Gli studenti continuano ad iscriversi in barba all’aumento delle tasse, conseguenza del continuo taglio all’istruzione, e la prima “barriera” da superare sono proprio i test d’ingresso.
Questi test possono essere selettivi, per le facoltà a numero chiuso, o valutativi, cioè in caso di non superamento si devono sostenere un paio di esami di recupero.
Da anni si discute di migliorare i test d’ingresso, c’è chi sostiene che fatti cosi come sono fatti non hanno alcun valore (argomento del mio prossimo articolo), di renderli più efficaci.
A tal proposito il 2 settembre la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni è intervenuta a nome del partito sulla questione test d’ingresso con testuali parole: “Se veramente il ministro Gelmini e’ interessato a migliorare l’efficacia dei test d’ingresso alle universita’ dovrebbe attuare quanto previsto dai ministri Mussi e Fioroni e cioe’ coinvolgere le scuole nella redazione dei quiz affinche’ i contenuti siano attenti ai saperi e alle competenze acquisiti nei loro percorsi di studio. Tutto il resto sono solo inutili lambiccamenti”.
La domanda che ci si pone è: i test d’ingresso sono posti nel modo corretto? Valutano davvero e fedelmente le capacità/qualità degli studenti?
Marano Virgilio