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Intervista all’Astronomo Massimo Brescia

Redazione Controcampus 30 Aprile 2012
R. C.
16/04/2024

Dal secondo dopoguerra, l’astronomia italiana ha imboccato un sentiero evolutivo particolarmente significativo.

Con la conquista del suolo lunare, l’umanità entrò in una nuova fase. L’Italia, invece, cominciò a guardare l’universo con minore imbarazzo, ed a coltivare i primi desideri spaziali.

L’universo divenne una strada percorribile e le scienze astronomiche assursero a rango di terreno fertile su cui coltivare nuovi e sublimi sogni. Poi però, dopo gli iniziali voli pindarici, venne il tempo di confrontarsi con il danaro e con le risorse disponibili.

Nei primi anni ottanta del secolo scorso, mentre Stati Uniti ed ex Unione Sovietica progettavano e brevettavano a dismisura, l’Italia era intenta a fare i conti con la carenza di tecnologie e di risorse adeguate. Una carenza, tuttavia, attutita dall’entrata in scena di molti e validissimi giovani astronomi italiani. Dopodichè, sul finire degli anni 80, il progresso economico-culturale europeo intinse d’alloro e rianimò gli spiriti nazionali, lubrificando ed edulcorando i motori  delle scienze astronomiche continentali.

Nel 1988, infatti, fu istituita l’Agenzia spaziale italiana (ASI ). Alla creazione del primo ente governativo aerospaziale, fecero seguito, l’adesione all’Osservatorio Europeo e la partecipazione alle attività dell’Agenzia Spaziale Europea. Spinti dal desiderio di comprendere al meglio le attuali condizioni di salute dell’astronomia italiana, abbiamo deciso d’intervistare l’astronomo Massimo Brescia, docente di Tecnologie Astronomiche all’Università Federico II di Napoli e ricercatore presso l’Inaf Osservatorio astronomico di Capodimonte.

 

Quella che segue è l’intervista all’astronomo Massimo Brescia.

  1. Agli inizi degli anni ’80 l’astronomia italiana non disponeva di tecnologie essenziali e di strumenti d’avanguardia. Oggi, invece, con l’adesione all’Osservatorio Europeo Eso e con la partecipazione alle attività scientifiche dell’Agenzia Spaziale Europea Esa, sembra che la musica sia cambiata. E’ davvero così? Qual è il reale stato di salute della ricerca italiana?

 

 L’astronomia, come osservazione del cielo è l’antesignano delle scienze di base. Basti pensare agli Egizi ed ai pre-colombiani, oppure agli antichi filosofi greci. A tali scienze si contrappongono le cosiddette scienze applicate. Mentre quest’ultime hanno come scopo la scoperta e l’innovazione, propedeutiche alle attività ed applicazioni industriali e tecnologiche, le prime hanno invece come unico obiettivo la ricerca in quanto tale. Tuttavia, è ben noto come le scienze di base siano il vero volano di tutte le rivoluzioni della conoscenza umana. Purtroppo agli occhi di società moderne, orientate allo sfruttamento delle risorse naturali e sociali per il mero profitto e la ricchezza economica, le scienze di base appaiono uno spreco di risorse pubbliche ed una perdita di tempo (e denaro). Questa visione miope, arrogante ed ignorante ha causato e continua a provocare il continuo taglio ai finanziamenti per la ricerca di base. E l’Astronomia è una delle discipline più colpite, nonostante l’attivismo, l’intelligenza e la capacità di resistere della comunità astrofisica italiana. Ciò senza considerare che invece la vera strada per la crescita dovrebbe proprio incentrarsi sulle risorse per la ricerca scientifica. In Italia ormai definirei la ricerca un malato in coma profondo a cui i recenti governi stanno applicando l’eutanasia. Si deve cambiare mentalità e atteggiamento. Se si vuole evitare che il coma diventi irreversibile ed il malato terminale, occorre risanare e sovvenzionare la scuola pubblica a tutti i livelli, creare maggiore sinergia e collaborazione tra le Università, gli Enti di ricerca ed il settore industriale. Inculcare nelle giovani generazioni l’importanza della cultura e della conoscenza come crescita interiore, liberare i ricercatori dal giogo delle multinazionali industriali, rendere più accessibile l’Università pubblica alle famiglie meno abbienti, diffondere l’accesso libero e gratuito ad Internet su tutto il territorio nazionale, eliminare veramente il pilotaggio nascosto dei concorsi pubblici, basandoli realmente sulla meritocrazia. Queste sono solo alcune ricette per una sicura guarigione. Volere è potere!

 

 

2. L’astronomia è il più affascinante dei campi della scienza moderna. Galileo, Newton e Keplero furono gli artefici della prima rivoluzione scientifica. In passato, l’universo era scrutato ad occhio nudo; oggi, invece, si utilizzano radioastronomia e telescopi  sempre più potenti. Dottore, citando Giovanni Bignami, le chiedo: che cosa resta da scoprire? Secondo lei, è verosimile ipotizzare che in futuro ci saranno nuove rivoluzioni? Oppure crede non vi sia nulla da riscrivere?

 

Guardi, intanto le dico che è mia convinzione che il vero artefice della prima rivoluzione scientifica sia stato Leonardo da Vinci. Senza dilungarmi, le basti considerare che fu lui, circa un secolo prima di Galilei, a introdurre il metodo sperimentale come pietra miliare della speculazione scientifica moderna. Purtroppo era disordinato e troppo occupato a curiosare ovunque per scrivere trattati sistematici sulle teorie e scoperte che compieva su base quotidiana.

Venendo ai giorni nostri, credo che resti tutto da scoprire. Le odierne tecnologie osservative cui accennava lo stanno dimostrando. Mi piace citare la famosa frase di Neil Armstrong pronunciata all’atto di posare il primo piede sulla Luna nel lontano 1969 “Un piccolo passo per un uomo, un enorme salto per l’umanità”. Ogni volta che si realizza uno strumento tecnologicamente più potente si compie un nuovo salto verso la conoscenza. Ma non credo che smetteremo mai di saltare. Anzi dobbiamo cominciare a “volare”! Cogito ergo sum? Se smettessimo di ricercare e di voler conoscere, sarebbe l’inizio dell’estinzione irreversibile della razza umana.

 

3. Dr. Brescia, lei insegna Tecnologie Astronomiche all’Università Federico II di Napoli e ricopre l’incarico di ricercatore astronomo presso l’Inaf Osservatorio astronomico di Capodimonte. Dal 2006, inoltre, è membro dello Iau, International Astronomical Union. Potrebbe renderci edotti degli importanti progetti a cui ha preso parte?

 

Ho avuto la fortuna di approcciare il mondo della ricerca grazie ad un mentore di eccezione, come il compianto prof. Eduardo Caianello, capostipite della Cibernetica italiana. Nel campo dell’Astronomia hanno guidato i miei primi passi i proff. Capaccioli e Longo, non solo grandi astronomi (attualmente alla Federico II), ma anche eccezionali umanisti e dalla vasta cultura tout court. Da questi personaggi ho imparato l’amore per la conoscenza e l’esplorazione versatile della scienza e della tecnologia. Queste prerogative hanno innescato un mio dinamismo intellettuale ed il desiderio di mettermi continuamente in gioco, senza mai piegarmi a condizionamenti legati a sbandierate e spesso false occasioni di carriera. Lo testimoniano i vari e variegati settori d’interesse e progetti in cui ho ed ho avuto il privilegio di lavorare, dalla tecnologia astronomica da terra (grandi telescopi come VST e TNG, strumenti complessi per telescopi come VIMOS), alla tecnologia per la fisica particellare (il progetto NEMO, telescopio sottomarino per neutrini dell’INFN), all’astronomia dallo Spazio (il telescopio spaziale Euclid dell’ESA), alla tecnologia informatica (strumenti WEB per l’analisi efficiente di enormi archivi di dati), fino all’AstroInformatica (tecniche di intelligenza artificiale per l’analisi scientifica dei dati provenienti da osservazioni dell’Universo). Mi piace ricordare uno degli ultimi progetti (in ordine temporale), proprio legato al connubio tra Astrofisica e Informatica, il progetto DAME (Data Mining & Exploration, http://dame.dsf.unina.it/). Lo voglio citare perché lo considero anche una mia creatura e perché è uno specchio dello stato in cui si è costretti a fare ricerca in Italia. Vecchio di circa 5 anni, il progetto è stato curato da pochi strutturati, ma soprattutto da giovani precari, studenti, dottorandi, volenterosi e armati solo di grande passione e intelligenza. Senza soldi abbiamo raggiunto grandi soddisfazioni in campo internazionale. Harvard, Caltech, università indiane, arabe ed europee hanno chiesto di collaborare con noi. Abbiamo messo in pratica idee lungimiranti (come il Cloud computing e l’uso della tecnologia informatica per permettere analisi complesse di grandi moli di dati tramite un semplice smartphone), che ora sono diventate la consuetudine in molti settori sociali, industriali e scientifici a livello globale.

Che dire? Mi ritengo fortunato e lusingato di aver potuto vivere queste diverse esperienze. Sto cercando di inculcare questo atteggiamento versatile e umile alle giovani generazioni. Lo scienziato del futuro deve assolutamente coltivare e perseguire l’idea di creare sinapsi tra scienza e tecnologia. Lo dice anche il quarto paradigma della scienza moderna: dopo teoria, sperimentazione e simulazioni, adesso c’è l’e-science, ossia l’esplorazione di grandi quantità di dati eterogenei sfruttando la tecnologia informatica. E’ questo il futuro cui ispirarsi, non solo per l’astronomia.

 

4. Secondo lei, al di là delle evidenti differenze formali, tra scienza e religione esistono anche dicotomie sostanziali e teleologiche? Cos’è l’Osservatorio Astronomico Specola Vaticana ed in che cosa differisce dall’Osservatorio astronomico di Capodimonte?  

 

La Specola Vaticana è un’organizzazione di fatto scorporata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e quindi da tutte le sue unità locali, come l’Osservatorio di Capodimonte. Per sua vocazione teologica, persegue la ricerca nel settore astronomico al fine di una validazione dei dogmi della religione cattolica. Non ritengo sia, come altri vogliono intendere, il valido esempio di coniugazione tra scienza e fede. Per un motivo molto semplice: non pone scienza e fede sullo stesso piano, ma usa la prima per cercare testimonianze naturali alla seconda. E’ dunque utile e legittima sicuramente, ma non ha la prerogativa suprema della ricerca scientifica: la libertà da qualunque condizionamento del pensiero umano e da dogmi non dimostrabili scientificamente.

L’Osservatorio di Capodimonte è invece uno degli istituti di ricerca facenti capo all’INAF. E’ però particolare rispetto agli altri osservatori, poiché è l’unico dell’Italia meridionale (isole escluse), da Roma in giù e perché, essendo uno dei più antichi (quest’anno si festeggia il suo bicentenario dalla fondazione), ha una storia molto importante e peculiare nel contesto della città di Napoli. E solo da pochi anni stiamo ottenendo i primi risultati dei nostri sforzi di coinvolgere e convincere la comunità cittadina a vivere di più questo piccolo gioiello, troppo spesso dimenticato o ignorato dai partenopei. Tornando alla dicotomia tra scienza e fede, pur essendo un cattolico credente e praticante, ritengo che la scienza debba essere fine a se stessa per poter raggiungere in totale autonomia ed indipendenza le scoperte che rivelino le leggi che governano l’Universo e la natura umana. Qualunque condizionamento assoggetta la scienza ad un mezzo, piuttosto che ad uno scopo. In questo caso Machiavelli sbagliava…

 

5. Lei ha ricoperto anche il ruolo di coordinatore del progetto “L’astrofisica va a scuola”. Recenti statistiche rivelano un calo delle iscrizioni alle facoltà scientifiche. Quale consiglio darebbe ad una futura ed indecisa matricola universitaria? Crede che le università italiane possano reggere il confronto con quelle nordeuropee?

 

Credo in parte di aver già risposto a queste domande. Sottolineo che un vero scienziato debba sempre approcciare qualunque problema con umiltà. La Maieutica, nel senso socratico, è fondamentale per la scienza. Bisogna dedicare sempre molta attenzione e tempo alla divulgazione ed alla didattica. Ma non sentirsi mai un “professore”, bensì un individuo con un po’ di esperienza e conoscenza in più, il cui obbligo morale e sociale debba essere il condividere le sue risorse intellettuali ed esperienze pratiche con i giovani. C’è un luogo comune che dice “chi sa fa e chi non sa insegna”. Bene, un vero scienziato deve sfatarlo, prima facendo e poi insegnando e trasmettendo il proprio sapere agli altri. Nella mia piccola esperienza di docente alla Federico II e di divulgatore presso l’Osservatorio ho sempre fatto di questo concetto una legge di vita professionale e a detta di molti studenti pare che sia stato un elemento vincente.

Il calo di iscrizioni è frutto di un’ignoranza dilagante nel Paese, anche a causa delle recenti politiche sbagliate, che hanno inculcato principi morali ed esempi fuorvianti di approccio sociale post-maturità. I costi d’iscrizione molto elevati e la sfiducia nelle prospettive del mondo del lavoro hanno fatto il resto. Insegnando dal 2002 ad oggi ho constatato come sia cambiato il paradigma studente-insegnante. Prima c’era lo studente che s’iscriveva per imparare e l’insegnante poteva liberamente valutare le reali attitudini e capacità dello studente. Adesso esiste lo studente che, iscrivendosi, “paga” un servizio ed esige un “prodotto” in cambio, ossia la laurea. Quindi il docente “deve” promuovere lo studente in quanto “cliente” che paga e anche per poter garantire l’introito all’università, indipendentemente dalle reali qualità dello studente. Questa distorsione del mondo accademico, relegando gli atenei ad aziende, ha condizionato e sta logorando la creazione delle attuali e future generazioni di professionisti. Se continua così, avremo un popolo di pochi laureati, per giunta ignoranti, causando un deprimente e cronico calo della qualità delle classi dirigenti del futuro. Abbiamo innescato un processo negativo che avrà ripercussioni a catena in tutti i settori, pubblici e privati e causerà il divario sempre più netto con altri paesi molto più virtuosi, come quelli che Lei ricordava.

Ad una matricola cosa consiglio? Beh, di iscriversi scegliendo in base alle proprie passioni e attitudini, approcciando gli anni accademici con umiltà e spirito di sacrificio, armandosi di volontà ferrea, pazienza e curiosità. Potrà così contribuire a disinnescare il processo negativo descritto in precedenza. Lo studente deve al contempo rispettare e amare la cultura, non come mezzo per far soldi, ma per arricchirsi dentro. Ciò che semini raccoglierai…

 

 

 

6. Cosa ne pensa di Controcampus?

 

Ho avuto modo di apprezzare molte volte il vostro lavoro di puntuale e corretta informazione sul mondo dell’istruzione e dell’università. Nei vostri articoli si respira aria fresca, giovane e soprattutto libera e lontana da condizionamenti politici o utilitaristici. Di norma non ci si dovrebbe stupire di questo, ma purtroppo l’informazione mediatica circostante è ormai intrisa di mutilazioni giornalistiche, mistificazioni nelle interpretazioni e censure a vari livelli. In questo blob siete e potete a buon diritto rappresentare una contro-tendenza. Ed è anche questo il motivo per cui non ho esitato un istante ad accettare il vostro gentile invito per questa chiacchierata.

L’arma vincente è il coinvolgimento dei giovani che vivono le nostre realtà accademiche. Solo dando voce alla base si può migliorare e garantire il rispetto e l’uguaglianza per tutti nella piramide gerarchica dei siti accademici e della ricerca. Mi raccomando, continuate così, a qualunque costo.  


© Riproduzione Riservata
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Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. Nasce Controcampus.it, primo portale di informazione universitaria e il trend degli accessi è in costante crescita, sia in assoluto che rispetto alla concorrenza (fonti Google Analytics). I numeri sono importanti e Controcampus si conquista spazi importanti su importanti organi d’informazione: dal Corriere ad altri mass media nazionale e locali, dalla Crui alla quasi totalità degli uffici stampa universitari, con i quali si crea un ottimo rapporto di partnership. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto