nelle trattative del calciomercato. Inoltre è un punto di riferimento  per la società e per la squadra. Un buon dirigente sportivo, infatti, assiste, insieme all’allenatore ed i suoi collaboratori, a tutte le sessioni di allenamento della squadra per elaborare eventuali strategie di mercato.

In Italia il ruolo del direttore sportivo ha molte responsabilità. E’ una figura di manager-allenatore perchè deve essere abile ad acquistare giocatori forti, utili per la squadra ed a sfruttare le cosiddette occasioni, cioè gli affari low-cost con migliore qualità-prezzo che si presentano durante il calciomercato. Questo in qualsiasi società calcistica, anche per le serie dilettanti.

Il DS Primicile conclude: “Il direttore  sportivo è la persona che, in conformità con il Manuale UEFA , svolge per conto delle Società Sportive, attività concernenti l’assetto organizzativo e/o amministrativo della Società. Si occupa anche della gestione contrattuale fra società e calciatori o tecnici e la conduzione di trattative con altre Società Sportive. Decide, dunque, trasferimenti di calciatori, la stipulazione delle cessioni dei contratti e il tesseramento dei tecnici, secondo le norme dettate dall’ordinamento della F.I.G.C.

La retribuzione di un dirigente sportivo dipende dalla serie calcistica che dirige.

Corsi per direttore sportivo e formazione

Se vi state chiedendo come diventare direttore sportivo, occorre ricordare che è necessario iscriversi al corso organizzato dalla FIGC. L’accesso al corso  è consentito ai candidati con molti anni di esperienza nel mondo del calcio. Il corso prevede, inoltre, 96 ore di formazione da suddividere in sei settimane, non necessariamente consecutive.

I requisiti di partecipazione al bando sono:

  • la cittadinanza italiana;
  • età minima di 25 anni;
  • licenza media inferiore per l’indirizzo tecnico-amministrativo;
  • licenza media superiore per  l’indirizzo sportivo.

Da pochi giorni sono stati ufficializzati i nuovi Direttori Sportivi diplomati a Coverciano. Un corso che ha avuto un programma didattico di 144 ore di lezione. Si è concluso lo scorso 21 settembre con la prova finale. Tra tutti gli elaborati proposti la Commissione d’esame ha selezionato le tre tesi migliori e gli autori hanno ricevuto una borsa di studio del valore di circa un terzo del costo totale del corso.

© Riproduzione Riservata
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Daniela Saraco Sona una donna, una madre, una docente. Scrivo di scuola e di formazione perché è il mio mondo quotidiano. La Direzione di Controcampus mi ha affidato la rubrica sulla scuola, per aiutare a capire meglio le notizie che raccontano la realtà scolastica, con pochi e semplici passaggi: • Cronaca, ossia il racconto dei fatti interessanti accaduti nel mondo della scuola • Inchiesta, è l'approfondimento di un tema attraverso ricerche e interviste. • Intervista, è interessante fare due chiacchiere con una persona particolare che ci può raccontare un'esperienza o una sua opinione. Perché è così difficile raccontare la scuola sui giornali? Perché è difficile trovare giornalisti davvero specializzati nel settore, che ha le sue caratteristiche peculiari e anche il suo lessico giuridico. Far scrivere un articolo sulla scuola a qualcuno che non sa cosa sia un PTOF, ignora le direttive delle ultime circolari ministeriali, non conosce la differenza fra un concorso abilitante per entrare in ruolo e uno aperto solo agli abilitati è come affidare la spiegazione di un discorso finanziario a un giornalista che non mastica neppure i termini base dell'economia. Gli articoli che riguardano la scuola e i suoi problemi, solitamente, nelle redazioni ormai sono affidati in molti casi a cronisti generici. Questo perché, mancando pagine specializzate e un interesse continuativo per il settore, l'articolo parte quasi sempre da un fatto specifico di cronaca spicciola avvenuto in tale o tal altro istituto, e che viene portato a conoscenza dei media da persone estranee alla scuola stessa. Io, invece, essendo ferrata sulle normative del settore e sui termini tecnici e avendo una memoria storica consolidata di quanto è avvenuto in precedenza, racconto episodi e avvenimenti di cui capisco la reale sostanza. Una scuola non ha un ufficio stampa o un addetto ai rapporti con i media, il Ministero non interviene se non con scarni comunicati che riguardano cose sue, i Presidi si trovano a dover rispondere a domande che rischiano di toccare particolari aspetti della privacy degli alunni e che, se rivelati incautamente, possono avere pesanti ripercussioni sulle vite di ragazzi spesso minorenni. Ecco perché risulta importante e necessario far scrivere di scuola a chi la scuola la fa! Leggi tutto