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Giornalismo televisivo raccontato da Bianca Berlinguer, direttore del Tg3

2 Aprile 2011
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25/04/2024

Con l’ idea di esser giornalista della carta stampata, dopo aver scritto qualche articolo con il Messaggero e l’ Espresso, Bianca Berlinguer incontrò Gianni Minoli ; ideatore del programma Mixer.

Con l’ idea di esser giornalista della carta stampata, dopo aver scritto qualche articolo con il Messaggero e l’ Espresso, Bianca Berlinguer incontrò Gianni Minoli ; ideatore del programma Mixer. Immediatamente Minoli la volle nel suo staff con contratto di programmista regista perché allora non era neanche possibile diventare giornalista lavorando nella rete, ma solamente nelle testate. Così Bianca Berlinguer , collaborando con la trasmissione Mixer, ha avuto la fortuna di poter lavorare quattro- cinque anni con una direzione che le ha insegnato tutto.

Quanta importanza hanno le immagini in un servizio televisivo ? Come si fa a confezionare un buon servizio ?

“ In un servizio televisivo che dura un minuto e mezzo, si scrivono tutto sommato quindici, venti righe. Ecco questi sono i tempi televisivi. Ha il grande vantaggio rispetto naturalmente al giornalismo scritto di poter utilizzare l’ immagine, che è una componente determinante. Quello che mi è stato sempre insegnato e che ripeto sempre, è che prima si vede l’ immagine e poi si scrive il testo. Cosa che io vedo fare molto spesso l’ esatto contrario. Ovverosia scrivere il testo e poi buttare dentro la prima immagine che capitava, addirittura priva di effetti, priva di rumori di sottofondo che naturalmente ci devono essere in un’ immagine.
Con l’ immagine possiamo trasmettere delle emozioni, delle sensazioni che il testo scritto non è in grado di poterlo fare. E’ fondamentale capire che per fare un buon giornalismo televisivo bisogna lavorare moltissimo sulle immagini. Dal momento in cui c’ è la ripresa , perché questo è un lavoro di gruppo non è un lavoro che si fa da soli; perchè chiaramente se io non ho un bravo operatore, un bravo montatore posso esser la più brava giornalista del mondo ma resta lì. E’ un lavoro che si fa in tre persone: giornalista, operatore e montatore. Andrà con il tempo a semplificarsi sempre di più, si arriverà probabilmente a due figure professionali. L’ operatore farà anche il montatore come avviene adesso nelle zone di guerra dove si riversa direttamente con un computer, per essere nella possibilità di riversare ovunque, anche dove non ci sono quei macchinari così importanti ed ingombranti. La cosa più importante è quella di innamorarsi delle immagini.”

Secondo lei molti telegiornali sono identici tra loro ? Come si distingue il Tg3 dalla concorrenza?

“ Io non penso affatto che il Tg3 sia uguale al Tg1. Non penso che il Tg5 sia uguale a La7.
Si deve sempre pensare che i telegiornali sono comunque tenuti a dare le notizie del giorno, cioè a differenza di una trasmissione di approfondimento come può essere Santoro, come può essere Floris, Vespa… Ci dovrebbero essere più telegiornali, il problema non è di togliere i telegiornali ma semmai è quello di aggiungerne altri. Se sono considerate delle trasmissioni una più orientata a sinistra e un’ altra orientata a destra va benissimo, il problema è poter scegliere, poter consentire al telespettatore il massimo della scelta possibile. Poi siamo tutti adulti, se Santoro mi piace lo vedo, se mi piace Vespa vedo Vespa; il problema è di non togliere nessuno ma di aggiungere..
Quindi di non censurare ma di fornire altre informazioni.
Noi del Tg3 facciamo la scelta di avere pochissima cronaca, il Tg3 è un telegiornale che ha pochissima cronaca nera, non ha praticamente quasi la cronaca rosa; sceglie di avere molta politica perché chiaramente è un giornale che punta molto sulla politica, esteri ed un tipo di cronaca completamente diversa dalla cronaca nera.”

Che tipo di rapporto ha con la televisione essendo una professionista affermata come lei ?

“ Di televisione ne ho sempre vista moltissima, amo vedere la televisione di qualunque genere.
E ancora adesso se posso la vedo. Dalla fiction al telefilm, al dibattito sull’ informazione. Qualunque genere di informazione, l’ unica televisione che non ho visto mai e che proprio non mi interessa sono i quiz. Di televisione ne consumo moltissima, penso che sia molto utile per imparare a fare il giornalista. Anche se certe volte non seguo l’ audio la televisione la tengo sempre accesa.”

Quali sono i requisiti fondamentali per esser un buon giornalista ?

“La passione per il giornalismo è fondamentale. Tutto il resto si può imparare. E’ chiaro che si impara a scrivere, è chiaro che si impara a montare un servizio, a girare un servizio. E’ chiaro che si impara osservando attentamente i colleghi. Anche dentro le redazioni si impara molto vedendo i vari servizi. La passione è fondamentale. Poi come dico sempre… giornalisti ci si diventa tutti, come mi disse una volta Scalfari quando decisi di fare questo lavoro: “ Giornalisti ci si diventa , ma poi c’ è anche chi ci nasce”. Si diventa bravi o non bravi giornalisti a seconda della passione e dell’ impegno che ci si mette, questo è fondamentale”.

Pablo Arturo Di Lorenzo

© Riproduzione Riservata
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