Cos’è il Daspo, quando si da’ e come funziona questa misura? Si tratta di un provvedimento inserito nell’ordinamento italiano per contrastare la violenza negli stadi.
Di fatti, questo termine, acronimo di “Divieto di Accedere alle manifestazioni Sportive”, è stato aggiunto alle misure di legge italiane a seguito di un brutale evento violento, verificatosi in occasione di un evento calcistico. Si tratta della partita di calcio del 1985, disputata tra Juventus e Liverpool. In occasione di questo match, le tifoserie inglesi e italiane eseguirono azioni talmente violente da provocare la morte di circa 40 tifosi, in gran parte nostri connazionali.
A seguito a ciò si è giunti all’introduzione della misura anti-violenza, con la Legge 13 dicembre 1989 n. 401. Successivamente, la misura è stata sempre maggiormente ampliata, sfociando in ambiti distanti da quello sportivo. Si riconoscono infatti, ad oggi, diversi tipi di DASPO, urbano o per i corrotti, ad esempio, sono quelli più diffusi.
Il provvedimento in ambito sportivo, come vedremo, ha l’obiettivo di ridurre al minimo gli episodi di violenza nelle manifestazioni sportive. Nella forma “classica”, dunque, la misura fa sì che ai soggetti riconosciuti come pericolosi sia vietato l’accesso ai luoghi in cui si svolgono tali manifestazioni sportive. Questo può durare da uno a cinque anni.
E’ realmente indispensabile avere una legge che riduca il rischio di questo tipo di violenza in Italia? La risposta, purtroppo, è si. I fatti violenti in stadi o palazzetti sportivi si verificano molto di frequente nel nostro paese. Nell’anno 2014-15, ad esempio, sono state registrate numerose diffide, 2.160 in totale. La squadra di calcio più colpita dal Daspo per stadio e non solo, sembra essere la Juventus, seguita dal Napoli e dalla Roma. Secondo il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, i denunciati sono principalmente giovani maschi dai 18 ai 30 anni (53,3%).
Approfondiamo il tema dal punto di vista giuridico grazie all‘Avvocato Cecchino Cacciatore, con la collaborazione di Diego Cacciatore, studente in giurisprudenza.
Cos’è il Daspo: significato in diritto e come funziona, disciplina giuridica e procedimento amministrativo
Dal punto di vista giudiziario, DASPO è penale o amministrativo? Prima di vedere cosa succede se non si rispetta il divieto, cerchiamo di precisare cos’è e qual è il significato di questo acronimo.
“Tutti in Italia almeno una volta hanno sentito parlare del “daspo”. Molti, però, non sanno che dietro l’acronimo (divieto di accesso alle manifestazioni sportive) si nasconde un istituto giuridico multiforme e complesso. Il divieto ha tipicamente riguardato l’ambito sportivo. Tanto che la norma di riferimento (la legge 13 Dicembre 1989 n.401) aveva il precipuo scopo di contrastare il fenomeno della violenza negli stadi. Oggi però la portata dell’istituto in questione si è ampliata.”- Principia l’Avvocato.-
“Si tratta di quel provvedimento (di tipo amministrativo) emanato dal Questore territorialmente competente. Tramite questo viene inibito a persone ritenute pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica, con riferimento ai luoghi in cui si svolgono determinate manifestazioni sportive, di accedere alle stesse. Per un periodo che va da uno a cinque anni. Ed è estendibile fino ad otto nei casi più gravi.”
“In quanto provvedimento emesso da una autorità amministrativa, la misura presuppone un procedimento amministrativo che prevede ovviamente il cd. “avviso di avvio del procedimento”. Ai sensi dell’art.7 l. 241/1990 (legge sul procedimento amministrativo).”
“Il divieto può essere accompagnato dall’obbligo, per il suo destinatario, di recarsi presso le forze dell’ordine durante lo svolgimento della manifestazione inibita. Questo, per una maggiore efficacia del provvedimento. Cioè per assicurare l’osservanza del provvedimento di divieto di accesso alle manifestazioni sportive, precludendo la possibilità al soggetto in questione di presentarsi o avvicinarsi allo stadio. O negli altri luoghi specificamente indicati.”- Fa sapere l’Avvocato.-
“Il provvedimento assomiglia in tutto e per tutto ad una misura cautelare vera e propria. Nell’ipotesi di daspo con obbligo di firma, ad esempio, il divieto deve essere comunicato dal questore alla Procura della Repubblica. Entro quarantotto ore, poi, l’obbligo di firma imposto deve essere convalidato dal giudice.”
Normativa del divieto di accedere alle manifestazioni sportive
Visto cos’è il daspo, vediamo cosa prevede il divieto, chi sono i soggetti destinatari?
“Sottolineo che la convalida del divieto deve riguardare solamente la parte concernente l’obbligo di firma. Di conseguenza, qualora il g.i.p. dovesse ritenere di non convalidare tale obbligo, resterebbe comunque il divieto di accesso alle manifestazioni sportive imposte dal provvedimento.”-Afferma l’Avv. Cacciatore, assieme a Diego Cacciatore.-
“Ma chi sono i soggetti destinatari di tale provvedimento? A norma dell’art.6 della legge n.401 del 1989 sono:
- I soggetti denunciati per avere preso parte attiva a episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive. O che hanno incitato, inneggiato o indotto alla violenza;
- Coloro che, anche all’estero, hanno tenuto, da soli o in gruppo, condotte aventi la finalità di partecipare in modo attivo a episodi di violenza, minaccia o intimidazione tali da mettere in pericolo la sicurezza pubblica. O creare turbative per l’ordine pubblico sempre in relazione a manifestazioni sportive;
- I soggetti che sono stati denunciati o condannati, anche in via non definitiva, per alcuni specifici reati, nel corso dei 5 anni precedenti;
- Specifici soggetti, contemplati da una disposizione specifica del codice antimafia, anche se la condotta non è stata posta in essere in occasione o a causa di manifestazioni sportive.”
Inoltre, al misura può essere disposa anche nei confronti di minorenni. In particolare, nei che hanno compiuto i 14 anni di età. In questo caso, come prevede la legge, il provvedimento è notificato a che esercita la responsabilità genitoriale su di loro.
“Sottolineiamo che il provvedimento può essere rivolto anche ai soggetti minorenni che abbiano compiuto il quattordicesimo anno di età. Nonché a manifestazioni sportive tenute all’estero.”
Daspo sportivo e divieto di accesso allo stadio: violazione e misure
La misura, come abbiamo visto, prevede che si vieti l’accesso ai luoghi che ospitano manifestazioni sportive a taluni soggetti. Seppur regolamentato con precisione, può sempre succedere che il provvedimento non venga rispettato. In questo caso, cosa succede se non si rispetta il daspo? Lo abbiamo chiesto all’Avvocato Cacciatore.
“Quali sono le conseguenze della violazione del divieto? Il contravventore alle prescrizioni del DASPO va incontro alle sanzioni penali previste dall’art. 6 comma 6 L. 401/89. Ossia, reclusione da uno a tre anni e multa da 10.000 euro a 40.000 euro.”- Risponde.-
“Inoltre, il giudice applicherà a costui le misure di prevenzione di cui al comma 7 dello stesso articolo, e potrà altresì applicare la pena accessoria di cui all’art. 1, comma 1 bis lett. A del D.L. 122/93 convertito con legge 205/93. Si tratta della pena accessoria dell’obbligo di prestare un’attività non retribuita a favore della collettività per finalità sociali o di pubblica utilità.”- Puntualizza Cacciatore.-
“Occorre ora distinguere alcune tipologie di daspo, innanzitutto in ambito sportivo. C’è infatti differenza tra d. preventivo e d. penale. Il primo è emesso dal Questore della provincia di riferimento dopo una denuncia o una segnalazione di pericolosità per la sicurezza pubblica in carico ad un soggetto o a seguito di una condanna non definitiva. Il secondo è invece un provvedimento emesso dal giudice dopo una condanna penale per reati commessi durante manifestazioni sportive. In questo caso il provvedimento con fedina penale sporca ha diversi parametri edittali. Il minimo è di due anni, il massimo è di otto.”
Daspo urbano, tipologie e decreto sicurezza
Il divieto, oltre che sportivo, può essere anche di altra tipologia, estendendosi a diversi ambiti. Tra questi, come indicato dal Dipartimento della pubblica sicurezza, può esserci quello cosiddetto Daspo urbano.
“Come annunciato in apertura, la forbice del provvedimento ha nel corso del tempo assunto un’angolazione particolarmente ampia. Oggi è infatti possibile parlare anche di “daspo urbano”, ma cos’è? Sia il sindaco che il prefetto di riferimento possono multare ed allontanare da determinati luoghi e città le persone che minano l’incolumità di altri cittadini ed il decoro urbano.”
“Si parla quindi in gergo giornalistico di “zone rosse”, per indicare luoghi caldi della città dove si vieta di entrare ad alcune persone perché viste come un pericolo per la sicurezza pubblica. Il provvedimento consta dunque di una parte di “sanzione” preventiva che guarda al futuro. Intesa come il divieto di tornare in determinati luoghi, e un’altra parte (eventuale e precedente) di “allontanamento”. Nel senso che la persona che si trovi in uno dei luoghi indicati, da quando riceve il Daspo urbano deve abbandonarli.”
“I giuristi parlano di fattispecie a formazione progressiva. Nel senso che l’ordine man mano che passa il tempo assume caratteristiche diverse. Dopo una prima fase necessaria in cui il contravventore è raggiunto dal provvedimento di allontanamento dell’organo accertatore e dalla sanzione amministrativa irrogata dal sindaco, si apre una fase eventuale.”
“Con finalità preventiva e non punitiva, in cui il Questore, in presenza di determinati presupposti, può confermare il divieto di ingresso in una zona urbana estendendolo fino a 2 anni. Si tratta di un provvedimento collegato strumentalmente con quello dell’organo accertatore ma autonomamente impugnabile perché autonoma è la sua natura. Tale è la disciplina nato negli ultimi anni ed introdotta per la prima volta con il decreto legge 14/17, il cosiddetto decreto Minniti.”